Il Giappone si presenta ai Mondiali del Sudafrica senza troppe aspettative. Una squadra mediocre e un girone molto difficile rendono la qualificazione agli Ottavi quasi una chimera. E Nakata non c'è più… Le prestazioni in campo geopolitico ed economico non sempre coincidono con quelle calcistiche
IL PAESE
Quasi 128 milioni di abitanti, uno dei dieci Pesi più popoloso del mondo, il Giappone rappresenta una delle realtà più floride, dal punto di vista economico, politico e dello sviluppo, di tutto il continente asiatico. Formalmente è una monarchia costituzionale, il cui Capo dello Stato è ancora oggi l’Imperatore (da 20 anni è Akihito), ma di fatto è molto più simile ad una Repubblica Parlamentare, con i poteri dell’esecutivo nelle mani del Primo Ministro. Quest’ultimo, da solo poche settimane, è Naoto Kan, esponente del Partito Democratico, per la prima volta al potere dal 1946 soltanto nel settembre del 2009, quando fu eletto Primo Ministro Yukio Hatoyama, predecessore di Kan.
Il Giappone è una delle potenze economiche più importanti del mondo, nonostante la recente crisi economica non abbia risparmiato neanche Tokyo. Risulta essere il secondo Paese al mondo per PIL in valori assoluti, dopo gli Stati Uniti, e il terzo per produzione industriale, dopo Cina e Stati Uniti. Per ciò che concerne i dati commerciali, risulta essere il quarto Paese esportatore al mondo e il quinto importatore. Ciò dimostra le capacità economiche e produttive del gigante asiatico. Ottimi anche i dati circa lo sviluppo: il Paese è al decimo posto mondiale per l’Indice di Sviluppo Umano, alle spalle dei Paesi scandinavi e di altri noti “paradisi del benessere” come Australia, Canada e Islanda.
CAFFE’ IN PILLOLE
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Il Giappone, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha escluso la possibilità di dichiarare guerra, adottando una Costituzione pacifista che non prevede un Esercito. Nonostante ciò, negli ultimi anni le Forze Armate giapponesi si sono evolute e il Paese ha partecipato anche ad alcune missioni internazionali, come in Iraq nel 2003. La Costituzione potrebbe essere soggetta a rivisitazioni.
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A testimonianza delle ottime qualità di vita del Giappone, il Paese è in assoluto al mondo quello con l’aspettativa di vita più alta, secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale per la Salute: 83 anni la media e, per le donne, 86 anni.
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La capitale Tokyo e il suo comprensorio, con 33 milioni di abitanti, è di gran lunga la città più popolosa al mondo. New York, al secondo posto, ha “solo” circa 18 milioni di abitanti.
I BLUES
Da non confondere con Les Blues, soprannome affidato alla compagine francese, la squadra giapponese è attualmente la migliore asiatica, in quanto a ranking FIFA. La lega calcistica nazionale, il corrispettivo della nostra Serie A, la J League, è molto recente e data al 1992. Da quel momento il Giappone ha visto un crescendo sempre maggiore della popolarità dello sport del calcio, prima del tutto oscurato a sport nazionali ben più seguiti e di tradizione più antica e consolidata, come il sumo, il baseball e il wrestling. La nazionale ha cominciato ad essere più importante dalla fine degli anni ’90 e, nel 1998, ha partecipato per la prima volta nella sua storia ai Mondiali di calcio, nell’occasione quelli di Francia. Nel 2002, insieme alla Corea del Sud, il Giappone ospitò i Mondiali e raggiunse il suo miglior risultato, qualificandosi per gli Ottavi di finale (in cui avrebbe perso contro la Turchia, che quell’anno si sarebbe piazzata terza).
Squadra dalle ambizioni ridotte, soprattutto in un girone le cui avversarie sono Olanda, Camerun e Danimarca, il Giappone si presenta ai Mondiali del Sudafrica come prima qualificata in ordine cronologico, dopo la vittoria contro l’Uzbekistan per 1-0 il 6 giugno del 2009. Un tempo trascinata dal suo giocatore probabilmente più forte di tutti i tempi, l’ex perugino e romanista Hidetoshi Nakata, attualmente i suoi punti di forza possono essere rappresentati da altre due conoscenze del nostro calcio: il catanese Takayuki Morimoto, classe 1988 e il numero 10, ex Reggina, Shunsuke Nakamura, giocatore di ottimo livello tecnico. Come già sottolineato, la possibilità di una qualificazione agli Ottavi di Finale sembra essere molto remota.
GEOPALLONE
Calcio e politica. Anche soft power e molto altro. Italia e Giappone hanno una particolare affinità per ciò che concerne il calcio, la società e l’influenza esercitata su di esse dal mondo del pallone. Negli anni ’90, vuoi anche per il credo buddhista del personaggio, Roberto Baggio risultava essere una delle persone italiane più famose ed acclamate in Giappone, a tal punto che, nel 2002, uno dei motivi principali portati avanti da chi voleva il “Divin Codino” ai Mondiali nippo-coreani (quelli in cui Trapattoni, alla stregua di Lippi oggi con Cassano, si rifiutò di dar retta all’evidenza e di portare il giocatore più forte che avesse a disposizione, nonostante l’età), era proprio nell’influenza che la sua sola presenza in suolo giapponese avrebbe potuto avere. In termini di influenza, come non citare il cartone animato “Holly e Benjy”, di fattura giapponese, emblema del calcio nei cartoon per tutti i bambini italiani.
Poi fu il momento di un altro ex idolo delle folle italiane, divenuto idolo giapponese: Totò Schillaci, che nel 1994 approdò al Jùbilo Iwata, dove segnò 56 gol in 78 partite. Al contrario, si ricorda l’infelice esperienza in Italia del primo giapponese nella storia della Serie A, Kazuyoshi Miura, al Genoa, sempre nel 1994. Nella partita di esordio contro il Milan, ai primissimi minuti subisce una frattura al volto in uno scontro con Baresi, che lo costringerà per molto tempo fuori dai campi. In due anni, il bottino in Italia è di appena un gol in sole 21 partite giocate.
Stefano Torelli