In 3 sorsi – Dopo l’arresto avvenuto nei giorni scorsi del magnate Jimmy Lai, le proteste a Hong Kong si sono ulteriormente inasprite. Tutto ciò ha dato il via ad una sempre più delineata e motivata battaglia per la sopravvivenza del sistema democratico locale.
1. LE PROTESTE E IL RAPPORTO CON LA CINA
Dall’inizio delle proteste, nella primavera 2019, la situazione nella regione di Hong Kong non accenna al miglioramento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra essere stata la legge sulla sicurezza nazionale, la quale invece di essere stata approvata dal comitato legislativo di Hong Kong, è stata decisa – nel mese di giugno – dal Governo centrale cinese. Questo episodio ha contribuito ad aggravare ulteriormente la situazione cittadina, già instabile a causa di altri episodi di disordine pubblico. Il Governo britannico ha proposto, in risposta alla presa di posizione cinese (che di fatto viola gli accordi firmati con Londra in scadenza nel 2047), la possibilità di fornire ai cittadini hongkonghesi con doppio passaporto la cittadinanza britannica. Non solo, a peggiorare ulteriormente la situazione è intervenuta una nuova repressione delle proteste, culminata con l’arresto di Jimmy Lai, magnate dei media e tra i massimi esponenti del fronte anti-Pechino nella città-Stato.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’arresto di Jimmy Lai, magnate dei media e sostenitore dello schieramento democratico a Hong Kong, 10 agosto 2020
2. IL PERSONAGGIO: JIMMY LAI
Jimmy Lai è noto ai media e alla popolazione locale per essere un self-made man e uno dei principali sostenitori della democrazia di Hong Kong e di conseguenza un nemico della dittatura cinese.
Nasce nella regione del Guandong settantuno anni fa, e, una volta fuggito dalla Cina, si reca appena dodicenne a Hong Kong: da adulto, dopo numerosi sforzi, riesce a fare fortuna nel settore dell’abbigliamento. Alla domanda sul motivo per cui egli sia così fermamente contrario al presente establishment egli ha sempre risposto – come ad esempio in un’intervista a CBS News – che i soldi senza libertà sono inutili, motivo per cui vale la pena combattere. Negli anni, avendo vissuto anche la tragica repressione di Piazza Tienanmen, decide di impegnarsi e combattere per la libertà di informazione: fonda così nel 1995 Apple Daily, magazine di informazione con il quale critica aspramente il sistema cinese e sostiene la democrazia di Hong Kong. Questo lo porta ad avere problemi con la legge e a essere malvisto dal Governo locale, donandogli però allo stesso tempo la fama di paladino della democrazia, soprattutto tra i giovani attivisti hongkonghesi.
Fig. 2 – Manifestazione a sostegno di Lai e del suo magazine Apple Daily, 11 agosto 2020
3. L’ARRESTO, LA LIBERAZIONE E LE CONSEGUENZE
Il 10 agosto Jimmy Lai è stato arrestato, insieme ai figli e ad alcuni collaboratori, con l’accusa di “collusione con forze straniere”, alla base della legge sulla sicurezza nazionale, contro la quale lui e altri attivisti stanno protestando. Successivamente, nella notte del 12 agosto, non solo lui ma anche i figli e altri attivisti sono stati liberati previo pagamento di cauzione. Le notizie – sia dell’arresto che della liberazione – hanno registrato un eco mediatico incontrollabile nella regione. In generale questi arresti sono stati percepiti come una brusca repressione della libertà d’espressione, da sempre mal digerita dai cittadini di Hong Kong. Il braccio di ferro tra la Cina continentale e Hong Kong continua. È adesso necessario capire quale sarà la prossima mossa da parte del Governo centrale cinese per arginare le proteste del popolo di Hong Kong.
Questo arresto è da identificarsi come l’ennesimo tentativo da parte della leadership di Pechino di eliminare la democrazia dal conflitto, ormai nel pieno del suo svolgimento, in atto contro gli Stati Uniti. Resta ora da osservare come Washington e Londra, in particolar modo il Presidente Donald Trump e il Primo Ministro Boris Johnson, organizzeranno la loro controffensiva per cercare nuovamente di far valere i loro interessi geopolitici contro quelli di Pechino. Intanto l’Europa si trova in una posizione sfavorevole, dal momento che ha accordi molto importanti sia con Hong Kong che con Pechino. Schierarsi con una delle due parti potrebbe quindi portare a rilevanti ripercussioni politiche o commerciali. Sarà perciò necessario che Bruxelles continui a dialogare con la Cina e cerchi di far leva sul rapporto che le lega per normalizzare il più possibile la situazione. Quello che è certo è che il silenzio comunque non pagherà e bisognerà mobilitarsi per trovare una soluzione.
Niccolò Ellena
“8.23 The HONG KONG WAY.” by Studio Incendo is licensed under CC BY