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Libia: Haftar e Serraj alla resa dei conti

In 3 sorsi – Sono passati otto anni dall’intervento occidentale che ha spodestato il regime di Muammar Gheddafi. Oggi, con due Governi e centinaia di milizie armate che controllano il territorio, la Libia è uno Stato fallito, stremato da una guerra che sembra non finire piĂą.  

1. LO SCONTRO TRA HAFTAR E SERRAJ: A CHE PUNTO SIAMO?

La caduta del colonnello Muammar Gheddafi nel 2011 ha portato la Libia nel caos. Dopo otto anni di sanguinosa guerra civile – in cui centinaia di milizie armate si sono contese l’effettivo controllo sul territorio a suon di attentati, rapimenti e gestione di vari traffici illeciti – l’esistenza di due Governi è la rappresentazione plastica dello smembramento dello Stato libico. Se in Tripolitania l’esecutivo riconosciuto dalla comunitĂ  internazionale (GNA) e presieduto da Fayez al-Serraj sembra reggersi su un fragile patto di potere stipulato con le milizie in suo supporto, nella parte orientale del Paese l’appoggio dell’Esercito Nazionale Libico (LNA) ha permesso all’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, di avanzare militarmente e di minacciare l’uso delle armi contro il GNA. Oggi il conflitto sembra essere arrivato a un punto morto. Da una parte i bombardamenti di Haftar sui sobborghi di Tripoli confermano l’intenzione di procedere con l’opzione militare per accrescere il proprio peso negoziale sui tavoli internazionali; dall’altro lato la discreta resistenza del GNA di al-Serraj ha riequilibrato i rapporti di forza tra i due leader, ridimensionando le aspirazioni del generale della Cirenaica. Il conflitto, quindi, è destinato a protrarsi, col rischio concreto che un’escalation possa impegnare maggiormente altri attori presenti nello scenario libico.

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Fig.1 – Fayez Mustafa al-Sarraj alla 74° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tenutasi il 25 settembre 2019

2. LE INTERFERENZE ESTERNE NEL CONFLITTO

Haftar e al-Serraj possono contare sull’appoggio politico, diplomatico e militare – diretto e indiretto – di vari attori regionali e internazionali. Lo scontro in atto, infatti, può essere ricondotto non soltanto alle schermaglie a sud di Tripoli tra l’esercito di Haftar e le innumerevoli milizie libiche fedeli al Governo sostenuto dalle Nazioni Unite. La partita è molto piĂą complessa. Dietro ai due esecutivi libici si muovono anzitutto diversi sponsor regionali. Egitto ed Emirati Arabi Uniti supportano i 15mila uomini agli ordini del leader forte della Cirenaica, mentre Turchia e Qatar puntellano il Governo tripolino. Appoggio politico nei tavoli internazionali è stato fornito ad Haftar anche dalla Russia, la quale sembra condividere determinate scelte geopolitiche – anche se, a volte, un po’ contradditorie – dell’Amministrazione Trump sul dossier libico. Mosca ha difatti bloccato ad aprile una risoluzione ONU che chiedeva ad Haftar di fermare l’offensiva verso Tripoli e, tre giorni dopo, il generale della Cirenaica si è recato nella capitale russa per assicurarsi l’assistenza militare del Cremlino. D’altronde la compagnia militare privata russa Wagner è impegnata nell’est del Paese per rifornire il LNA con equipaggiamento militare e supporto logisitico: Bengasi pullula di mercenari alle dipendenze di Mosca anche per proteggere interessi strategici sul controllo dei flussi del petrolio. Ma è in Europa che c’è lo scontro diplomatico piĂą acceso. Italia e Francia, infatti, sono Paesi portatori di interessi confliggenti in Libia: la prima è impegnata a favorire un processo di pace che abbia come attore principale il proprio interlocutore privilegiato, il Governo di al-Serraj; la seconda, pur riconoscendo formalmente Tripoli, è alleata di Haftar per controbilanciare l’influenza italiana.

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Fig. 2 – Una manifestazione a supporto del Governo di Tripoli il 27 settembre 2019

3. IL RUOLO DELLA COMUNITĂ€ INTERNAZIONALE

Mentre sul campo tutti gli attori regionali e internazionali perseguono i propri interessi finanziando l’una o l’altra fazione e fornendo anche appoggio militare ai due Governi libici nonostante l’embargo sulle armi, nei palazzi delle Nazioni Unite si cerca di instaurare un dialogo che coinvolga tutte le parti interessate. Nel 2015 l’ONU – dopo che il suo inviato speciale, Bernardino Leòn, aveva condotto personalmente i negoziati per formare un nuovo Governo che superasse le divisioni dei due Parlamenti di Tripoli e Tobruk – ha riconosciuto formalmente Fayez al-Serraj come capo del Governo di Accordo Nazionale. Quello di al-Serraj avrebbe così dovuto essere considerato l’unico esecutivo legittimo in Libia.
Per quanto riguarda il riconoscimento de jure e de facto dei due Governi, Serraj gode appunto di una legittimazione esterna da parte delle Nazioni Unite, ma non ha un reale controllo sul territorio. In merito a Tobruk, questo è legittimato dal rapporto fiduciario con il Parlamento eletto nel 2014 e dispone di forze armate regolari che hanno dimostrato di avere un controllo effettivo sul territorio anche nelle zone adiacenti alla Tripolitania. La legittimazione de jure in questo caso è decisamente più debole, poiché fa riferimento a una interpretazione forzata delle vicende politiche interne, motivo per cui il Governo di Tobruk preme affinché si abbiano nuove elezioni. Di fatto, quindi, le due parti non possono coesistere poiché una è pienamente legittimata solo nel momento in cui l’altra non esiste.

Vittorio Maccarrone

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Vittorio Maccarrone
Vittorio Maccarrone

Catanese di nascita, ho conseguito la laurea specialistica all’UniversitĂ  di Pavia (cittĂ  d’adozione) in World Politics and International Relations con tesi sulla guerra in Siria. Durante il periodo accademico colgo l’opportunitĂ  fornita dal progetto Erasmus per ben tre volte: Atene e Budapest sono le mete che scelgo per due tirocini in organizzazioni internazionali e non governative, mentre Gent mi accoglie per il periodo di studio all’estero. Seguo molto sia la politica interna che quella estera. Nelle dinamiche internazionali pongo particolare attenzione al martoriato Medio Oriente. Sono un accanito sostenitore del Calcio Catania, un fervente amante dello sport, appassionato di fotografia, aspirante giornalista e sì… bevo una modesta quantitĂ  di Caffè giornaliera!

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