In 3 sorsi – Nel ballottaggio per la presidenza ha vinto il leader liberale Klaus Iohannis, riconfermato contro la leader di centro-sinistra ed ex premier Viorica Dăncilă, in parallelo a una generale bocciatura del partito socialdemocratico
1. LA SITUAZIONE RUMENA AL MOMENTO DEL VOTO
Il 24 novembre in Romania si è svolto il ballottaggio per la carica di Presidente tra i candidati Klaus Iohannis e Viorica Dăncilă. Il voto è stato fortemente connotato dalla diffusa richiesta di cambiamento nella gestione della cosa pubblica. Infatti, afflitto da corruzione diffusa e cattiva gestione delle risorse e delle infrastrutture, il Paese è tra i più poveri dell’Unione Europea, con uno stipendio medio di circa 446 euro mensili. Dalla caduta del regime comunista e dall’entrata della Romania nell’UE, inoltre, l’emigrazione verso l’estero ha ridotto la popolazione di circa il 15-20%. E se da un lato l’ingente presenza di rumeni oltre il confine garantisce un costante afflusso di capitale per le rimesse versate in patria da chi è emigrato, dall’altro è causa di un generale impoverimento della popolazione attiva, con evidenti ripercussioni sullo sviluppo del Paese. La quota di rumeni all’estero è inoltre rappresentativa della critica, espressa anche in partecipate proteste di piazza, alla tradizionale egemonia politica del Partito Socialdemocratico (PSD), trend rispettato in occasione del recente voto. Il PSD ha subito pesanti richiami anche da parte di Bruxelles, per i tentativi di controllo sulla magistratura nei Governi guidati da Liviu Dragnea e Viorica Dăncilă, che ha assunto la leadership della formazione dopo l’arresto per corruzione di Dragnea.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Una manifestazione in favore dell’UE a Bucarest
2. LA RICONFERMA DI IOHANNIS COME PRESIDENTE
Iohannis, Presidente in carica dal 2014 e leader del Partito Nazional Liberale (PNL), è stato riconfermato per un secondo mandato con una percentuale del 65,5%. Ex Sindaco di Sibiu e appartenente alla minoranza tedesca della Transilvania, rappresenta per la popolazione un politico estraneo alla nomenklatura di origine comunista poi confluita nel PSD. Il 26 maggio del 2019, infatti, Iohannis aveva promosso un referendum, dall’esito positivo, in tema di giustizia che limitasse l’ingerenza del Governo in materia. Parallelamente, il voto contrario per Viorica Dăncilă riflette la crisi generale del PSD. Il partito, complice un pessimo risultato alle elezioni europee – tenutesi sempre il 26 maggio – ha mostrato la propria debolezza: prima nell’incapacità di presentare un proprio candidato per la nuova Commissione Europea, poi nella defezione dalla coalizione di governo del partito ALDE. Ciò ha portato a ottobre alla caduta dell’esecutivo in seguito al voto di sfiducia del Parlamento e alla nomina da parte di Iohannis di un nuovo Governo a guida PNL, con la leadership di Ludovic Orban.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Elettori rumeni al voto
3. LE SFIDE DEL GOVERNO ORBAN
Com’è chiaro dal programma presentato in Parlamento, il Governo di Orban esprime la volontà di allontanarsi dalle politiche del PSD e di ripristinare lo Stato di diritto. Ciò significa nel breve termine organizzare e garantire la correttezza delle elezioni politiche in programma per il 2020 e, in un’ottica più generale, consolidare l’indipendenza della magistratura. La lotta alla corruzione, iniziata da Laura Codruţa Kövesi – ora primo Procuratore capo europeo – e frenata dalle ingerenze del PSD, sembra di nuovo una strada percorribile proprio per la presidenza di Iohannis, tra i cui poteri rientra la nomina dei Procuratori generali di Stato. Ma una migliore amministrazione dello Stato significherà anche dover fare i conti con una gestione più trasparente delle risorse naturali rumene, in particolare quelle boschive, che da tempo soffrono un depauperamento illegale mai del tutto contrastato e che ha generato importanti proteste, soprattutto dopo l’uccisione di alcune guardie forestali. Inoltre sarà fondamentale modernizzare le infrastrutture pubbliche, in particolare il sistema dei trasporti. Se, infatti, le ferrovie possono essere migliorate, il vero problema sono le strade. Il trasporto su ruota, oltre a non essere efficiente è pericoloso, con una mortalità che è tre volte la media europea. Il nuovo Governo, quindi, dovrà compiere una serie di sforzi e di politiche tesi al rispetto dei parametri europei, stabiliti secondo i criteri di Copenaghen. Solo in questo modo la Romania riuscirà a muoversi verso l’Unione Europea, lontano dall’euroscetticismo e dalle politiche sovraniste del PSD.
Marco Lagna