In 3 sorsi – Dopo quasi 50 anni la Somalia si avvia ad elezioni democratiche, ma il futuro non si presenta roseo: previste per tra novembre 2020 e febbraio 2021, le consultazioni potrebbero essere rinviate all’agosto del prossimo anno.
1. UN FUTURO DALLA PROGRAMMAZIONE INCERTA
Sembra non volersi arrestare il periodo di incertezza che attanaglia il futuro della fragile Somalia, chiamata a decidere le proprie sorti politiche nelle prossime elezioni legislative in un momento estremamente critico e precario.
Un acceso dibattito è stato sollevato infatti dalla dichiarazione del Responsabile della Commissione Elettorale, Halima Ismael Ibrahim, di voler posticipare sia le elezioni parlamentari che presidenziali all’agosto 2021, altresì previste rispettivamente per novembre 2020 e febbraio 2021. Proposta fortemente bocciata dai principali partiti di opposizione, quali l’UPD (Union for Peace and Development Party), Himilo Qaran, Wadajir, Ilays Party, Congress Party e Peace Party, che hanno invitato la Commissione a dimettersi e hanno escluso la possibilità di prorogare il mandato dell’attuale Governo, che rimarrà in carica fino a novembre di quest’anno.
Fig. 1 – Il Presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo
2. LE PRIME ELEZIONI POPOLARI DOPO MEZZO SECOLO
Lo scorso febbraio il Presidente uscente Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo, ha firmato la nuova legge elettorale che segna uno storico spartiacque per il Paese africano. Il precedente sistema elettorale era stato oggetto di aspre critiche di osservatori sia interni che internazionali, per la discriminazione che creava nei confronti delle donne, delle minoranze etniche e dei giovani. Tale sistema si basava su un complesso meccanismo che attribuiva potere di voto solo ad alcuni delegati dei principali clan somali, i quali dovevano scegliere i legislatori che a loro volta avrebbero individuato il futuro presidente del Paese. Tale modello garantiva però la rappresentanza in Parlamento solo ai principali clan della Somalia ed impediva alle minoranze di essere effettivamente rappresentate. Le ultime elezioni multipartitiche a suffragio universale si tennero nel 1969, poco prima del colpo di Stato del dittatore Siad Barre, che mantenne il potere fino al 1991. Le future elezioni legislative si terranno invece non più su base clanica, ma, a partire da quest’anno, i membri del Parlamento verranno eletti direttamente dalla popolazione, per mezzo di un sistema elettorale maggioritario che impone anche di riservare il 30% dei seggi alle donne. Il Presidente e il Primo Ministro, che dovrà appartenere al partito o alla coalizione di maggioranza, saranno votati direttamente dal futuro Parlamento.
È stato inoltre comunicata dai membri della Commissione Elettorale la volontà di registrare dai due ai tre milioni di elettori, affidando tale compito ad esperti al fine di evitare contestazioni.
Fig. 2 – Il Parlamento federale somalo riunito in una ex base aerea fuori Mogadiscio per l’elezione del capo dello Stato, nel febbraio 2017. La scelta ricadde sull’attuale Presidente, Mohamed Abdullahi Mohamed
3. IL VOTO TRA LE MILLE DIFFICOLTÀ
Le prossime elezioni legislative, pur costituendo un evento di rilevanza storica notevole, verranno portate avanti in un contesto estremamente complicato. Le difficoltà incontrate sono svariate: il Paese versa in condizioni di instabilità politica, sanitaria ed economica da ormai molti anni. Persistono le tensioni fra il Governo centrale e gli Stati federati, contribuendo a creare un terreno difficile per lo svolgimento di un processo elettorale ordinato e trasparente. Mogadiscio dovrà anche tenere in considerazione il fattore sicurezza: da un lato l’aumento dell’attività terroristica del gruppo al-Shabaab, che controlla una parte considerevole del Paese, e dall’altro della riduzione dei finanziamenti destinati alla missione ONU in Somalia, Amisom.
Un ulteriore elemento di criticità è costituito dalla situazione sanitaria: negli ultimi mesi la Somalia è stata colpita duramente da inondazioni di portata eccezionale, nonché da un’invasione di locuste che ha devastato le già scarse colture somale. Tutto questo si aggiunge agli ostacoli posti dall’epidemia di Covid-19 e la conseguente impossibilità di creare grandi afflussi e assembramenti alle urne, considerato il contesto già fortemente precario.
Una sete di cambiamento e modernità che dovrà tuttavia scontrarsi con un futuro nebuloso e imprevedibile.
Veronica Bari
Photo by David_Peterson is licensed under CC BY-NC-SA