I libri del Caffè – Una lettura per capire l’America Latina oggi: è il saggio di Eduardo Galeano, intellettuale uruguaiano. Scritto nel 1940, è un testo ancora attualissimo
“Le vene aperte dell’America Latina” è una lettura indispensabile per chiunque abbia voglia di approfondire la conoscenza del grande continente e capire perché un territorio tanto ricco faccia ancora convivere l’umanità con la miseria. E’ un saggio storico ed economico del 1971 che illustra le pesanti responsabilità di europei e nordamericani e ci consente di tessere le giuste connessioni tra fatti accaduti altrove ma che hanno dispiegato i loro effetti nella grande America del Sud.
E si parte dalla barbarie dei conquistadores che giustiziano in maniera terribile il guerriero Tupac Amaro e ne sterminano la discendenza per quattro generazioni per arrivare a descrivere con crudezza, ma con il giusto distacco dello storico quale è Galeano, i guasti provocati dalla monocultura agricola, soprattutto nel sertão del Brasile del nord est, reso brullo ed impoverito da secoli di coltivazione di canna da zucchero.
La brama di metalli preziosi annebbia gli europei che finiscono col passare dalla conquista militare ad una condizione di soggiogazione finanziaria sfruttando le immense ricchezze del continente,  che però non ricadono sugli indios né sui creoli ma legano a doppio filo il mercantilismo britannico al protezionismo politico ed economico degli Stati Uniti, attore dominante dalla fine della guerra di secessione.
Brasile ed Argentina hanno saputo cogliere fin da subito il ruolo di leader del continente e questo è accaduto anche nell’opera di distruzione degli indios del Paraguay i guaranì.
La politica della rapina ha preso il sopravvento e determina il tenore dei rapporti tra gli stati.
Non deve essere stato un caso il fatto che fu proprio questo saggio il regalo di Hugo Chávez a Obama, durante il vertice delle Americhe, nel 2009.
Eduardo Galeano è uno storico ed intellettuale uruguagio nato nel 1940. Ha trascorso diversi anni in Spagna perché il suo nome era finito nel taccuino sbagliato ai tempi della dittatura militare in Argentina e nel suo paese.
Andrea Martire