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La geopolitica della pandemia: nel 2020 in Africa si scrive il nuovo ordine mondiale?

AnalisiNonostante in Africa la Covid-19 non abbia colpito così duramente come in altre zone del mondo, la pandemia costituisce una grave emergenza per il Continente, che necessita del sostegno della comunità internazionale. Se da un lato USA e Russia sembrano tirarsi indietro, dall’altro lato UE e Cina puntano a rafforzare le relazioni con l’Africa.

UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER L’UE

A marzo, prima che la pandemia prendesse piede, l’UE aveva appena delineato la nuova strategia per l’Africa, con l’ambizione di creare un “partenariato tra pari“. Il coronavirus mette ora a rischio questa strategia e sarà la prima grande prova dell’ambizione come attore mondiale dell’Unione. Nonostante la regione sub-sahariana non sia stata per ora colpita duramente come altre in quanto a contagi e morti, il virus porta con sé lo spettro di una profonda crisi economica e del default. Già prima dello scoppio del coronavirus, l’Africa si trovava ad affrontare un’incombente crisi del debito, con circa un Paese subsahariano su tre classificato come in difficoltà o ad alto rischio di indebitamento. Conseguentemente la dichiarazione del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, sull’apertura di un dialogo all’interno dell’UE per la cancellazione del debito africano è particolarmente rilevante. Con un’azione ambiziosa e coordinando la cancellazione del debito per l’Africa, nel rispetto della voce del Continente e della sua sovranità economica, l’UE può affermarsi sulla scena mondiale, soprattutto nei confronti della Cina, che negli ultimi anni è stata a sua volta accusata di colonialismo del debito. L’emergenza potrebbe aprire una finestra di opportunità per l’UE, tramite la quale rafforzare le relazioni con i Paesi africani e contrastare la crescente influenza della Cina su di essi. Inoltre una mancata azione potrebbe avere conseguenze disastrose sull’economia sub-sahariana e i flussi migratori verso l’Europa. Se l’Africa non riuscisse a pagare il debito estero e ad acquisire finanziamenti internazionali, le conseguenze umane, socio-economiche e di sicurezza si riverserebbero senza dubbio anche sull’UE e sarebbero disastrose per un continente che rappresenta già il 70% della popolazione povera del mondo.

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Fig. 1 – Un momento dell’EU-Africa Forum di Vienna, nel 2018

IL MONDO SENZA GLI STATI UNITI

Come ha dichiarato Carl Bildt nel suo articolo per il Washington Post, nell’incontro annuale dell’assemblea dell’OMS si sono delineati chiaramente i tratti del mondo post-egemonia statunitense. Nel corso di questa crisi sanitaria, gli Stati Uniti hanno abbandonato completamente la loro funzione globale e le loro aspirazioni da potenza mondiale. È stata l’Unione Europea a portare avanti il lavoro diplomatico per un’inchiesta trasparente sulla gestione della pandemia, supportata anche da molti Stati africani. Diversamente, l’intervento degli USA durante l’incontro ha alimentato l’impressione che l’Amministrazione Trump sia molto più interessata a combattere la Cina che a combattere il virus. Inoltre, Washington ha respinto la formulazione di una risoluzione dell’OMS per sostenere il diritto dei Paesi poveri di ignorare i brevetti per avere accesso al vaccino contro la Covid-19 o alle cure, scatenando l’ira di molti ambasciatori africani presso l’Organizzazione. I leader del Continente auspicano un vaccino con brevetto gratuito e disponibile per tutti ovunque, come sollecitato in una lettera aperta firmata da più di 140 personalità pubbliche, comprese importanti figure africane. La crisi sanitaria ha posto nuovamente l’accento su tendenze ormai consolidate come il riscoperto isolazionismo statunitense e il quasi totale disimpegno nei confronti dell’Africa.

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Fig. 2 – Tedros Ghebreyesus, Direttore dell’OMS e già Ministro della Salute (2005-2012) e degli Esteri (2012-2016) in Etiopia

PROVE GENERALI DA EGEMONE PER PECHINO?

Il leader cinese Xi Jinping ha fatto del consolidamento dei legami diplomatici in Africa un punto centrale del suo discorso di apertura all’Assemblea Mondiale della Sanità, mentre Pechino si trova ad affrontare un duro scontro con alcune democrazie occidentali per il suo ruolo nella pandemia da coronavirus. Con i grandi donatori tradizionali dell’Africa, come l’Europa e gli Stati Uniti, concentrati sul contenimento della diffusione del virus, Xi Jinping è passato a posizionare la Cina, che ha il suo focolaio in gran parte sotto controllo, come leader mondiale della salute, impegnandosi a donare 2 miliardi di dollari all’OMS nei prossimi due anni per assistere le economie in via di sviluppo. L’offerta di Xi Jinping e l’attenzione verso gli alleati africani sono mosse per assicurarsene il sostegno in un momento critico e precario del rapporto di Pechino con il Continente. Sebbene nessun capo di Stato africano abbia ancora criticato pubblicamente la risposta della Cina al virus, il gruppo africano ha appoggiato una risoluzione elaborata dall’Unione Europea e firmata da più di cento Paesi che chiedeva un’inchiesta indipendente sullo scoppio della pandemia. La minaccia più grande alla relazione sino-africana, però, è arrivata in aprile, quando dei video ripresi nella città di Guangzhou sono diventati virali in rete, con le immagini scioccanti di africani rimasti senza dimora dopo essere stati sfrattati dai padroni di casa e allontanati dagli alberghi per paura che fossero i colpevoli del focolaio locale. Poco dopo la città ha iniziato a testare e mettere in quarantena tutti gli africani, indipendentemente dalla loro storia di viaggio. Questa vicenda ha incrinato l’immagine del nuovo alleato cinese nel Continente, con possibili ripercussioni sul soft power di Pechino. La crisi del coronavirus è un test sulle ambizioni della Cina come leader mondiale e rivelerà quanto profonda sia la nuova alleanza con l‘Africa.

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Fig. 3 – Personale cinese appena arrivato all’areoporto di Addis Abeba per fornire aiuti sanitari e assistenza medica in Etiopia

QUANDO I NODI RUSSI VENGONO AL PETTINE, L’AFRICA NON È UNA PRIORITÀ

Il 28 aprile il Ministero degli Esteri russo ha annunciato che 12 Paesi mediorientali e africani hanno chiesto l’assistenza russa nella lotta contro il coronavirus. “Tutte queste richieste sono attualmente all’esame delle Autorità governative russe competenti”, ha detto il dicastero. Tuttavia, Mosca non ha ancora fornito alcuna assistenza, in netto contrasto con la prolifica diplomazia cinese in Africa. Il Consiglio di Affari Internazionali russo ha sostenuto in un recente policy paper che la pandemia costringerà probabilmente il Paese ad aggiustare gli ambiziosi piani di cooperazione espressi durante il primo vertice Russia-Africa, tenutosi a Sochi nell’ottobre 2019. Di fatto la Russia sta affrontando una doppia crisi in patria: oltre alla difficile situazione sanitaria, il crollo dei prezzi del petrolio ha pesato enormemente sulla sua economia, che dipende fortemente dalle esportazioni di risorse naturali. Per ora non è chiaro se la Russia potrà permettersi di mostrare il proprio soft power in Africa sostenendo la lotta contro la pandemia o lasciando la partita in mano a Cina e Unione Europea. La risposta internazionale di Mosca alla crisi del coronavirus è molto eloquente per quanto riguarda le priorità di politica estera. La Russia ha scelto, infatti, di mostrare il proprio sostegno all’Italia, cogliendo l’occasione per dipingere se stessa come una grande potenza venuta in soccorso di una “Europa indebolita”. Oggi i calcoli costi-benefici di Mosca sembrano essersi almeno temporaneamente spostati contro la fornitura di aiuti all’Africa: il virus ha cominciato a colpire più duramente la Russia e il Governo vede l’Africa come una priorità di politica estera meno importante dell’Europa. La pandemia potrebbe quindi costringere la Russia a mettere in pausa le proprie ambizioni africane.

Arianna Colaiuta

Photo by Peggy_Marco is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • A marzo, prima che la pandemia prendesse piede, l’UE aveva appena delineato la nuova strategia per l’Africa, con l’ambizione di creare un “partenariato tra pari”. Il coronavirus mette ora a rischio questa strategia e sarà la prima grande prova dell’ambizione come attore mondiale dell’Unione.
  • Nel corso di questa crisi sanitaria gli Stati Uniti hanno abbandonato completamente la loro funzione globale e le loro aspirazioni da potenza mondiale.
  • Il progressivo ritiro degli Stati Uniti dal proprio ruolo egemone sul continente ha fatto emergere nuovi attori, come la Cina, interessati ad assumere un controllo maggiore.
  • Anche la Russia si era detta disponibile ad assistere l’Africa contro il coronavirus, ma il peggioramento dell’emergenza interna e dell’economia ha nei fatti sospeso l’azione di Mosca.

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Arianna Colaiuta
Arianna Colaiuta

Classe ’96, di Roma, città dove attualmente studio e vivo. Dopo una laurea in Politics, Philosophy and Economics presso la LUISS Guido Carli, ho deciso di proseguire i miei studi in politica internazionale con una magistrale in Global Studies. Al momento vivo a Bruxelles, dove faccio parte di un double degree presso l’Université Libre de Bruxelles (ULB) e collaboro con la delegazione europea di Unioncamere.  Il mio interesse per la geopolitica e la sicurezza mi ha portato a sviluppare un particolare interesse per la regione MENA e per l’Africa sub-sahariana. Con la mia tesi triennale “ Italy and Africa: evolution of the Italian approach during the XVII legislature and a risk-opportunity analysis in light of the national interest” ho iniziato un percorso di approfondimento sulla politica del continente africano, che provo a portare avanti qui al Caffé con una serie di articoli tematici.

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