I media italiani ed europei nelle ultime settimane si sono occupati principalmente degli avvenimenti ucraini. Contemporaneamente, in Venezuela è in atto un’importante protesta contro il governo del presidente Maduro, con un alto livello di violenza e di repressione. In 3 Sorsi vediamo una panoramica della situazione nel Paese sud-americano.
LE PROTESTE – Da tre settimane in Venezuela sono in atto diverse proteste contro il governo guidato da Nicolás Maduro, successore del defunto Hugo Chávez. Nata come iniziativa di studenti, la protesta si è in seguito allargata fino a comprendere l’intera coalizione anti-chavista, con cortei e barricate nei principali centri urbani del Paese. La reazione del Governo non si è fatta attendere e sin dall’inizio delle proteste gli scontri violenti tra manifestanti, sostenitori del governo (i chavisti), forze dell’ordine e gruppi paramilitari governativi avvengono ormai pressochĂ© quotidianamente. Secondo il procuratore generale Luisa Ortega, che ha definito i manifestanti “criminali”, il bilancio è di 8 morti e 134 feriti. Secondo altre fonti, i morti sarebbero 10, con 140 feriti.
L’OPPOSIZIONE – I manifestanti chiedono le dimissioni di Maduro, poichĂ© ritengono il suo governo responsabile di crimini violenti, dell’alta inflazione, della penuria dei beni di prima necessitĂ , della repressione dell’opposizione e dell’aumento della criminalitĂ . Secondo dati disponibili, l’inflazione in Venezuela si attesterebbe attorno al 56,2 % mentre gli omicidi nel 2013 sarebbero stati 23.763, con una media di uno ogni 20 minuti. Giovedì 20 Febbraio, nella capitale Caracas, è avvenuto il picco degli scontri violenti, con i manifestanti che accusano le forze dell’ordine di seviziare e torturare le persone arrestate, le quali, inoltre, sarebbero trattenute diversi giorni nelle caserme prima di poter comparire davanti a un giudice. Uno dei leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ha denunciato almeno 18 casi di tortura nei confronti di persone tratte in arresto. Un altro leader anti-chavista, Leopoldo Lopez, dopo 5 giorni di latitanza si è consegnato alle forze dell’ordine e ora rischia una pena di 10 anni per l’accusa di omicidio e terrorismo. Al momento è detenuto in un carcere situato appena fuori Caracas, sotto stretta sorveglianza militare.
IL GOVERNO – Dal canto suo, il presidente Maduro, vede nelle proteste un tentativo da parte statunitense di rovesciarlo dal potere. Sua moglie, Cilla Flores, ha dichiarato: “Il Venezuela non è l’Ucraina, qui i fascisti non prenderanno il potere”. Il governo dopo aver espulso dal Paese i diplomatici statunitensi ha dichiarato di essere disposto al dialogo con Obama, per poi riconfermare la linea dura nei confronti di Washington. Inoltre, sono state ritirate le credenziali a quattro giornalisti della CNN rei, secondo Maduro, di non raccontare i fatti nella loro realtĂ . Va sottolineato che, con i mezzi d’informazione quasi del tutto controllati dal governo, la CNN è una delle poche fonti “esterne” di notizie per il Paese. Dopo la violenta repressione nelle strade, il presidente ha dichiarato di voler indire una “conferenza nazionale per la pace” mercoledì prossimo, con lo scopo di far cessare le violenze nel Paese. Capriles si è detto disposto a incontrare Maduro oggi “non per ascoltare proposte, ma per trovare soluzioni”.
Emiliano Battisti