Ristretto- L’Algeria a pochi mesi dalle presidenziali dice no al quinto mandato di Bouteflika e chiede un’alternativa. Ma quale potrà essere il giusto compromesso per non rompere il delicato equilibrio nel Paese?
LE MANIFESTAZIONI E LE POSSIBILI ALTERNATIVE
Le manifestazioni in Algeria sono iniziate il 22 febbraio, dopo che l’attuale Presidente Abdelaziz Bouteflika (al potere dal 1999) ha confermato la sua ricandidatura per un quinto mandato alle presidenziali del 18 aprile. I manifestanti chiedono un’alternativa all’ottantaduenne Presidente simbolo dell’indipendenza dal colonialismo e della vittoria sugli islamisti durante la guerra civile. I problemi del Paese, tra cui un’economia in bilico, un alto tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 25% e scarsi investimenti statali, sono alla base di questa insoddisfazione diffusa e della richiesta di un nuovo volto politico capace di dare una risposta.
Il potere di Bouteflika, espressione dell’Ă©lite militare, sembra dare al mondo esterno quella parvenza di stabilitĂ nel contesto nord africano che non ha bisogno di ulteriori sconvolgimenti, soprattutto per gli interessi europei. L’Europa, infatti, non può permettersi un Algeria nel caos al pari dei vicini libici.
La quinta ricandidatura appariva la soluzione migliore per mantenere un equilibrio instabile ma essa ha avuto l’effetto contrario.
Lunedì 11 marzo il Presidente ha annunciato che le elezioni saranno rimandate alla fine del 2019 e che non si ricandiderĂ per il quinto mandato, mentre il Primo Ministro Ahmed Ouyahia ha dato le sue dimissioni. L’obiettivo è quello di placare le manifestazioni e prendere tempo per cercare un’alternativa, promuovendo anche un referendum di riforma della Costituzione.
Ora la domanda resta: cosa aspettarsi da questa transizione?
Altea Pericoli
Immagine di copertina: “Dopo la lettera di Bouteflika agli algerini, le sei lettere degli algerini a Bouteflika: VATTENE”. Fonte: Dilem Caricature, Liberté Algérie