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Accordo cercasi

Per effetto della mediazione del Costa Rica, qualche spiraglio sembra aprirsi in Honduras. Tuttavia il presidente ad interim Micheletti (foto) non sembra intenzionato a mollare, almeno per adesso

GLI ULTIMI SVILUPPI – Da qualche giorno sono cominciate le negoziazioni tra il capo di stato del governo golpista Roberto Micheletti e il presidente legittimamente eletto dal popolo hondureño Manuel Zelaya, i quali sono stati riuniti dal presidente della Costa Rica Oscar Arias nella sua abitazione privata della capitale con il fine di ottenere un accordo che possa ristabilire l’ordine costituzionale in Honduras, recentemente violato dal golpe militare del 28 giugno. È notizia delle ultime ore l’offerta di un’amnistia, che consentirebbe a Zelaya di rientrare in patria, senza però ambire a tornare al potere. Micheletti ha intanto riaffermato che il 29 novembre si terranno le nuove elezioni

VEDIAMOCI CHIARO – Il 28 giugno forze militari ribelli hanno arrestato Il presidente Zelaya e lo hanno spedito in Costa Rica obbligandolo a chiedere un forzato asilo politico, prontamente concesso dal governo della repubblica centroamericana. Contemporaneamente a Tegucigalpa, capitale hondureña, venivano "sequestrati" dai militari golpisti anche gli ambasciatori di Venezuela, Cuba e Nicaragua, nazioni appartenenti all’ALBA . L’Honduras ne era diventato il sesto membro insieme a Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Repubblica Dominicana il 25 maggio 2008; esattamente come in questi paesi, il presidente Zelaya stava proponendo un referendum per chiedere alla popolazione se era d’accordo con la possibilità di effettuare una modifica costituzionale. L’obiettivo del presidente era quello di riformare la costituzione in senso socialista per adattarla agli obiettivi e ai fini dell’ALBA.Tuttavia nella costituzione hondureña non è prevista la possibilità di celebrare un referendum in concomitanza con le elezioni politiche come proponeva il presidente in carica. Con queste argomentazioni la Suprema Corte di Giustizia si era opposta con decisione unanime all’istituzione di una quarta urna referendaria nelle elezioni politiche. La sentenza ha dato il via ad una serie di pronunciamenti contrari alla proposta di Zelaya: il Congresso, le forze armate, i vescovi, altre istituzioni statali, tutti i poteri dello Stato si sono schierati contro la proposta del presidente. Nonostante ciò Zelaya ha deciso di proseguire con il suo intento referendario, sperando in una alta partecipazione al voto per poter legittimare la sua proposta. Il 25 giugno ha destituito il capo delle forze armate, il generale Romeo Vásquez, che si rifiutava di porre in pratica gli ordini del presidente in merito alla consulta referendaria. Romeo Vásquez ha presentato denuncia alla Corte Suprema di Giustizia per il licenziamento ingiustificato, la quale gli ha dato ragione, ordinando al presidente Zelaya di reincorporarlo nel suo staff. Di fronte alla negativa risposta di Zelaya i militari hanno deciso di arrestarlo e di eleggere presidente Roberto Micheletti, il quale ha cominciato a guidare il governo golpista, reprimendo violentemente le proteste della popolazione che chiedeva il ritorno di Zelaya.

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ED ORA? – Il negoziato costariccense non pare però destinato a un successo esemplare, nonostante l’esperienza internazionale del Presidente Arias . Tuttavia pare che le due parti non vogliano o non possano raggiungere un accordo, considerato anche l’entità degli interessi economici sottesi ad una modifica costituzionale in senso socialista. Si aspetta con ansia che farà la amministrazione americana che predica in tutto il mondo la democrazia e i diritti umani ma che per lungo tempo in Honduras ha appoggiato l’oligarchia aristocratica.

Andrea Cerami [email protected] 13 luglio 2009 

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