In 3 sorsi – Una panoramica sulla nuova National Intelligence Strategy: tra tecnologie e avversari storici, quale contesto strategico e quali minacce per gli USA nel 2019.
1. COS’È UNA NATIONAL INTELLIGENCE STRATEGY?
La NSI è un documento preparato dal Direttore dell’intelligence nazionale per fornire una direzione strategica, una mappa, all’Intelligence Community, ovvero l’insieme delle diciassette Agenzie di intelligence (fra cui la CIA). La NIS viene pubblicata ogni quattro anni e fornisce una pianificazione di concerto con la National Security Strategy, che è preparata dall’esecutivo stesso: se dunque una NSS delinea la politica estera e di sicurezza del Paese, una NIS indica il modo in cui l’intelligence intende sostenerla. Washington ha iniziato a pubblicare queste NIS in seguito all’11 settembre e quindi al materializzarsi del nuovo pericolo del terrorismo. Le National Intelligence Strategies si dividono in tre parti: una descrizione dello Strategic Environment; i Mission Objectives, che rappresentano le priorità su cui l’Intelligence Community deve operare per consegnare significative informazioni ai suoi “destinatari”, i policy-makers, ovvero il Presidente, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e il Congresso; gli Enterprise Objectives, che descrivono le risorse e capacità necessarie al raggiungimento dei Mission Objectives.
Fig. 1 – Il Direttore dell’Intelligence Nazionale Dan Coates
2. LE MINACCE DI OGGI: NSI 2019
Ci focalizzeremo soprattutto sulla parte sullo Strategic Environment della nuova NIS del 2019, dato che qui vengono indicate, passando in rassegna il globo, le possibili sfide per la sicurezza USA. Innanzitutto si evidenzia la complessità del contesto strategico attuale, che vede minacce variegate, ma connesse l’un l’altra. Tra queste vi sono gli avversari tradizionali, che stanno cercando di trarre vantaggio dalle difficoltà dell’ordine liberale internazionale per accrescere la loro influenza. Si parla della Russia, che sta portando avanti sfide regionali; della Cina, che sta modernizzato il proprio apparato militare e avanza nel Pacifico; dell’Iran, che ostacola gli interessi di Washington in Medio Oriente potenziando le capacità missilistiche e sostenendo gruppi terroristici; della Corea del Nord, sempre alla ricerca di tecnologie nucleari e balistiche. Questi avversari stanno sviluppando nuove minacce, ad esempio nello spazio, dove il vantaggio statunitense viene minato dall’avanzata di cinesi e russi, che stanno migliorando le loro armi anti-satellite.
C’è poi un’evidente attenzione verso le tecnologie emergenti, considerate fonti di rischi più che di opportunità, dato che rendono più economico ottenere certi armamenti anche per Stati minori o attori non statali (come i gruppi estremistici). Inoltre, in aggiunta alla consueta preoccupazione per la diffusione di armi di distruzione di massa, c’è una crescente consapevolezza delle minacce elettroniche, che possono mettere in pericolo non solo le forze e l’economia degli USA, ma anche il senso di sicurezza della popolazione e la fiducia verso le Istituzioni, rendendo più difficile per i Governi soddisfare le esigenze di protezione dei cittadini. Ulteriori fonti di pressione per i Governi sono le sfide della demografia, ovvero le migrazioni, la crescita dell’urbanizzazione in certe aree, combinate ai cambiamenti climatici e alla competizione per le risorse. Per rispondere a tutte queste problematiche, vengono indicati fra i Mission Objectives, come di consueto, il controterrorismo, la controproliferazione e la cyberintelligence, insieme alla collaborazione con i partner stranieri.
Fig. 2 – Il rafforzamento delle forze armate cinese è indicato fra le maggiori sfide
3. CONTINUITÀ E DIFFERENZE CON LE NIS DEL PASSATO: RIAFFERMAZIONE DEGLI AVVERSARI TRADIZIONALI?
Proprio il tema “avversari tradizionali” è particolarmente interessante: come evidenzia il Washington Post, è su di loro che è tornata l’attenzione maggiore, mentre nei primi anni Duemila la preoccupazione era soprattutto su lotta al terrorismo e attori non statali (l’NIS del 2004 verteva quasi interamente su questo).
Rispetto alle NIS del passato, questa sembra mostrare una visione di maggior confronto verso Cina e Russia: se con Pechino viene ribadita la possibilità di cooperare sulla questione nordcoreana, questa volta non vengono menzionati i possibili interessi in comune con Mosca. I documenti del 2009 e 2015 sembravano invece suggerire un equilibrio fra possibilità di cooperazione e di confronto con questi due attori. In aggiunta rimangono le preoccupazioni, già espresse nelle precedenti NIS, riguardo agli sforzi nucleari di Teheran, nonostante l’Iran Deal. Ciò che risulta più nuovo è la menzione alle attuali difficoltà dell’ordine liberale a trazione occidentale. Rimane l’attenzione verso la tecnologia, ma con un’enfasi aggiuntiva sulle novità dell’intelligenza artificiale e dell’automazione. Le nuove tecnologie, insieme ai nuovi metodi che gli avversari degli USA stanno sviluppando, rischiano di minare il primato militare, economico e tecnologico statunitense. Si può vedere un riferimento alle minacce non tradizionali e asimmetriche, quali la guerra ibrida, che consiste di portare avanti un’offensiva di ampio respiro, attraverso strumenti militari (di guerra non tradizionale soprattutto), politici ed economici, di cui la Russia è diventata maestra.
Per concludere, c’è una certa continuità tra le maggiori minacce agli interessi statunitensi dopo la Guerra fredda, e questo emerge sia nelle NIS scorse che in questa: caduto il tradizionale l’avversario sovietico, è rimasta una Russia comunque competitiva, una Cina in enorme crescita (prima economica poi militare), insieme alle più recenti “mine vaganti” Iran e Corea del Nord (quelle catalogate nel famoso “Asse del male”) e ovviamente i vari attori non statali.
Antonio Pilati