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Porti chiusi e cuori aperti: la frontiera “calda” delle migrazioni nel Mediterraneo

  • Sulle migrazioni si gioca ampia parte del dibattito politico in Europa. I numeri sono chiari, ma è necessario comprendere anche i fenomeni dietro alle cifre.
  • Se i migranti non arrivano più in Italia via mare è perché non partono più? No, passano da altre vie o sono bloccati in Africa, soprattutto in Libia
  • Nei prossimi anni le migrazioni dall’Africa aumenteranno: a incidere demografia, aumento della ricchezza, rischio sicurezza e crisi climatiche

L’immigrazione è ormai uno dei temi principali del dibattito pubblico occidentale. Difficilmente però si riflette sulle dinamiche, sulle radici del fenomeno e sul contesto internazionale. Anche ricorrere ai soli numeri, per quanto importante, non è sufficiente per riflettere sulla complessità di una sfida epocale. Negli ultimi due anni gli sbarchi in Italia, per esempio, si sono quasi azzerati, ma questo non significa che i migranti non partano più dai Paesi d’origine o non tentino di attraversare il Mediterraneo.

In Libia le persone bloccate sono almeno 640mila, spesso tenute in stato di prigionia e sfruttate dalla criminalità, ma anche in Niger ci sono concentrazioni di migranti che cercano il modo di transitare. Questo soprattutto per effetto dell’esternalizzazione delle frontiere europee e della volontà dei Governi dell’Unione di rinviare la gestione del fenomeno. Eppure questa non può essere la soluzione definitiva: nel futuro le migrazioni sono destinate ad aumentare in tutto il mondo, ma in particolare in Africa, tra tendenze demografiche esplosive, crisi della sicurezza ed emergenze climatiche.

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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