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Cristina concede il bis?

Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Con quali prospettive l’Argentina entra nel nuovo anno? Quali le possibilità future del paese alla luce delle elezioni presidenziali e degli effetti della crisi economica mondiale? L’attuale presidente, Cristina Kirchner, sembra intenzionata a ricandidarsi: i sondaggi le danno attualmente ragione, in seguito ad una ritrovata popolarità ottenuta dopo l’improvvisa morte del marito. L’economia, intanto, ha ripreso a decollare, ma inflazione e forte intervento dello Stato sono i due principali punti critici.

 

ECONOMIA – Uno degli argomenti più dibattuti riguarda lo stato dell’economia del paese attualmente sotto i riflettori in seguito all’arrivo della delegazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che significa la ripresa dei rapporti con l’Argentina dal 2005, anno in cui l’allora presidente Néstor Kirchner aveva annunciato la cancellazione del debito con il FMI per interromperne la dipendenza.

 

A seguito della richiesta del Presidente Cristina Fernández, il direttore del FMI per le Americhe, Robert Renhack, e 5 funzionari si sono recati in Argentina per fornire assistenza nell’elaborazione di un Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) che rappresenti il più possibile la reale condizione del paese.

 

A partire dal 2007, l’Argentina ha sottostimato l’IPC di Buenos Aires, usato come campione  per l’intero paese, presentando dati ufficiali sull’inflazione molto più bassi di quelli reali, oscillanti invece tra il 15% e il 25% annuo.

 

Cos’è cambiato? Il mese scorso il  Ministro dell’Economia, Amado Boudou, ha chiesto aiuto al FMI per elaborare un nuovo IPC, richiesta giunta dopo anni di critiche contro le statistiche pubbliche, di minacce del Fondo di sanzionare l’anno prossimo Buenos Aires per l’incapacità di elaborare indici corretti e per non aver intrapreso misure idonee di fronte all’aumento dell’inflazione. L’istanza del Ministro è arrivata qualche giorno dopo l’annuncio del Presidente di voler negoziare una dei rimanenti debiti che il governo continua a non pagare, quello del Club di Parigi, stimato a circa 6.700 milioni di dollari.

 

VERSO LE ELEZIONI PRESIDENZIALI – In vista delle elezioni dell’ottobre 2011, si sta assistendo a continui cambiamenti delle compagini politiche e all’emergere di nuovi candidati per la presidenza.

 

Per quanto riguarda il Peronismo, incarnato dal Partido Justicialista (PJ) attualmente al governo, sembra che abbia assunto nuove sembianze assumendo le vesti di una coalizione composta da tre componenti: il peronismo puro, rappresentato da governatori e sindaci; il sindacalismo, il cui leader è Hugo Moyano; e, infine, il Kirchnerismo, che vede come protagonisti i settori di sinistra, organizzazioni dei diritti umani e movimenti sociali.

 

Tra l’opposizione spicca la deputata Elisa Carrió, candidata del partito Coalizione Civica, forza politica di centro. È la terza volta che compete per la presidenza, infatti, già candidata per le elezioni del 2003 e 2007, l’ultima delle quali aveva conseguito il secondo posto con il 23% dei voti contro i 45,29% dell’attuale presidente. Accettando la candidatura, la deputata ha sostenuto che non stringerà alleanze con i partiti dell’opposizione.

 

Al momento, gli altri due candidati per la presidenza sono Fernando “Pino” Solana, del partito di centro sinistra Progetto Sud (Proyecto Sur) e Ricardo Alfonsín, figlio dell’ex presidente Raul Alfonsín (1983 – 1989) che dovrà disputare la propria candidatura alle primarie dell’Unione Civica Radicale (Unión Civica Radical), la maggior forza di opposizione argentina, contro il vicepresidente Julio Cobos.  Quest’ultimo, nonostante non abbia formalmente lanciato la sua candidatura presidenziale, ha presentato il team di tecnici che eventualmente farebbero parte della compagine governativa.

 

In tale contesto l’Oficialismo, ovvero la fazione all’interno del PJ facente capo al Governo, non ha ancora reso noto chi sarà il loro candidato, anche se tutti gli indizi concorrono a favore della rielezione di Cristina Kirchner.

 

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L’EREDITA’ DI CRISTINA KIRCHNER – Sono passati tre anni dal giuramento di Cristina al governo, momento in cui aveva promesso di migliorare il modello politico ed economico del paese elaborato dal predecessore e marito Néstor Kirchner (foto), scomparso improvvisamente due mesi fa in seguito ad un attacco cardiaco.

 

Cristina Kirchner è stata la prima donna eletta presidente in Argentina, supportata dal 52% della popolazione del paese. Nonostante tutto la sua presidenza è stata costantemente oggetto di critiche: dall’essere una marionetta nelle mani del marito al non avere alcun interesse per il benessere del paese.

 

Non tutto è vero e non tutto è falso: alcune delle promesse fatte in campagna elettorale sono state mantenute, anche se a un costo politico altissimo, quale la legge sui mezzi di comunicazione e la nazionalizzazione dei fondi pensione, che hanno provocato gravi conflitti sociali. Uno dei successi maggiori è stato il mantenimento del ritmo di crescita economica, a dispetto della crisi mondiale del 2008. L’economia argentina è aumentata del 7% del 2008, dello 0,9% nel 2009, ed è tornata a crescere con slancio nel 2010 (le stime parlano di un +8,5 %), grazie alle esportazioni di prodotti agricoli competitivi, ristrutturazione dell’industria, stimolo al consumo interno, all’avanzo primario e alla diminuzione della tassazione.

 

Tra gli aspetti più controversi, vi è l’inflazione che non riesce a essere contenuta e che soprattutto soffre di una stima imperfetta che ancora una volta non permette di avere una percezione corretta del reale andamento economico della nazione. A ciò si aggiunga la “disputa del campo” (riforma agraria) che ha causato nel 2008 un conflitto senza precedenti in tale settore quando il governo tentò di imporre tasse mobili alle esportazioni di grano.

 

A dispetto di tutto ciò, si rileva l’assenza di un vero leader che possa contendere con l’attuale presidente nelle prossime elezioni, perché il problema dell’opposizione è la frammentazione: una circostanza che gioca indubbiamente a favore del PJ.

 

L’Argentina è quindi attesa da un anno cruciale per il proprio futuro: l’esito delle elezioni presidenziali determinerà in gran parte anche le nuove linee di politica economica ed estera. Se il kirchnerismo dovesse confermarsi al potere, Buenos Aires proseguirà su una condotta improntata ad un ruolo forte dello Stato in economia e ad alleanze “discusse” a livello regionale come quella con il Venezuela di Hugo Chávez. Questo appare ad oggi lo scenario più probabile e la partita sarà comunque giocata all’interno del PJ dalle varie correnti che appartengono al partito.

 

Valeria Risuglia

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