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Kim è vivo. E adesso?

In 3 sorsi Il mondo ha passato più di due settimane a speculare sullo stato di salute di Kim Jong-un sulla base di alcune indiscrezioni, nonostante le smentite del Governo nordcoreano. Il desiderio di sensazionalismo e di dare l’impressione di avere una via d’accesso esclusiva a ciò che accade nel Paese asiatico sembrano, anche in questo caso, aver avuto la meglio sull’affidabilità delle notizie riportate. Le vicende delle ultime settimane vanno quindi inserite nel più generale discorso riguardo alla copertura mediatica internazionale della Corea del Nord.

1. L’ORIGINE DELLE INDISCREZIONI

Nelle settimane scorse è iniziata a circolare una serie di indiscrezioni riguardo alla salute di Kim Jong-un, indiscrezioni che sono partite dalle affermazioni di una fonte anonima riporta da Daily NK, un sito d’informazione sulla Corea del Nord. La notizia ha poi iniziato ad avere risonanza a livello internazionale grazie alla CNN. Secondo una loro fonte di intelligence, il Leader Supremo avrebbe subito un’operazione al cuore e stava passando il periodo di convalescenza nella sua residenza in campagna. In pochi giorni sono emerse le idee più fantasiose, tutte apparentemente supportate da fonti dirette, e si è passati da una semplice operazione alla presunta morte. In assenza di comunicati ufficiali da parte del Governo nordcoreano, sabato 25 aprile Alejandro Cao, l’unico straniero che lavora ufficialmente per il regime nordcoreano, nonché capo del comitato per le relazioni d’amicizia tra la Spagna e la Corea del Nord, ha scritto su Twitter: “Questo è UFFICIALE: le informazioni sul grave stato di salute del Leader Supremo Kim Jong Un sono FALSE e tendenziose”. E dopo quasi 20 giorni di assenza e infinite speculazioni Kim Jong-un è infine riapparso in pubblico. Alcune foto riportate dal Rodong Sinmun, principale giornale del Paese, mostrano il leader durante la cerimonia di inaugurazione e la visita a uno stabilimento per la produzione di fertilizzanti.

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Fig. 1 – Kim Jong-un riappare in pubblico dopo le tante voci di morte e malattia circolate sulla stampa internazionale, 2 maggio 2020

2. LA REAZIONE DI INTERNET

La reazione che internet ha avuto è stata spesso feroce e #kimjongundead è rimasto tra le tendenze mondiale per più di 24 ore. Se il sarcasmo e l’ironia dei tweet e dei post scritti sulla sua morte facessero il loro ingresso in Corea del Nord sarebbero un’arma nelle mani del partito per ricordare al popolo che il resto del mondo guarda al regime nordcoreano con disdegno e scherno. Per ora poco o nulla sembra trapelato alla popolazione, ma internet potrebbe comunque aver fornito un’arma alla propaganda nazionalista nordcoreana e rafforzato il consenso interno del regime.

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Fig. 2 – Kim Yeon-chul, Ministro dell’Unificazione sudcoreano e scettico della prima ora sulla “morte” di Kim

3. COSA SI PUÒ IMPARARE DALL’ACCADUTO?

Al di là delle indiscrezioni, quello che si può evincere è la difficoltà di reperire informazioni affidabili e verificate sulla Corea del Nord. Si è aperto infatti un dibattito nel campo degli studi sulla Corea del Nord proprio su questo argomento, che ha ricordato quanto la conoscenza che abbiamo di ciò che accade nel Paese possa spesso apparire illusoria, oltre all’importanza di saper correttamente interpretare quelle poche informazioni che trapelano, come ha ricordato il Ministro dell’Unificazione sudcoreano. Per anni sono emerse notizie false o solo parzialmente vere riguardo a vari problemi di salute di Kim Jong-un, come di suo padre prima di lui – per esempio nel 2014 quando sparì per più di 40 giorni. La necessità di non alimentare le speculazioni è stata sottolineata per tutto il mese di aprile dai principali siti d’informazione specializzati sulla Corea del Nord, che hanno pensato fosse importante non riportare indiscrezioni e voci di corridoio e fare da cassa di risonanza con la loro autorevolezza a pettegolezzi infondati. Tali fonti sono le prime che ora sono tornate a ragionare sul perchè sia così difficile avere informazioni concrete e affidabili sulla Corea del Nord, e un punto inaspettato, ma molto importante, sembra essere la barriera linguistica. Per quanto possa sembrare assurdo, viene fatto riferimento più di una volta al fatto che pochissime delle persone che si occupano di Corea del Nord tra i giornalisti internazionali, ma anche tra gli esperti, parlino il coreano. “Se i media occidentali si impegnassero seriamente a collaborare con gli esperti di Corea del Nord presenti in Corea del Sud, molte delle speculazioni riguardanti il regime non riceverebbero l’attenzione che invece viene loro data“, scrive Ko Se-Woong Koo, co-fondatore dell’apprezzato Korea Expose. Quindi, alla scarsità delle informazioni disponibili e alla complessità di verificare le stesse si aggiunge la difficoltà di doversi confrontare con una realtà esterna che, quando si tratta della salute di Kim, sembra puntare allo scoop e all’esclusiva sensazionalistica, senza preoccuparsi troppo della veridicità e della affidabilità della notizie riportate.

Natasha Colombo

KOREA-NORTH/CHINA” by vnmobiography is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • Nelle scorse settimane le testate giornalistiche di tutto il mondo hanno fomentato molte speculazioni sulla salute di Kim Jong-un, andando dal semplice intervento chirurgico alla morte. Alla fine il leader norcoreano è riapparso vivo e sorridente in pubblico.
  • Internet ha reagito con ferocia e sarcasmo alla possibilità che Kim fosse morto, fornendo involontariamente armi preziose alla propaganda del regime.
  • Gli esperti di Corea del Nord hanno iniziato nuovamente a ragionare su come interpretare le informazioni che trapelano dal Paese e come offrire una copertura mediatica più affidabile sulla situazione politica a Pyongyang.

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Natasha Colombo
Natasha Colombo

Nata e cresciuta in Italia, ho potuto trascorrere diversi periodi di studio e lavoro negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Corea del Sud. Tali esperienze mi ha portato ad interessarmi alla politica americana e asiatica, con particolare focus sulla Corea del Sud e la Corea del Nord. Ho appena conseguito la laurea magistrale in Relazione Internazionale Comparate presso l’Università Ca’ Foscari  di Venezia, focalizzandomi sulla politica americana. In seguito, ho potuto svolgere un tirocinio come analista politico presso l’Ambasciata Italiana a Seoul.

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