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Corsi e ricorsi elettorali in Malawi

In 3 sorsi – Con le elezioni del 21 maggio il Malawi ha confermato per un secondo mandato il Presidente Peter Mutharika, tra proteste e accuse di brogli.

1. Riconfermato Mutharika, tra mille proteste

Il 21 maggio in Malawi si sono svolte le elezioni per scegliere Presidente, rinnovare il Parlamento e i consiglieri dei Governi locali. Dopo il voto la Commissione elettorale del Malawi ha sospeso la pubblicazione dei risultati elettorali in seguito ad accuse di brogli. Nonostante il ricorso, lo scenario emerso dai primi, parziali, risultati è stato riconfermato con la rielezione di Peter Mutharika che ha ottenuto il 38,5% dei voti. Si è trattato delle prime elezioni svolte dall’entrata in vigore del nuovo Political Parties Act 2018 che regola i finanziamenti ai partiti politici, oltre che vietare l’utilizzo di pagamenti in contanti, riducendo quindi la possibilitĂ  di corruzione per acquisto di voti. La campagna elettorale è ruotata attorno al tema della crescita economica e della lotta alla corruzione, una questione  molto sentita a causa dello scandalo finanziario Cashgate del 2013 – sotto il Governo di Joyce Banda – e alle piĂą recenti accuse di tangenti su contratti governativi nei confronti di Mutharika. Nonostante la riconferma di Mutharika da parte della Corte, le opposizioni hanno mobilitato i cittadini malawiani, che sono scesi in piazza per chiedere l’annullamento del risultato elettorale.

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Fig. 1 – Peter Mutharika, rieletto Presidente del Malawi per un secondo mandato

2. Quattro favoriti, un solo vincitore

Su sette candidati i veri protagonisti delle elezioni che hanno concorso per la carica di Presidente sono stati effettivamente quattro. Il primo era Peter Mutharika, Presidente uscente candidato per il partito Democratic Progressive Party (DPP), che ha affermato a piĂą riprese di aver favorito la crescita economica del Paese, soprattutto attraverso investimenti infrastrutturali, e di aver ridotto l’inflazione, una strada sulla quale vorrebbe proseguire per i prossimi cinque anni. In corsa anche Saulos Chilima, vicepresidente del Malawi che nel 2018 ha lasciato il partito al Governo per fondare lo United Transformation Movement (UTM). L’UTM ha strategicamente puntatosui giovani, considerando che questi rappresentano infatti piĂą della metĂ  degli elettori registrati al voto. Nonostate ciò Chilima ha conquistato solo la terza posizione, con una percentuale intorno al 20%. Il vero contendente di Mutharika è stato il leader dell’opposizione Lazarus Chakwera candidato per il Malawi Congress Party (MCP) alleato con l’ex Presidente Joyce Banda, dopo che quest’ultima ha ritirato la sua candidatura lo scorso 14 marzo. Infine Atupele Muluzi, ex ministro della Salute nel gabinetto di Mutharika, nonchĂ© figlio d’arte – il padre è Bakili Muluzi, secondo Presidente del Malawi – ha concorso con lo United Democratic Front (UDF).

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Fig. 2 – Manifestanti in protesta di fronte al Parlamento per la rielezione del Presidente Mutharika

3. Smarcarsi dal provincialismo per crescere

Il Malawi è uno tra i Paesi piĂą poveri al mondo, con piĂą della metĂ  della popolazione che vive sotto la soglia di povertĂ , e occupa ad oggi il 171° posto su 189 nell’Indice di Sviluppo Umano elaborato dallo United Nations Development Programme (UNDP). Il Paese si basa su un’economia prevalentemente agricola, ed è ancora estremamente dipendente dagli aiuti internazionali. La situazione politica è stata caratterizzata da trent’anni di regime autoritario di Hastings Kamuzu Banda, fino all’introduzione del sistema multipartitico, avvenuta tramite referendum nel 1994. Nonostante i diversi passaggi di potere, i “leader” contano ancora piĂą dei partiti e a loro volta questi ultimi sembrano promuovere politiche legate a dinamiche etniche e regionali, piĂą che all’intera collettivitĂ . Una delle principali sfide del Presidente sarĂ  proprio quella di smarcarsi dal “tribalismo” che caratterizza ancora buona parte della politica del Paese per risolvere questioni comuni legate alla riforma dell’economia, il potenziamento dei servizi di base e l’accesso all’istruzione.

Veronica Frasghini

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Veronica Frasghini
Veronica Frasghini

Classe 1988, nata e cresciuta a Roma, laureata in Scienze Politiche per la Cooperazione allo Sviluppo presso La Sapienza. Da sempre appassionata di politica internazionale mi interesso principalmente di Elezioni e processi di democratizzazione in Africa. Nostalgicamente amante della politica italiana dei tempi andati. Ho lavorato per diversi anni tra Khartoum, Bangui e in diversi paesi del continente africano e attualmente vivo e lavoro a New York.

 

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