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Il Brasile e la riforma delle pensioni

Analisi – Gli effetti della riforma pensionistica e la lenta crescita dell’economia brasiliana, quali prospettive per il futuro?

LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL BRASILE DOPO UN ANNO DI PRESIDENZA BOLSONARO

A quasi un anno dall’avvento di Jair Bolsonaro alla presidenza del Brasile l’economia del Paese è al centro dell’attenzione internazionale per quelli che potrebbero essere i suoi sviluppi futuri. L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una deludente performance economica, decisamente in controtendenza rispetto alle previsioni di inizio millennio che attribuivano al Brasile il ruolo di potenza economica emergente insieme agli altri Paesi del cosiddetto gruppo dei BRICS. A seguito di una serie di interventi strutturali, l’economia brasiliana, in mano al ministro Paulo Guedes, sembra incamminarsi sulla via della ripresa. L’approvazione della riforma pensionistica, varata lo scorso 22 ottobre, rappresenta un importante traguardo in grado di consentire un rilevante contenimento della spesa pubblica, che comunque continua a mantenersi elevata. Sullo sfondo della guerra commerciale sino-americana, la forte affinità politica che lega il Presidente Trump a Bolsonaro sembra però insufficiente a frenare l’avvicinamento del Brasile alla Cina, impostosi come il più importante partner commerciale, nonché come il principale investitore nell’ultimo decennio.

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Fig. 1 – I senatori brasiliani mentre attendono l’esito del voto sulla Riforma delle Pensioni al Congresso Nazionale, Brasilia, Brasile, 22 ottobre 2019

LA NECESSITÀ DI UNA RIFORMA SOSTANZIALE DEL SISTEMA PENSIONISTICO

Riformare il sistema pensionistico brasiliano ha costituito un’ardua sfida per le Amministrazioni avvicendatesi negli ultimi anni e un obiettivo ormai improrogabile. I principi cardine della previdenza sociale sono riportati all’interno della Costituzione, modificabile solo attraverso l’attivazione di una procedura piuttosto complessa che si conclude con l’apposizione di un emendamento costituzionale. Il fallimento dei precedenti tentativi è, in gran parte, dipeso dalla debolezza e dall’instabilità della compagine governativa, priva della forza necessaria per superare l’impopolarità di tale manovra. Tuttavia, nel corso degli anni è stata promossa un’azione di sensibilizzazione in grado di far comprendere la necessità e l’urgenza di mettere mano a questa imponente struttura pubblica il cui ingente peso fiscale si era ormai reso insostenibile. Il costo della previdenza sociale aveva, infatti, raggiunto un livello pari al 13% del PIL – superiore dell’8% rispetto alla media dei paesi G-20 – di cui l’8,6% destinato al sistema pensionistico.
Alla base dell’insostenibilità delle pensioni ci sono ragioni prevalentemente demografiche: rispetto al 1988, anno in cui è stata varata l’attuale Costituzione, il Paese ha, infatti, raggiunto la maturità demografica, caratterizzata da un basso livello di fecondità e mortalità. Se nel 1988 il tasso di fecondità, corrispondente al numero medio di figli per donna, era pari a 3,1, attualmente ha raggiunto il livello di 1,7, ben al di sotto della soglia di sostituzione di due figli per donna. Tale mutamento ha contribuito al progressivo invecchiamento della popolazione e quindi alla diminuzione della proporzione di persone in età da lavoro. Il mancato adattamento dell’età media al pensionamento, corrispondente a circa 55 anni, rispetto all’aumento dell’aspettativa di vita (si è passati da 65 a 75 anni), ha comportato l’incremento considerevole degli anni di assistenza pensionistica. In sintesi, il Brasile si è ritrovato invecchiato, anche se non ancora ai livelli dei Paesi occidentali, senza però un sistema di previdenza sociale conformato ai cambiamenti demografici di questi ultimi decenni.

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Fig. 2 – Proteste contro la riforma delle pensioni a San Paolo, Brasile, 6 agosto 2019

L’IMPATTO SOCIALE

Il modello pensionistico brasiliano ha sicuramente contribuito in maniera significativa alla lotta contro la povertà adulta, ma, al tempo stesso, ha impedito la destinazione di fondi pubblici per contrastare altre forme di disagio sociale, tra cui l’alto livello di povertà minorile. L’introduzione di parametri più sostenibili, insieme a una migliore gestione della spesa pubblica e alla diffusione di benefici sociali a vantaggio di tutte le età, potrebbe contribuire attivamente alla diminuzione delle disuguaglianze e al sostegno dei settori produttivi per il progresso sociale. Basti pensare che il programma Bolsa Familia, impegnato nella riduzione della povertà del Paese, pesa meno dell’1% del PIL, nonostante riesca ad avere un impatto pari al 20% nella riduzione delle disuguaglianze.

LA RIFORMA PENSIONISTICA E I SUOI EFFETTI

I primi tentavi di riforma risalgono a più di 20 anni fa quando, durante l’Amministrazione di Fernando Henrique Cardoso, l’approvazione del disegno di legge venne sfiorato per un solo voto, consentendo solo l’introduzione di modifiche parziali. Sin dalla campagna elettorale Bolsonaro aveva fatto della proposta di riforma presentata dal predecessore Michel Temer uno degli elementi centrali del futuro mandato presidenziale. La principale novità introdotta consiste nel fissare l’età minima per il pensionamento a 65 anni per gli uomini e a 62 per le donne, contro la precedente formula che, considerando sia l’ammontare dei contributi che l’età, determinava un’età media per il pensionamento di 56 anni per gli uomini e 53 per le donne. Rispetto a quanto stabilito, però, per alcune categorie professionali, tra cui quella degli insegnanti, della polizia federale, delle guardie carcerarie e dei lavoratori rurali, sono previste condizioni speciali. All’interno della riforma è, inoltre, inserito un aumento dei contributi lavorativi per la pensione e una modifica al meccanismo per il calcolo dei benefici. La risposta del principale sindacato brasiliano, la Central Única dos Trabalhadores (CUT), è stata decisamente negativa, arrivando persino a definire come “crudele” la nuova normativa approvata. Oltre all’inevitabile riduzione dei generosi benefici di cui avevano goduto i lavoratori brasiliani fino a quel momento, la contrarietà del CUT si rivolge alle modifiche introdotte nei confronti delle persone a carico del lavoratore e alle pensioni di invalidità. Nel primo caso, infatti, viene ridotto l’ammontare della pensione destinato a vedove e altri familiari a carico, che comunque non potrà essere inferiore al salario minimo (998 reais), così come viene prevista una riduzione della pensione di invalidità, tranne nel caso in cui sia conseguente a infortuni sul lavoro o a malattie contratte a causa della stessa attività lavorativa.
Le correzioni introdotte dovrebbero consentire un risparmio di 800 miliardi di reais (all’incirca 195 miliardi di dollari) nei prossimi dieci anni, contribuendo a garantire una migliore sostenibilità del debito pubblico. Malgrado nel progetto iniziale le cifre stimate si aggirassero sopra i 1000 miliardi di reais, le modifiche negoziate con l’opposizione hanno comportato una riduzione del risparmio preventivato.

QUALE FUTURO PER L’ECONOMIA BRASILIANA?

La distensione della politica monetaria e la riforma di previdenza sociale appena approvata inaugurano una nuova stagione per l’economia brasiliana, la cui crescita si lega al futuro dell’agenda delle riforme strutturali da promuovere, riguardanti soprattutto il sistema tributario e amministrativo. L’importanza del successo appena ottenuto deve, quindi, essere letto come il primo passo di un impegnativo percorso per una serie altrettanto necessaria di interventi strutturali in grado di risanare definitivamente l’economia del Paese. La stabilità del Governo risulterà fondamentale in quanto la promozione di ulteriori riforme, per altro percepite come meno urgenti e oggetto di maggiori divisioni, potrà essere portata avanti solo attraverso una forte capacità negoziale dell’esecutivo nei confronti dell’inevitabile opposizione sociale e politica che si verrà a costituire. Sfida che appare sempre più ardua, soprattutto se si fa riferimento ai dati pubblicati dalla Confederação Nacional de Indústria (CNI), che segnalano un graduale, ma inarrestabile, declino nell’indice di gradimento della popolazione nei confronti del Governo.
Per il futuro dell’economia brasiliana, l’Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) individua nell’incremento della produttività il motore per la crescita dei prossimi anni, stimolata attraverso l’introduzione di una regolazione per favorire la concorrenza e una migliore integrazione nell’economica globale, a partire dallo stesso rafforzamento della relazione UE-Mercosur. I principali rischi per il futuro economico del Paese rimangono l’effettiva capacità di implementazione dell’agenda di riforme, il peggioramento della crisi argentina (causa di una possibile riduzione della domanda di manufatti brasiliani) e il prolungamento della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina.

Giulia Cittadini

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Giulia Cittadini
Giulia Cittadini

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università degli studi di Roma Tre con una tesi sul ruolo dell’Unione europea nella costruzione della pace in Colombia.

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