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L’Uruguay che verrà, al via il mandato di Lacalle Pou

In 3 sorsi Dopo 15 anni l’Uruguay ha deciso un cambio di politica, spostandosi verso il centrodestra. Nel discorso di insediamento del 1° marzo il leader del Partido Nacional ha indicato le priorità nel prossimo quinquennio.

1. LE PRIME RIFORME

“Llegó la hora de hacernos cargo, llegó la hora de hacerme cargo. Viva la patria!”. Con queste parole il Presidente Luis Lacalle Pou ha terminato il suo discorso di insediamento tenuto dinanzi all’Assemblea Generale. Si evince la volontà di agire rapidamente su determinate tematiche, ritenute fondamentali per il futuro del Paese. Questi temi sono stati indicati nell’elaborato “Uruguay Seguro, Transparentey De Oportunidades” di Rodrigo Ferrés, e sottoscritto dai partiti politici presenti nella coalizione, che si compone di dieci sezioni e 457 articoli. Il documento andrà a costituire una Legge di misure urgenti, che potrà entrare in vigore anche in casi di inerzia dell’Assemblea. Le parti più corpose riguardano la prima (Sicurezza pubblica) e la quinta sezione (Efficienza dello Stato). La sezione sulla “Sicurezza pubblica” incontra l’esigenza, espressa da Lacalle Pou, di una “emergenza nazionale” e prevede misure quali l’estensione dei poteri delle forze di polizia, ora autorizzate a controllare l’identità delle persone anche in base a dei sospetti. Inoltre, c’è un aumento delle sanzioni, comprese quelle per i minorenni. Per quanto riguarda la sezione sulla “Efficienza dello Stato”, questa legge va a istituire sia il Ministero dell’Ambiente e dell’Acqua (art. 248), con i compiti di formulare, eseguire e supervisionare i piani nazionali sulle tematiche preposte, sia due agenzie, una di monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche (art. 259) e una statale per gli acquisti (art. 279), ai fini di assistenza all’esecutivo sulle materie di stretta competenza.

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Fig. 1 – Tabaré Vázquez e Luis Lacalle Pou al passaggio di consegna della banda presidenziale

2. RIPERCUSSIONI SUL MERCATO DELLA CANAPA?

Con la legge 19.172 del 20 dicembre 2013 si è concluso il percorso che ha portato alla legalizzazione della canapa. Con questa legge si stabilivano, per tutti i cittadini e gli stranieri residenti in Uruguay, tre canali di produzione e vendita: 6 piante per abitazione, 99 piante per i club autorizzati e la vendita in farmacia per un massimo di 40 grammi al mese. Secondo il sito El Diario i risultati da allora sono stati positivi, in quanto i canali ufficiali hanno sottratto una grossa parte del mercato ai narcotrafficanti uruguaiani. Tuttavia si sono creati diversi problemi, in primis, la creazione di un mercato secondario per la vendita di questi prodotti a chi non ne avrebbe diritto (per esempio i turisti) e, soprattutto, la difficoltà per le farmacie di operare con le banche, data l’attività ritenuta in molti Paesi stranieri illegali e quindi passibile di sanzioni. In questo settore il Presidente Lacalle Pou non sembra avere intenzione di procedere a modifiche sostanziali. Infatti, nell’elaborato citato nel paragrafo precedente, il limite fissato a 40 grammi mensili sarà considerato come “uso personale” e quindi non rientrante nella sanzione prevista dai 2 ai 10 anni di reclusione all’art 55. Questa decisione è stata probabilmente presa anche a seguito dei risultati presentati dall’Instituto de Regulación y Control del Cannabis, che, nell’ultimo monitoraggio dello scorso dicembre, ha indicato come il mercato del narcotraffico, nel periodo di riferimento 2014-2018, abbia subito una forte riduzione (dal 58,2% all’11,6%). Inoltre i consumatori registrati sono maggiormente superiori di quelli abituali, che significa un controllo maggiore in tutta la filiera. Anche per quanto riguarda la mortalità per uso di cannabis, l’Istituto non registra alcun caso (sull’1,7% totale riconducibile dagli stupefacenti in generale) e i ricoveri ospedalieri corrispondono all’1,2% del totale di quelli causati dagli stupefacenti.

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Fig. 2 – Buste contenenti marijuana esposte in una farmacia a Montevideo

3. I RAPPORTI CON IL VICINATO

Dalla cerimonia di insediamento si è potuta constatare anche la linea di politica estera del neopresidente. L’Uruguay, data la posizione geografica, si propone di essere quell’intermediario tra i suoi vicini più grandi e meno temperati. Da una parte, Jair Bolsonaro, Presidente del Brasile, e dall’altra Alberto Fernández, il suo omologo in Argentina, che si sarebbero dovuti incontrare proprio alla cerimonia, vertice saltato in seguito alla cancellazione da parte del leader argentino. Lacalle Pou promette di lavorare con entrambi i Paesi per rinvigorire il blocco commerciale del Mercosur, composto dai tre Stati più il Paraguay. Ma la lista degli ospiti segna anche un notevole cambiamento, che infrange le precedenti norme di politica estera. Lacalle Pou ha infatti dichiarato i leader autoritari di sinistra di Venezuela, Cuba e Nicaragua “persone non gradite”. Proprio nei confronti del Venezuela si registrano le prime decisioni più incisive. In primis l’intenzione di far uscire il Paese dal Meccanismo di Montevideo, iniziativa promossa dall’ex Presidente uruguaiano Vazquez e dal messicano Manuel Lopez Obrador nel febbraio dello scorso anno, che promuove la risoluzione della crisi di Caracas senza ingerenze di attori esterni e, soprattutto, che non contempla l’uscita di scena dal panorama politico di Maduro. Inoltre non è nascosto il supporto dell’attuale Presidente uruguaiano nei confronti di Juan Guaidò, come testimoniato dai diversi tweet. Infine, il sostegno alla rielezione di Luis Almagro all’Organizzazione degli Stati Americani, tra i più critici oppositori di Maduro. Tutti questi sono forti segnali della posizione di Lacalle Pou nelle dinamiche regionali.

Marco D’Amato

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Perchè è importante

  • Il 1° marzo si è tenuta in Uruguay la cerimonia di insediamento di Luis Lacalle Pou, primo Presidente di centrodestra da 15 anni.
  • Presentato il progetto per una Legge di misura urgente, che andrà a toccare i temi più sentiti dagli uruguaiani, quali la sicurezza.
  • I rapporti con i vicini regionali si spostano verso il Brasile di Bolsonaro. Pugno duro verso le sinistre di Cuba, Nicaragua e Venezuela.

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Marco D'Amato
Marco D'Amato

Nato a Brescia, sono laureando in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi della Tuscia con una tesi in diritto internazionale sul Cyberspace. Appassionato di relazioni internazionali, il passo verso la geopolitica era inevitabile. Ulteriori interessi sono: viaggiare, il calcio, la musica e la lettura.

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