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Spagna e Recovery Fund: il piano economico per la ripresa post Covid-19

In 3 sorsi – Il Recovery Fund, il piano di recupero stanziato dall’UE per far fronte alla difficile fase post Covid-19, in Spagna è ancora in fase di messa a punto da parte del Governo di Pedro Sánchez.
Quali sono le principali linee su cui si concentrerà il leader socialista? E soprattutto quali impatti avrà il Recovery Fund per il Paese iberico?

1. IL RECOVERY FUND IN SPAGNA

Il 23 luglio scorso è stato approvato il Recovery Fund, con cui l’Unione Europea ha stanziato 750 miliardi di euro per la ricostruzione delle economie maggiormente colpite dalla pandemia di Covid-19, tra cui Italia e Spagna.
Il piano di recupero presenta delle notevoli differenze con i piani di salvataggio, accusa mossa dal partito di estrema destra Vox, che vede il Recovery Fund come una perdita di sovranità nazionale e di dipendenza dall’UE. Secondo i piani di salvataggio gli Stati membri possono intervenire per salvare l’economia di uno Stato non più in grado di pagare i propri debiti e di far fronte al proprio deficit, ma vincolandolo a condizioni molto stringenti, vigilate da BCE, Commissione Europea e FMI.
In primo luogo bisogna sottolineare che il Recovery Fund prevede delle risorse stanziate sotto forma di prestiti – 360 miliardi di euro – e risorse sotto forma di sovvenzioni, che ammontano a 390 miliardi. Sono, inoltre, gli stessi Stati a proporre un piano di recupero e una strategia da presentare a Bruxelles. Più che un piano di salvataggio, il Recovery Fund è stato considerato anche come un modo per modernizzare le economie europee dei Paesi più colpiti dalla pandemia, per rendere l’Unione Europea più competitiva anche fuori dal nostro continente, soprattutto nei settori della tecnologia e delle energie rinnovabili. In Spagna il leader socialista Pedro Sánchez ha comunicato che sarà lui stesso a presiedere la Commissione interministeriale che si occuperà della gestione del Fondo, annunciando un lavoro congiunto insieme agli enti locali e alle Comunità Autonome.

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Fig.1 – Il leader spagnolo Pedro Sanchez al Summit europeo a Bruxelles per le negoziazioni del Recovery Fund, 20 luglio 2020

2. I PRINCIPALI SETTORI SU CUI LA SPAGNA INVESTIRÀ

Dei 140 miliardi di euro che la Spagna riceverà con il Piano di Recupero europeo, circa 20 miliardi saranno destinati al lavoro, in particolare per il pagamento dei cosiddetti ERTE (Expediente de Regulación de Empleo Temporal) ossia il Regolamento sul lavoro temporaneo. Ricordiamo che l’ERTE è un espediente di regolazione temporanea di lavoro, utilizzato durante il lockdown, secondo cui i lavoratori passano in modo automatico in stato di disoccupazione, percependo un sussidio corrispondente al 70% del proprio salario nei primi sei mesi, finchè non terminerà lo stato di emergenza da coronavirus. A tal proposito, il Governo spagnolo sta valutando l’ipotesi di estendere anche oltre il 30 settembre il pagamento di questo sussidio.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per preservare il lavoro e assicurare i mezzi di sussistenza”, queste sono state le parole della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen.
Un altro tema che preoccupa il Paese iberico è quello delle pensioni, per evitare la bancarotta della Previdenza Sociale. Le pensioni occupano, infatti, uno dei principali posti nel bilancio generale dello Stato.
Il settore lavorativo dipende molto dal sistema produttivo e dalla necessità di renderlo più flessibile e agile, includendo temi fondamentali per la stessa Unione Europea. In primo luogo la transizione verso un’economia digitale ed ecologica che possa rendere la Spagna più competitiva e sostenibile nel quadro europeo. La crescita economica può essere recuperata creando lavoro e dunque migliorando dal punto di vista qualitativo e tecnologico la performance delle imprese.
Dal punto di vista delle infrastrutture, poi, prima della pausa estiva il leader del PSOE Pedro Sanchez ha annunciato tra le misure principali anche un piano di investimenti per migliorare la rete ferroviaria extraurbana, la cosiddetta Cercanías. 

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Fig.2 – Fernando Simon, Direttore del Centro di coordinamento per gli allarmi sanitari e le emergenze del Ministero della salute parla dell’evoluzione dell’epidemia da Covid-19, 27 agosto 2020

3. LO STATO ATTUALE DELLA PANDEMIA IN SPAGNA

La Spagna è stato il Paese europeo maggiormente colpito dalla pandemia da Covid-19, dopo l’Italia.
Attualmente sta vivendo un rebrote, termine spagnolo per indicare il rischio di una seconda ondata di contagi. Nella settimana dal 24 al 31 agosto i casi registrati sono stati 5513, secondo il Report del Ministero della Salute spagnolo.
Tra le comunità autonome più colpite ci sono la Catalogna e la regione di Madrid.
A tal proposito, il leader socialista Sánchez ha deciso di affidare la sanità alle singole Comunità Autonome spagnole, sia per contrastare le forti critiche ricevute durante il lockdown sulla sua volontà accentratrice, sia per rispettare le notevoli differenze presenti tra le varie regioni spagnole.
L’estate appena trascorsa non è stata favorevole, nonostante le forti restrizioni che il Paese ha mantenuto e nonostante quelle imposte dai vari Stati europei per i viaggi verso il Paese iberico, circostanza che ha fatto sì crollare il comparto turistico, che in Spagna rappresenta circa il 13% del PIL, ma che ha anche generato un aumento dei casi e un nuovo stato di emergenza.

Rachele Renno

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Perchè è importante

  • La Spagna riceverà circa 140 miliardi di euro dal Recovery Fund stanziato per affrontare la pandemia da Covid-19.
  • I principali settori su cui il Governo spagnolo investirà saranno quello delle pensioni, quello dell’occupazione e delle infrastrutture.
  • Il Recovery Fund in Spagna avrà anche un ruolo di transizione verso un’economia digitale ed ecologica che possa rendere il Paese più competitivo e sostenibile nel quadro europeo.

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Rachele Renno
Rachele Renno

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università “L’Orientale” di Napoli, dopo un’esperienza Erasmus in Spagna all’Università di Jaén decido di tornare in terra iberica per specializzarmi in Relazioni Internazionali con un Master post-laurea a Madrid. Sono appassionata di politica europea e ho svolto uno stage di ricerca presso il think-tank “Real Instituto Elcano” nel campo della “Politica dell’Unione Europea e della Spagna”.
Tra i miei principali interessi la lingua e cultura spagnola e la tutela del patrimonio artistico e culturale, motivo per il quale sono socia dell’associazione UNESCO Giovani.
Un detto spagnolo recita: “Compartir es vivir” (Condividere è vivere) e per me scrivere per il Caffè Geopolitico significa proprio questo: condividere con i lettori la mia passione per la politica internazionale.

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