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L’India e l’emergenza coronavirus

In 3 sorsiOggi l’India è tra le nazioni con il maggior numero di contagi di Covid-19 a livello globale. Tutto questo ha messo in ginocchio l’economia e creato una crisi senza precedenti nella storia del Paese asiatico.

1. IL CORONAVIRUS IN INDIA

Il quadro generale in India appare ogni giorno più grave, non solo per la diffusione della Covid-19, ma anche per dinamiche locali già esistenti che hanno peggiorato ulteriormente l’impatto dell’epidemia.
Al fine di proteggere i cittadini il Governo centrale di New Delhi ha disposto, in data 24 marzo, il lockdown totale. Come dovunque, questa decisione è andata a impattare negativamente sulle entrate economiche dello Stato e dei singoli cittadini, generando a sua volta un altro momento di crisi. Considerando che in percentuale l’India investe solamente il 3,5% del suo PIL nella sanità pubblica, a fronte di una popolazione di oltre 1,25 miliardi di persone, è intuibile quanto sia complesso per Delhi affrontare una pandemia di questa portata senza gravi conseguenze. Ad oggi i casi accertati di Covid-19 in India sono oltre 5 milioni, il che la rende la seconda nazione più colpita dopo gli Stati Uniti. La situazione è resa ancora più complessa da dinamiche già ben presenti e radicate nel Paese: coloro che hanno disponibilità economiche maggiori e che vivono nelle grandi città sono infatti molto più tutelati rispetto a coloro che vivono nelle campagne o nelle zone suburbane. Queste persone in India sono circa 75 milioni: la loro condizione privilegiata testimonia quanto il fenomeno della disuguaglianza sociale sia presente nel Paese. È infatti possibile, una volta usciti dai centri abitati, incontrare numerosi agglomerati urbani in cui la popolazione vive in condizioni di fortuna e senza alcuna tutela.

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Fig. 1 – I funerali di una vittima di Covid-19 nel cimitero islamico di New Delhi, settembre 2020

2. LE RICADUTE ECONOMICHE

A rendere la questione in India estremamente spinosa non sono soltanto le oltre 86mila morti, ma anche gli ingenti danni riportati dal settore economico-finanziario. Durante il secondo trimestre del 2020, infatti, il PIL ha registrato un calo record del 23,9%. Le cause di questo crollo sono molteplici, in primis il lungo lockdown imposto dal Governo, durato sino ai primi di maggio.
Secondo Il Post, il settore più colpito è quello edilizio, seguito da quello manifatturiero e da quello dei trasporti. È tuttavia anche necessario tenere presente la parte di capitale sommerso, ossia quella derivante dai lavori svolti illegalmente e a nero ai quali molti cittadini sono costretti a fare ricorso per provvedere alla loro sopravvivenza, che non viene tracciato. In più molti lavoratori “informali”, secondo Il Foglio, hanno sofferto la crisi a loro volta, in particolar modo quelli nelle zone rurali. Certamente la fine del lockdown ha portato una pesante ripresa dei contagi: dalla riapertura l’India è infatti il Paese che conta più positivit quotidianamente, e a inizio settembre si sono contati addirittura oltre 80mila nuovi casi al giorno.
È chiaro che questo circolo vizioso non si fermerà fino a quando un vaccino anti-Covid non sarà disponibile. Fino a quel momento il Paese dovrà resistere e cercare di limitare i danni, già di per sé ingenti.

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Fig. 2 – Polizia a cavallo sorveglia una strada di Kolkata, dove è stato recentemente ripristinato il lockdown per arginare il numero dei contagi, settembre 2020

3. SANITÀ SOTTO STRESS

Uno dei settori messi più sotto pressione da questa emergenza è stato quello sanitario. Come menzionato, in proporzione al suo PIL, l’India investe una percentuale irrisoria nel settore ospedaliero. Tuttavia molte persone sono comunque costrette ad affidarsi alla sanità pubblica, poiché quella privata è troppo cara. Con la riapertura di maggio i contagi sono nuovamente saliti, mettendo le strutture ospedaliere in difficoltà. A farne maggiormente le spese sono stati gli abitanti delle baraccopoli, situate in periferia, e gli operatori sanitari, tutt’oggi in rivolta. I primi hanno difficoltà a ricevere i soccorsi, mentre i secondi, privi dei mezzi necessari per portare avanti la loro professione in sicurezza, hanno deciso di scioperare contro le Autorità. Tale protesta dimostra quanto la spesa destinata al settore sanitario in India sia del tutto inadeguata per le necessità del Paese.
Intanto lo Stato si è reso disponibile a distribuire aiuti sia economici che pratici alla popolazione: provviste alle persone povere e sostegni ad aziende di ogni genere. Sarà però da vedere se tali sforzi riusciranno a evitare ulteriori danni al già fragile sistema economico e sociale indiano.

Niccolò Ellena

2020_05_300100 – Pandemic In India” by Gwydion M. Williams is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • L’epidemia di Covid-19 in India diventa sempre più complessa da gestire. Nonostante il virus si sia diffuso più tardi rispetto ad altre nazioni, ad oggi, a causa di alcune lacune nel sistema sanitario e di una spesa pubblica limitata, lo Stato indiano si trova in crisi.
  • Ad aggravare le condizioni già precarie è stato soprattutto il lungo lockdown imposto da New Delhi, il quale – seppur necessario per limitare il numero dei morti – ha portato nel secondo trimestre dell’anno a un catastrofico calo del PIL.
  • Alla crisi si sono aggiunti poi gli scioperi degli operatori sanitari sottopagati e i fenomeni di disuguaglianza sociale che colpiscono specialmente gli abitanti delle campagne e delle zone suburbane.

 

 

 

 

 

 

 

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Niccolò Ellena
Niccolò Ellena

Mi chiamo Niccolò, sono nato a Firenze e ho 25 anni. Dopo la Laurea in Lingue e Culture straniere presso l’Università degli Studi di Firenze e un semestre a Wenzhou, in Cina, mi sono trasferito a Milano, dove vivo tutt’ora.

Ad Aprile 2022 ho completato la laurea magistrale in Lingue per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove ho discusso una tesi sulle relazioni tra Cina e Kenya nel contesto della Belt and Road Initiative (BRI).

Al momento sto lavorando come redattore per Money.it, testata giornalistica leader in Italia nel settore dell’economia. Scrivo principalmente di sostenibilità e tecnologia, ma la geopolitica rimane la mia più grande passione.

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