In 3 sorsi – Si avvicinano le elezioni europee, definite da più parti “la sfida fra pro- e anti-migranti”. Siamo sicuri che sia proprio così? Le migrazioni, in entrata e in uscita, sono una questione seria, ma forse l’Europa non sta per finire.
1. MAGGIO SI AVVICINA
Tra il 23 e il 26 maggio i cittadini europei eleggeranno il nuovo Parlamento. Sono le prime elezioni in cui si comprende che bisogna combattere le fake news in quanto danneggiano la democrazia, e le consultazioni vengono presentate come lo scontro finale fra eurofili ed euroscettici: al centro, i migranti, questione più dibattuta del continente. Questa narrativa è però portata avanti sempre dagli stessi, Macron, Salvini, Orbán, Bannon. Per loro i migranti sono il tema principale. Inoltre, siti di informazione e giornali online devono fare incassi per sopravvivere, applicando spesso la tattica del clickbaiting, e il livello di fake news in Italia è così alto che l’AGCOM ha lanciato un allarme sulle europee. Fino a maggio gli elettori subiranno un “bombardamento” mediatico sul tema dei migranti da personaggi molto seguiti online. E benché il tema sia di primaria importanza per gli elettori italiani, un sondaggio targato YouGov ed European Council on Foreign Relations rivela come i cittadini europei considerino cruciali l’economia, la disoccupazione e il costo della vita. Ma un’altra questione intimorisce: l’emigrazione inarrestabile di braccia, talenti ed esperienza. Italia, Grecia, Polonia, Romania e Spagna i Paesi dove il problema è più sentito. E da noi l’argomento è drammatico, visto che partono più persone di quante ne arrivino.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Steve Bannon sta cercando di unire i sovranisti d’Europa
2. APOCALYPSE (NOT) NOW
Stupisce, però, che molte notizie paventino già la vittoria euroscettica a maggio, specie da quando il blocco di Visegrad ha iniziato a mostrare delle crepe con l’elezione in Slovacchia di una liberale europeista come Presidente. È probabile che i partiti più europeisti perderanno seggi, ma è improbabile che non raggiungano i voti per formare una maggioranza. I sovranisti, invece, sono divisi: la Lega nel Gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà – ENF; il MoVimento 5 Stelle, nell’ormai desolato Europa della Libertà e della Democrazia diretta – EFDD, afferma di voler creare un nuovo gruppo autonomo, per quanto difficoltà siano collegate a tale ipotesi; Fratelli d’Italia nei Conservatori e Riformisti europei – ECR. Per loro natura gli interessi sovranisti sono contrastanti e il raduno svoltosi a Milano lo scorso 8 aprile ne è la dimostrazione: i legami fra Salvini e Putin indispettiscono i polacchi, Orbán pare voler rimanere con i popolari e l’unico argomento su cui gli euroscettici sono uniti è il no ai migranti.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Quale sarà la composizione del nuovo Parlamento europeo?
3. IL NODO DEMOGRAFICO
Il nuovo Parlamento sarà dunque più frammentato, e ciò non cambierà la politica comunitaria sui migranti: dopo aver affossato la riforma di Dublino lo scorso giugno e aver obbligato i partner a modificare pesantemente EUNAVFOR (con aumento dei morti in mare), Roma chiede solidarietà, attacca l’Unione, non si allea con chi è nella stessa situazione, diserta le riunioni ministeriali, ma collabora con i Paesi di Visegrad che non l’hanno mai aiutata. Purtroppo tutto ciò rischia di essere solo una strategia governativa che non mira a risolvere la questione alla radice, dal momento che significherebbe perdere voti.
Il Parlamento, però, è un attore essenziale dell’architettura europea. Le mancanze che hanno portato alla crescita del sovranismo devono ancora essere risolte, ma un grave problema è legato a tre fattori:
- l’Europa invecchia;
- molti Paesi costringono i giovani a emigrare;
- molti Governi, anche in funzione anti-sovranista, evitano di mostrarsi solidali o cooperativi riguardo alle migrazioni, altrimenti oggi avremmo una politica dei visti e dei corridoi umanitari.
Come si risolve? Al di là degli slogan, migrazioni e demografia sono questioni reali, che nessun Paese membro può gestire da solo. Il Parlamento, in quanto unica Istituzione europea direttamente eletta, potrà invece lavorare, con i poteri diretti e indiretti che gli competono, per far sì che gli Stati tornino a cooperare realmente, ricordandosi che per affrontare il mondo diviso e complesso in cui viviamo raramente agire da soli è la scelta più proficua.
Paolo Corbetta