In 3 sorsi – In questo periodo turbolento a livello globale, Hong Kong è uno dei pochi territori in cui si iniziano a vedere i risultati delle norme anti-contagio contro la Covid-19. Nonostante il virus le abbia temporaneamente frenate, ci potrebbe essere presto un risveglio delle proteste anti-governative.
1. LA REAZIONE POLITICA DI HONG KONG ALLA COVID-19
I primi casi di Covid-19 sull’isola di Hong Kong si sono manifestati già nella seconda metà di gennaio. I primi contagi, infatti, sono arrivati a causa dei collegamenti via treno tra Hong Kong e Cina, così continuando sino al 28 gennaio. La risposta iniziale al virus della governatrice Carrie Lam è stata aspramente criticata da molti dei suoi concittadini, che da subito domandavano la chiusura dei confini con la RPC: a fine gennaio, difatti, nonostante la sospensione di treni e traghetti, sono stati ridotti, ma non cancellati, i collegamenti via bus e via aerea. Ad aggiungere malcontento i primi di febbraio si è verificato uno sciopero del personale ospedaliero, che lamentava la scarsità di mascherine chirurgiche e di camici anti-contagio, obbligando chiunque a non potersi spostare tra un reparto e l’altro per evitare contatti con eventuali pazienti infetti. Solo dopo aver registrato il primo decesso sull’isola da Covid-19 e dopo lo sciopero massiccio del personale medico, Carrie Lam ha imposto una quarantena di 14 giorni per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Cittadini di Hong Kong camminano per le strade con la mascherina
2. A CHE PUNTO SONO LE PROTESTE ANTI-GOVERNATIVE?
Il virus ha sancito solo un ulteriore inasprimento del consensus politico, poiché le proteste anti-governative iniziate la scorsa estate non sono ancora giunte a una conclusione, nemmeno dopo il ritiro della legge sull’estradizione tanto criticata. Con il motto “Five demands, not one less!”, i cittadini hanno avanzato altre quattro richieste ben precise alla governatrice: un’indagine indipendente sulla condotta della polizia, un’amnistia per i dimostranti arrestati, la cessazione della parola “rivolta” per definire le proteste e una ripresa delle riforme elettorali. L’arrivo della Covid-19 ha inevitabilmente arrestato le manifestazioni per strada, ma, con la frenata attuale del virus, le proteste potrebbero presto ritornare. L’8 marzo si è tenuto un raduno a Tseung Kwan O per ricordare lo studente Alex Chow Tsz-lok, deceduto in circostanze dubbie a causa di un trauma cranico durante l’ennesimo scontro con la polizia. L’iniziativa, non approvata dalle forze dell’ordine, ha visto nuovamente aleggiare qualche tensione tra la polizia e la popolazione.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Tafferugli tra manifestanti e polizia durante una recente dimostrazione anti-governativa, 3 marzo 2020
3. COSA HA PORTATO IL VIRUS E COSA ACCADRÀ?
Gli scenari che si aprono ora potrebbero essere i più svariati e potrebbero palesarsi prima del previsto. Nonostante le risposte tardive a livello governativo, Hong Kong ha registrato solo un migliaio di contagiati. Si tratta di un numero comunque basso che probabilmente deriva dalla dura lezione imparata nel 2003, quando la SARS aveva causato 299 vittime. Molti esperti dichiarano che, appena la popolazione si sentirà sicura a uscire di casa, emergeranno nuove lotte. Le proteste, infatti, hanno preso una direzione che va sempre più a creare provocazione e scompiglio, al contrario delle marce pacifiche dello scorso anno. È certo, in ogni caso, che la sfiducia e il malcontento verso il Governo siano solo cresciute e che la popolazione continui a cercare delle figure più rappresentative. In qualche modo l’emergenza virale aveva offerto a Carrie Lam la possibilità di riconquistare parte della fiducia cittadina, ma la chiusura lenta e graduale dei confini, insieme ad altre criticità, hanno riconfermato l’idea che molti avevano, ovvero che la governatrice sia una marionetta nelle mani di Pechino.
Giulia Quarta
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