Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Nonostante sia meno presente sui media nazionali ed internazionali rispetto agli anni precedenti, il terrorismo è un fenomeno che dal 2011 è in una nuova fase di recrudescenza. Il 2013 è stato un anno da record: ne abbiamo fatto una mappa…
I numeri ufficiali sul numero degli atti terroristici nel 2013 non sono ancora disponibili. Il trend è però preoccupante. Se nel 2012 il numero complessivo di atti si è attestato, secondo il Country Report on Terrorism del Dipartimento di Stato statunitense, sugli 8500, la prima metà del 2013 ne ha fatte registrare oltre 5000. Considerato l’autunno caldo che è appena trascorso, ci si aspetta quindi un nuovo record. I numeri non devono però spaventare. Il rapporto USA è davvero onnicomprensivo ed include nella fattispecie terrorismo una vastissima gamma di attività criminose, inclusi rapimenti, cyberattacks, banditismo per il finanziamento di attività terroristiche e molto altro.
La nostra mappa si concentra invece sugli attacchi più significativi coperti dall’informazione ordinaria, e quindi bombe, assalti e attentati. Inoltre, premessa fondamentale per chiunque si cimenti nello studio del terrorismo è la scelta della definizione che del fenomeno si vuole dare. La definizione di terrorismo è materia controversa e spesso gli Stati ne abusano per additare movimenti autonomisti, oppositori politici o minoranze etniche. Scremare è quindi difficoltoso. Per quanto ci riguarda, ci rifacciamo ad una definizione di carattere generale per scegliere e classificare la nostra casistica: consideriamo attacco terroristico un atto violento rivolto contro la società civile e/o le sue istituzioni per il perseguimento di un fine politico diretto o indiretto.
In questo modo è già possibile, in attesa dei calcoli ufficiali e onnicompresivi, tracciare i trend generali del fenomeno terroristico. In questa accezione, nel 2013 gli attentati terroristici documentati da fonti “open source” sono circa 180.
Il trend conferma ancora una volta che il terrorismo di matrice islamista continua a rappresentare la principale minaccia per le aree geografiche di pertinenza. In diminuzione i fenomeni terroristici legati al nazionalismo, rimpiazzati però, soprattutto in Asia, da rivendicazioni legate al separatismo o richiesta di autonomia.
Spieghiamo alcune peculiarità della mappa. A seconda del numero degli attentati occorsi, gli Stati colpiti sono stati evidenziati con colorazioni che vanno dall’arancio per i Paesi poco interessati dal fenomeno al bruno intenso dell’Iraq, il Paese più colpito nel 2013.
Due casi speciali, evidenziati in nero: Siria e Mali. In entrambi i casi è sembrato opportuno sospendere il giudizio. Le fazioni che si affrontano sul campo sono tante e la violenza diffusa è all’ordine del giorno. Ciascuna delle parti in lotta accusa di atti terroristici le fazioni opposte, indistintamente dal fatto che vengano colpiti militanti, militari o civili. Ne consegue un quadro confusionario nel quale dare un numero, seppur descrittivo, avrebbe poco significato. Per contro, le condizioni di questi due Paesi rappresentano una minaccia per la sicurezza internazionale. Soprattutto nel caso siriano, il territorio al di fuori del controllo statale e il tragico connubio tra elementi tribali e organizzazioni terroristiche crea pericolosi crogiuoli di attività non statali violente.
Un caso a parte: la Colombia. Diverse le segnalazioni di episodi di violenza in Colombia, spesso classificati come atti terroristici “tout court”. Piuttosto, gli episodi del 2013 riportano al consueto confronto tra il debole apparato statale e le FARC oppure alla lotta contro i cartelli della droga. Queste attività e i loro risvolti violenti si collocano spesso in una “zona grigia” di difficile definizione ai fini della mappatura del fenomeno terroristico. Nell’accezione che in questa mappa abbiamo dato ne restano al di fuori.
Marco Giulio Barone