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L’Olanda frena il cammino europeo dell’Albania

Il 17 di dicembre il Consiglio UE ha respinto ancora una volta la decisione sullo status di Paese candidato dell’Albania. Come mai? Sostanzialmente il Consiglio ha riconosciuto i passi avanti fatti da Tirana durante l’ultimo anno, però ha chiesto ancora tempo prima di approvare la richiesta.

1. IL NO OLANDESE – È stata l’Olanda a schierarsi in prima linea per il “no”, seguita poi dopo anche da Germania, Francia, Danimarca e Gran Bretagna. Pur riconoscendo il miglioramento del dialogo interno tra le forze politiche (nodo che aveva già fatto perdere un giro all’Albania nel 2012) e le elezioni politiche svolte in giugno (ritenute democratiche e in sintonia con gli standard europei), l’Olanda ha chiesto ulteriormente tempo per giudicare la bontà del lavoro finora svolto da Tirana. Il punto cruciale secondo Fran Timmermans, Ministro degli Esteri olandese, rimane la lotta a corruzione, immigrazione clandestina e criminalità organizzata. La valutazione di concedere lo status di candidato non dovrà essere affrettata e richiede più tempo, in quanto i risultati devono essere valutati su un arco di tempo maggiore. L’Olanda è da sempre molto critica verso i Paesi balcanici: la stessa Serbia si è vista rifiutare per due volte lo status di candidato all’UE dal veto di Amsterdam. Questa volta Timmermans ha chiesto anche ad altri Stati di non lasciare sola l’Olanda su tali posizioni.

2. TIRANA DELUSA – A Tirana, nonostante il “no” dei Paesi Bassi fosse già stato preannunciato, hanno sperato fino in fondo sulla pressione da parte di altri Paesi membri dell’UE che le avevano garantito il loro sostegno. Il fronte dei favorevoli era invece costituito dall’Italia (da sempre in prima linea), seguita da Austria, Ungheria, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Estonia, Lituania e Irlanda – convinti della necessità di una concessione immediata. Dello stesso avviso anche la Commissione Europea e il Parlamento europeo, ma ciò non è bastato a far cambiare idea ai Paesi scettici. Il premier albanese Edi Rama, ha incassato il “no”, trovando la giustificazione più nelle forze euroscettiche di questi membri dell’UE che nell’operato di Tirana. Il fatto stesso del giudizio dato, senza ulteriori “compiti” da svolgere, significa che l’Albania è sulla buona strada: l’ulteriore tempo richiesto, in sostanza, sarebbe più per i Paesi contrari e dettato da un certo euroscetticismo.

3. PROSSIMO APPUNTAMENTO – Tutto rimandato a giugno, quando la Presidenza UE sarà guidata dalla Grecia. Il problema per Tirana non sono solo gli sforzi che dovrà intraprendere in tema di lotta alla corruzione, immigrazione e criminalità organizzata come richiesto dai Paesi scettici. Il punto importante è che l’Unione deve affrontare altre problematiche, come la crisi economica, l’euroscetticismo e – argomento non da poco – l’influenza sempre più insistente della Russia a est. Il tema di un ulteriore allargamento è passato quindi in secondo piano.

Juljan Papaproko

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Juljan Papaproko
Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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