L’Alto Commissario ONU per i rifugiati, Antonio Guterres, ha lanciato l’allarme: mancano i fondi per continuare ad assistere i rifugiati prodotti dalla sanguinosa crisi in Mali. Vediamo in 3 sorsi
LA CRISI E LE SUE CONSEGUENZE – Un anno fa la Francia ed un contingente ECOWAS, sostenuti da una risoluzione dell’ONU (N.2085), erano intervenuti in Mali per sedare la secessione dell’Azawad, nel nord del Paese. La ribellione, inizialmente su base tribale, aveva visto l’espansione di potere dei gruppi islamisti MUJAO (Movimento per l’UnitĂ e il Jihad in Africa dell’Ovest) e AQIM (Al-Qaeda nel Maghreb Islamico), i quali erano vicini a sconfiggere le forze governative. Le operazioni internazionali hanno consentito la ripresa di controllo del Paese da parte del Governo ad interim, in attesa di nuove elezioni. Il conflitto, che si protraeva dal 2011, ha creato circa 150 000 profughi che si sono rifugiati negli Stati confinanti, Burkina Faso, Mauritania e Niger. Altri 200 000 sfollati non hanno abbandonato il Paese, ma rimangono in Mali in condizioni di miseria ed indigenza.
L’ASSISTENZA DELLE AGENZIE ONU – L’UNHCR, Alto Commissariato Onu per i rifugiati, e il PAM (Programma Alimentare Mondiale), hanno garantito la distribuzione di aiuti alimentari per tutto il 2013 con buoni risultati. Ciascuna agenzia ha varato un programma dedicato per raccogliere fondi e garantire un servizio di assistenza costante. L’UNHCR ha ricevuto l’anno scorso circa 73 milioni di euro, il 70% di quanto preventivato, il PAM altri 19, corrispondenti al 46% del fabbisogno. Nonostante la penuria di risorse, le due agenzie hanno congiunto gli sforzi e sono riuscite a garantire le razioni alimentari su base regolare. Per continuare a fornire assistenza nell’anno in corso, sono stati richiesti fondi per complessivi 120 milioni di euro.
L’EMERGENZA – Ad oggi, l’UNHCR ha ricevuto appena 1,74 milioni (2%), mentre il PAM circa 3 (11%). In queste condizioni sarĂ a breve impossibile garantire la costante distribuzione di aiuti alle oltre 350 000 persone assistite. Ieri le due agenzie hanno lanciato l’allarme ed un appello affinchè le crisi piĂą recenti non facciano dimenticare che il supporto ai Paesi in difficoltĂ si protrae ben oltre le fasi calde e che il vero aiuto alle popolazioni viene dato dai programmi successivi all’intervento militare, che portano sollievo alle fasce della popolazione impossibilitate a reperire risorse e, in casi come questo, addirittura cibo. Il Mali rischia di divenire una crisi dimenticata. Invece è da ricordare che le operazioni militari continuano, seppure a ritmo meno intenso di un anno fa, mentre l’esigenza umanitaria resta immutata.
Marco Giulio Barone