Con la rottura delle relazioni diplomatiche, Chávez e Uribe scrivono un nuovo capitolo della interminabile storia di rapporti burrascosi tra i due vicini. Ancora una volta, motivo del contendere é la presunta presenza di guerriglieri delle FARC in Venezuela
UN NUOVO CAPITOLO – Lo scorso giovedí, il ministro degli esteri venezuelano Nicolás Maduro ha richiamato in patria l’ambasciatore a Bogotá e ha invitato il personale dell’ambasciata colombiana a Caracas a lasciare il paese nell’arco di 72 ore.
Qualche ora prima, durante un incontro con Diego Armando Maradona, suo grande amico, il Presidente Chávez aveva annunciato pubblicamente la rottura delle relazioni diplomatiche con Bogotá definendo la sua decisione “una questione di dignitá” e accusando il presidente uscente Álvaro Uribe di essere “succube degli Stati Uniti”. Con la consueta retorica bolivariana, il presidente venezuelano ha affermato nel corso dello stesso evento di avere la Colombia nel cuore, ma di non poter permettere che l’ “oligarchia colombiana” continui ad attaccare il Venezuela. Sempre a fianco del CT argentino ha poi concluso avvertendo la comunitá internazionale che non accetterá nessun tipo di aggressione o di violazione della sovranità venezuelana.
UN PASSO INDIETRO – A far salire la colonnina di mercurio delle relazioni colombo-venezuelane ci aveva pensato il giorno prima l’ambasciatore colombiano presso l’OSA a Washington, Luis Alfonso Hoyos. Nel corso del suo intervento all’assemblea generale dell’organizzazione panamericana, il diplomatico colombiano aveva denunciato la presenza in territorio venezuelano di circa 1500 guerriglieri delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e aveva chiesto a gran voce l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta per far luce sulla questione. Dopo aver presentato alcune foto per provare le sue dichiarazioni, lo stesso ambasciatore aveva tenuto a precisare di essere alla ricerca della cooperazione del Venezuela, non di una sua condanna. .
La reazione dell’omologo venezuelano Roy Chaderton si era limitata a sottolineare che l’ingerenza dell’ OSA in questioni “interne” di un paese membro costituirebbe un “curioso precedente”. Assai meno diplomaticamente, Chávez ha poi respinto al mittente le accuse colombiane definendole una “menzogna evidente e maliziosa”.
SVILUPPI FUTURI – Con sullo sfondo il cambio della guardia alla presidenza della Colombia e l’inasprirsi della crisi economica in Venezuela, lo sbocco di questa ennesima crisi politico-diplomatica tra Caracas e Bogotá appare incerto. Il ministro degli esteri venezuelano ha chiesto la convocazione di un consiglio della UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane) sostenendo che la questione colombiana trascende i rapporti bilaterali: la guerriglia, il narcotraffico e il permesso accordato agli Stati Uniti di utilizzare le proprie basi militari nel territorio nazionale costituiscono, secondo Maduro, “elementi di disturbo” per tutta la regione. D’altra parte, Bogotá ha definto un “errore” la decisione venezuelana di rompere le relazioni diplomatiche, invitando invece Chávez a tagliare i ponti con le FARC.
Come auspicato dal Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon, c’é da sperare che, ancora una volta, alle schermaglie verbali non facciano seguito azioni militari. Finora a farne le spese è stata soprattutto l'economia dei due Paesi: l'interscambio commerciale si è infatti ridotto fortemente a causa degli attriti diplomatici.
Vincenzo Placco