Le elezioni parlamentari di domenica 22 settembre hanno confermato il dominio di Angela Merkel e della sua CDU sulla scena politica tedesca. Incognite sulla coalizione che sarà chiamata a formare e sulle future sfide economiche offuscano però il trionfo elettorale.
1. I NUMERI – Quasi il 42% delle preferenze da parte degli elettori tedeschi: un successo impressionante? Forse, ma non abbastanza per riuscire a governare da sola la Germania. Angela Merkel e la sua CDU (Unione Cristiano Democratica) hanno ottenuto un risultato molto netto alle elezioni parlamentari di domenica scorsa, distanziando di ben oltre 16 punti il principale rivale, Peter Steinbruck del partito socialdemocratico SPD. Tuttavia, il sistema elettorale tedesco – un proporzionale puro con clausola di sbarramento al 5% – non assegna premi di maggioranza al partito o alla coalizione che “arriva prima” (come, ad esempio, il nostrano “porcellum”). Il partito che ottiene la maggioranza relativa deve dunque formare una coalizione con uno o più avversari alle urne per poter contare su una maggioranza nel Bundestag, il Parlamento tedesco. Nulla di nuovo nel contesto tedesco, dato che la Merkel, durante i suoi due precedenti mandati, aveva dovuto governare prima con la SPD e poi con i liberaldemocratici della FDP. Lo scenario di una grosse-koalition con la SPD era comprensibilmente il risultato meno auspicato, ma l’assoluta débâcle dei liberali, che non sono arrivati al 5%, impedirà alla Merkel di proseguire la coalizione, forzandola a scendere nuovamente a patti con i socialdemocratici. Una vittoria a metà, dunque, che potrà forse limitare la libertà d’azione della Cancelliera.
2. LE SFIDE – La Germania accetterà di assumere la leadership dell’Unione Europea? Alcuni mesi fa il settimanale “The Economist” aveva definito Berlino come «l’egemone riluttante» per la sua incertezza nel guidare in maniera netta e propositiva l’UE fuori dalla crisi economica e la preferenza per la tutela della crescita economica tedesca a discapito delle economie periferiche. Ecco perché progetti che sarebbero fondamentali per aiutare l’economia dell’Unione a ricominciare a crescere sulle basi di un’integrazione più solida, come l’unione bancaria o la condivisione del debito pubblico attraverso l’istituzione degli “Eurobond”, stanno procedendo a rilento. Sarebbe invece nell’interesse della Germania stessa intraprendere un percorso che porti a un rilassamento dell’austerity fiscale, altrimenti il modello di crescita basato su una forza impressionante dell’export è destinato a esaurire la sua forza per carenza di domanda dal resto d’Europa. Frau Merkel deve capirlo e avere più coraggio. La Germania è l’unico attore che in questo momento ha le risorse, economiche e politiche, per guidare un processo di questo tipo.
3. CONTRO L’EUROPA – È importante un cambio di rotta da parte di Berlino anche per evitare che il sentimento anti-europeo si diffonda a macchia d’olio. Nella stessa Germania i liberali hanno ottenuto la stessa percentuale del partito Alternativa per la Germania (AFD), con tendenze chiaramente ostili alle politiche di Bruxelles. Non va dimenticato che nel 2014 si terranno le elezioni Europee: il rischio di un exploit da parte degli anti-europeisti è alto, se pensiamo alla crisi economica che sta ancora colpendo i Paesi mediterranei, ma anche all’ostilità di membri come il Regno Unito, che hanno promesso un referendum sulla membership UE. Angela Merkel ha dunque davanti a sé un periodo cruciale non solo per la Germania, bensì per l’intero continente. Riuscirà a vincere la sfida?
Davide Tentori