In 3 Sorsi – Il colpo di Stato guidato dal colonnello GoĂŻta nell’agosto 2020 in Mali ha portato alla destituzione del Presidente KeĂŻta. Il popolo maliano ha mostrato supporto al nuovo regime, accogliendolo come alternativa credibile al Governo precedente.
1. I FALLIMENTI DELL’EX GOVERNO CIVILE
Le elezioni del 2013, nel pieno della guerra civile, segnarono l’ascesa di Ibrahim Boubacar KeĂŻta alla Presidenza della Repubblica del Mali. Tuttavia, il Governo da lui guidato è stato oggetto di ampie critiche da parte della popolazione nel corso degli anni. La corruzione endemica e dilagante, l’insicurezza crescente, la gestione inefficace della crisi sociale ed economica e una progressiva perdita di legittimitĂ sono stati i fattori che hanno determinato un drammatico crollo della fiducia nei confronti del Presidente. Secondo i Worldwide Governance Indicators (2018), il Mali aveva registrato un punteggio di -0,55 per la qualitĂ della regolamentazione, -0,80 per lo Stato di diritto e -0.70 per il controllo della corruzione (con punteggi calcolati su una scala da -2,5 a 2,5). Un ulteriore tema rimasto irrisolto è quello della povertĂ , che continua ad affliggere ampie fasce della popolazione. Nel 2018, infatti, si stimava che il 42,1% della popolazione maliana vivesse sotto la soglia di povertĂ .
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Ibrahim Boubacar KeĂŻta, il 14 gennaio 2013, diretto verso un incontro del suo partito prima del secondo turno delle elezioni
2. IL COLPO DI STATO CHE HA CONVINTO IL POPOLO
Il colpo di Stato dell’agosto 2020 ha posto fine al discusso Governo di KeĂŻta, giĂ fortemente indebolito da mesi di proteste popolari. A guidare la transizione è stato il colonnello Assimi GoĂŻta, a capo del Comitato nazionale per la salvezza del popolo (CNSP), che ha orchestrato il rovesciamento del Presidente, del Primo Ministro Boubou CissĂ© e di numerosi alti funzionari dell’Amministrazione in carica. Una volta insediatosi come Presidente ad interim, GoĂŻta ha annunciato l’avvio di una transizione politica “in tempi ragionevoli”, con l’obiettivo dichiarato di affrontare le profonde crisi economiche, sociali e istituzionali del Paese. Fin dai primi giorni, il nuovo regime ha incontrato un’accoglienza sorprendentemente favorevole da parte della popolazione. Oggi, a distanza di quasi 5 anni, il consenso appare ulteriormente consolidato: secondo sondaggi recenti, il 68,7% dei cittadini ritiene che la situazione del Paese sia migliorata, mentre il 90,2% afferma di avere fiducia nei militari e nell’esercito per la sicurezza delle proprie regioni. I dati evidenziano una tendenza chiara. La popolazione ha accolto infatti il cambiamento con speranza e, a oggi, una larga parte dei maliani considera il Governo militare come un attore capace di restituire al Paese – e al suo popolo, – la dignitĂ e la stabilitĂ a lungo attese.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’Imam Mahmoud Dicko pronuncia un discorso a Bamako nel giugno 2020 contro il Presidente KeĂŻta
3. DEMOCRAZIA SOSPESA: IL MALI PUĂ’ (E VUOLE) TORNARE ALLE URNE?
Agli occhi della comunitĂ internazionale, la situazione in Mali appare delicata e complessa. Nonostante il forte sostegno interno al regime militare, un ritorno alla democrazia resta tutt’altro che garantito. Studi recenti evidenziano un significativo calo del sostegno popolare al sistema democratico: se nel 2014 il 75% dei cittadini maliani dichiarava di preferire la democrazia, nel 2022 tale percentuale è al 39%. Parallelamente, è diminuita drasticamente anche la disapprovazione nei confronti del Governo militare, passata dal 70% al 18%. Questo cambio di percezione suggerisce che una parte consistente della popolazione non sembra ansiosa di tornare rapidamente alla democrazia. Tuttavia, la nuova realtĂ politica ha generato un senso di paralisi istituzionale. Il 13 maggio 2025, il regime ha ufficialmente sciolto tutti i partiti politici, vietando le riunioni tra i loro membri, rafforzando ulteriormente il controllo autoritario. Sul piano economico, la situazione non è meno critica. La sospensione di parte degli aiuti internazionali, da cui il Mali dipendeva in larga misura, ha contribuito a un aumento del debito pubblico, salito al 51,7% del PIL. Il consenso popolare nei confronti della giunta si scontra dunque con una persistente stagnazione economica e politica. Il Mali, tra i Paesi piĂą poveri del mondo, resta in bilico e gli attuali sviluppi lasciano presagire una lunga permanenza del regime militare al potere.
Livia Daccò Coppi
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