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Mediterraneo: un bilancio sulla questione migratoria

In 3 sorsi Dati e cifre ufficiali sui movimenti migratori che nel 2018 hanno interessato il Mediterraneo.

1. I FLUSSI MIGRATORI NEL 2018

Il bacino del mediterraneo continua a essere il cuore pulsante dei flussi migratori verso l’Europa. Nell’anno appena concluso sono diminuiti gli sbarchi in Italia, che ha registrato 23.371 arrivi contro i 119.369 del 2017, mentre sono aumentati (seppur di poco) quelli verso la Grecia, che ha registrato 32.497 nuovi arrivi contro i 29.718 del 2017. È rimasto invece costante il numero degli sbarchi su Malta (1.182) e Cipro (676). Tuttavia la novità più importante è sicuramente rappresentata dalla Spagna, che nel 2018 ha registrato 64.029 arrivi contro i 22.103 del 2017, praticamente più degli altri quattro Paesi messi insieme. In generale i rifugiati e i migranti che nel 2018 hanno raggiunto via mare Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro sono stati 114.941. Gli ingressi irregolari per via terrestre sono stati invece 6.814. Dunque, considerando sia la via terrestre che quella marittima, gli arrivi totali nel 2018 sono stati 121.755. Un dato in calo rispetto agli ultimi anni, considerando che nel 2017 ci sono stati 172.301 arrivi, 362.753 nel 2016 e 1.015.078 nel 2015. Le maggior parte dei migranti arrivati in Europa nel 2018 vengono da Guinea Conakry, Marocco, Mali, Siria, Afghanistan, Iraq, Algeria, Costa d’Avorio e Tunisia.

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Fig. 1 – A Roma, in piazza Vittorio, centinaia di cittadini esprimono solidarietà ai migranti attraverso la campagna Capitale Umana. Tra le iniziative di sensibilizzazione, i promotori hanno tappezzato i muri con i nomi dei migranti morti in mare negli ultimi mesi

2. NUOVE ROTTE, VECCHI PROBLEMI

Gli accordi italo-libici, e la conseguente intensificazione dei pattugliamenti della Guarda Costiera di Tripoli, hanno prodotto una sostanziale diminuzione delle partenze dalla Libia (12.977 nel 2018 contro le 107.212 del 2017). Non bisogna dimenticare, però, che gli accordi sono stati stipulati con il Governo di Sarraj, che controlla ­­– seppur parzialmente – la sola Tripolitania. Dalle coste delle Cirenaica, invece, che ricade sotto il controllo di Haftar, si continuano a registrare diverse partenze di carrette del mare dirette verso Creta, Malta e Italia. Le regioni italiane col maggior numero di arrivi sono state la Sicilia (19.074), la Calabria (2.203), la Puglia (1.100) e la Sardegna (590). Va ugualmente ricordato che il ridimensionamento della tratta libica ha prodotto un rafforzamento di altre rotte per l’Italia, in particolar modo di quella algerino-tunisina. Non a caso, dalla Tunisia sono aumentate anche le cosiddette “partenze fantasma” verso la Sicilia: gommoni carichi di migranti che da Bizerte, Kelibia e dalla penisola di Cape-Bon riescono a raggiungere in poche ore le coste italiane, eludendo i controlli della polizia. Verso l’Italia si sono recentemente intensificate anche la rotta dall’Egitto (che riguarda in particolare i minori non accompagnati) e dalla Turchia. Il dato più significativo, riguarda però la ripresa della rotta tra Marocco e Spagna. Dal Paese nordafricano le partenze per la costa iberica – ma anche verso le exclave di Ceuta e Melilla, oltre che per le Canarie – sono infatti triplicate rispetto al 2017, nonostante i due Paesi abbiano stipulato da diversi anni degli accordi sul controllo comune delle frontiere.

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Fig. 2 – Attracco della nave dell’ONG Sea Watch 3 nel porto di Catania, avvenuto il 31 gennaio 2019. L’imbarcazione, che ospitava 47 persone, aspettava di attraccare dal 19 gennaio

3. MENO SBARCHI, MAGGIORE RISCHIO DI MORIRE

L’esternalizzazione delle frontiere promossa dall’Europa, deve fare i conti con la perdurante instabilità di molti Paesi africani e con la debolezza dei Governi arabi. Infatti la ripresa della rotta tra Marocco e Spagna, o di quella tra Turchia e Grecia, ha dimostrato che i flussi migratori sono costantemente mutevoli e che riescono a superare gli accordi di collaborazione sul controllo delle frontiere sottoscritti dagli Stati coinvolti nel processo migratorio. Certamente nel 2018 si è assistito a un contenimento degli arrivi sulle coste europee. Ed anche il numero dei morti in mare è diminuito, attestandosi a 2.262 unità, mentre erano 3.139 nel 2017, 5.096 nel 2016, e 3.771 nel 2015. Tuttavia, analizzando i numeri da vicino, si nota che le morti sono diminuite in valore assoluto, ma non in valore percentuale sulle partenze. Infatti nel 2018 si è registrato un tasso di incidenza delle morti del 3,1% sulle partenze, contro il 2,1% del 2017. Questi dati ci dimostrano che se gli sbarchi sono stati ridotti, la probabilità di morire in mare è decisamente aumentata. I Governi europei, dunque, hanno poco da esultare.

Alessandro Paglialunga

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Alessandro Paglialunga
Alessandro Paglialunga

Nato in una serena notte di dicembre sotto il glorioso segno del Sagittario, trascorro una felice adolescenza tra vigneti, uliveti e scampagnate in barca con gli amici. Poi, desideroso di approfondire la mia passione per i “mediterranei”, mi laureo in Lingue e Civiltà Orientali, studio l’arabo, mi godo il sole della Costa Azzurra e mi specializzo in Relazioni Internazionali e Protezioni dei Diritti Umani presso la SIOI, la Società italiana per l’Organizzazione Internazionale.  Oggi lavoro come cooperante e mi occupo di migrazioni e diritti umani, con un occhio di riguardo sul mondo arabo e l’Africa francofona.
Schiavo dei viaggi e nostalgico dei tempi perduti, cerco la mia pace nella profondità degli abissi marini, non disdegnando l’aroma di un sigaro, qualche bel libro, e ovviamente… una  tazza di buon caffè.

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