Dopo i millantati attacchi che avrebbero dovuto colpire le nazionali partecipanti ai Mondiali di calcio che si sono appena conclusi, al Qaeda torna a colpire in Africa. Ma non in Sudafrica dove le imponenti misure di sicurezza hanno ottimamente retto, ma in Uganda dove ieri si è consumata una strage fra i tifosi che seguivano la finale dei mondiali in un campo di rugby e nella sala di un ristorante.
L’ATTACCO– 64 morti ed altrettanti feriti. Il gruppo somalo al-Shabab ha colpito ancora, questa volta non in Somalia (territorio di origine dell’organizzazione armata legata ad al-Qaeda) ma in Uganda: nella capitale Kampala. Ci sarebbe anche un americano fra le vittime dell’attentato ed almeno altri tre cittadini statunitensi sono rimasti feriti a causa dell’esplosione deflagrata all’interno del ristorante. La Farnesina sta attualmente verificando l’eventuale coinvolgimento di cittadini italiani nelle esplosioni.

LE POSSIBILI MOTIVAZIONI– Le due bombe, esplose a distanza di 25 minuti l’una dall’altra, appaiono come un chiaro segnale al governo ugandese il quale si è recentemente adoperato proprio nella lotta contro la rete di al-Qaeda in Africa. In particolare insieme al Burundi, l’Uganda partecipa ad una missione di peacekeeping promossa dall'Unione Africana (UA) in Somalia. Le evidenti interferenze delle truppe dislocate dall’UA all’interno del paese, e più nello specifico all’interno delle attività di al-Shabab, potrebbero dunque rappresentare un valido motivo per aver portato un così sanguinoso attacco al di fuori del paese. Se fosse confermata a responsabilità di al-Shabab sarebbe la prima volta che il gruppo armato colpisce al di fuori del territorio somalo e questo indicherebbe un ingrandimento dell’organizzazione nonché un ampliamento dei suoi obiettivi.
Marco Di Donato