In 3 sorsi – Nel cuore dell’Asia Centrale il Kazakistan dell’onnipresente ex Presidente Nursultan Nazarbayev è di fronte a un bivio tra riforme democratiche o mantenimento del sistema autoritario. Il ruolo del neoeletto Presidente Kassym Tokayev, nominato dallo stesso Nazarbayev, è in bilico tra le forze riformiste che sono scese in piazza contro il vecchio potere, il predecessore sempre presente e gli ingombranti vicini russo e cinese.
1. KAZAKISTAN E NAZARBAYEV: UNA RELAZIONE LUNGA PIĂ™ DI TRENT’ANNI
Il 19 marzo 2019 verrà ricordato in Kazakistan come il giorno in cui il suo primo Presidente si è dimesso da tale carica. Colui che ha guidato il Paese dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, nonché unico protagonista della scena politica nazionale per quasi trent’anni. L’epopea di Nursultan Nazarbayev, in ogni caso, non si concluderà con le sue dimissioni. Precedentemente al suo ritiro, infatti, ha deciso di intitolarsi prima l’aeroporto della capitale kazaka, poi direttamente il nome della città stessa, passando dall’Astana di sovietica memoria, a Nur-Sultan. Inoltre le sue dimissioni non gli hanno precluso di mantenere un ruolo di primaria importanza all’interno della vita politica del suo Paese. Ad oggi, infatti, Nazarbayev, ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio di Sicurezza del Kazakistan, con il quale ha il compito di supportare il Presidente della Repubblica in materia di sicurezza e mantenimento dell’ordine. Essendo la carica “a vita”, il vecchio capo di Stato si è dunque garantito un ruolo di primo piano nel futuro del Paese. Che si sia detrattori o estimatori di Nazarbayev, si deve comunque riconoscergli la capacità politica di rendere il Kazakistan una potenza energetica a livello mondiale, in grado di risollevarsi dalla crisi che colpì il Paese negli anni Novanta. Le politiche di riforma economica, il processo di privatizzazione e lo sfruttamento delle risorse energetico-minerarie, hanno fatto sì che il PIL kazako raggiungesse tassi di crescita ragguardevoli prima del nuovo millennio. La critica che non si può non muovere, invece, è senz’altro quella di aver governato il Paese centro-asiatico con fare autoritario, limitando se non eliminando le opposizioni.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente kazako Tokayev durante la sua recente visita in Cina, 11 settembre 2019
2. TOKAYEV E IL FUTURO DEL PAESE
Subito dopo le dimissioni di Nazarbayev, si sono tenute le elezioni anticipate che hanno dato l’esito, quasi scontato, di un proseguimento sulla politica del mantenimento del potere da parte dell’entourage del vecchio Presidente. A uscirne vincitore, infatti, è stato il delfino del leader kazako, Kassym-Jomart Tokayev, con il 70% dei voti a suo favore. Russia e Cina, in primis, si possono dire soddisfatte dell’esito uscito dalle urne, in quanto i loro interessi sul Paese, principalmente basati sulle sue preziose risorse fossili, non verranno sconvolti da un alternativo scossone politico. I vicini, infatti, sono una fondamentale risorsa per l’economia del Kazakistan, in quanto garantiscono una sostanziosa parte del bilancio commerciale. Da sole, Russia e Cina rappresentano circa il 25% delle esportazioni kazake, mentre per quanto riguarda le importazioni, piĂą del 55% dei prodotti proviene da questi Paesi. La dipendenza dei Nur-Sultan da Mosca e Pechino, insomma, risulta molto forte, soprattutto se si inserisce il Paese nel contesto della “Nuova Via della Seta” cinese. La dipendenza da Pechino è particolarmente risentita da molti kazaki, che hanno inscenato recentemente diverse manifestazioni contro le ingerenze economiche cinesi. Per quanto riguarda i rapporti commerciali con la Russia nel contesto dell’Unione Economica Eurasiatica, invece, il Kazakistan ha denunciato alcune manovre protezionistiche messe in atto da Mosca nei confronti dei prodotti kazaki.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Forze anti-sommossa schierate durante le manifestazioni contro l’elezione presidenziale di Tokayev, 9 giugno 2019
3. UNA DEMOCRATIZZAZIONE DIFFICILE
L’asse che lega Mosca, Nur-Sultan e Pechino rispecchia anche un carattere politico. L’autoritarismo che contraddistingue i Governi di Putin e Xi, infatti, non sembra aver abbandonato il Kazakistan. Numerosi sono stati gli arresti nelle dimostrazioni anti-regime avvenute dopo le elezioni. La stessa OSCE ha condannato i metodi repressivi che hanno visto piĂą di 500 manifestanti arrestati, nonchĂ© le successive azioni contro le opposizioni al regime. Di recente Tokayev ha effettuato alcuni cambi ai vertici dell’esecutivo, sostituendo ad esempio il capo dello staff presidenziale Kusherbayev, ma è presto per stabilire se si tratta davvero di una presa di distanze da Nazarbayev oppure no. In ogni caso il Kazakistan non sembra muoversi verso un sistema di governo democratico, cosa che dovrebbe far perlomeno accendere un campanello d’allarme nelle cancellerie occidentali.
Alessio Baccinelli