Il giro del mondo in 30 caffè – L’Asia Centrale è una delle regioni meno integrate nel sistema internazionale. Tuttavia, la ricchezza di risorse energetiche di Azerbaigian, Turkmenistan, Kazakistan, Uzbekistan e Tagikistan e la loro posizione geografica, hanno reso questi paesi sempre più interessanti per i grandi attori del sistema internazionale, che corteggiano quest’area in cerca di vantaggi
SCARSA INTEGRAZIONE REGIONALE: COMPETIZIONE E CONFLITTO – Sorti dalle ceneri dell’URSS, i paesi dell’Asia Centrale hanno fallito nell’amministrare in modo autonomo ciò che prima era sotto il controllo centralizzato di Mosca. Durante il 2010 non si sono verificati passi significativi per una maggiore integrazione regionale dell’area e le relazioni tra i vari attori continuano a correre sul filo della competizione e talvolta dello scontro piuttosto che su quello della cooperazione. Una più articolata integrazione gioverebbe senz’altro a questi stati che avrebbero così un maggior peso come attori nel panorama internazionale e potrebbero trovare soluzioni condivise a problemi comuni come il terrorismo islamico e la gestione delle scarse risorse idriche. Nel corso del 2010, infatti, proprio la gestione delle risorse idriche ed energetiche ha fomentato rapporti conflittuali tra Uzbekistan e Kirghizistan e Tagikistan e il terrorismo islamico che affligge l’intera regione occupata da questi tre paesi ha creato problemi soprattutto in Tagikistan dove, in agosto, l’evasione dalla prigione di Dushanbe di alcuni terroristi ha provocato scontri che hanno portato alla morte di un numero imprecisato di vittime. Inoltre, non va sottovalutata la tensione etnica che sussiste tra i vari popoli, che in giugno ha scatenato pesantissimi scontri tra uzbeki e kirghisi nel sud del Kirghizistan, scatenando un afflusso di massa di profughi uzbeki verso l’Uzbekistan e un inasprimento delle relazioni tra i due paesi. Lo stato che emerge tra gli altri è comunque l’Uzbekistan – potenza regionale demografica e militare – che aspira ad un ruolo di maggior peso in competizione con il Kazakistan, secondo stato forte dell’area. Le aspirazioni regionali dell’Uzbekistan si sono mostrate nell’ottobre del 2010, quando il Turkmenistan ha inaugurato un nuovo gasdotto gestito da compagnie russo-turkmene. Questo progetto ha suscitato la reazione di Tashkent, che ottiene vantaggi economici dal transito di un gasdotto che collega il Turkmenistan alla Cina e teme che l’avvicinamento tra Mosca e Ashgabat possa significare un allontanamento tra quest’ultima e Pechino.
RAPPORTI CON OCCIDENTE, RUSSIA E CINA: POLITICHE MULTI VETTORIALI – Le cinque repubbliche dell’Asia centrale hanno, a livelli diversi, importanti riserve energetiche di petrolio e gas e sono consapevoli di essere in una forte posizione negoziale nei confronti di partner occidentali, Russia e Cina. Tutti gli stati stanno utilizzando la loro posizione a proprio vantaggio portando avanti politiche multivettoriali, mirate a instaurare “partenariati strategici” con più potenze possibili, in modo da massimizzare i vantaggi di tali relazioni. Il livello di collaborazione con le grandi potenze è però diverso: Kazakistan e Uzbekistan sono i paesi più attivi, anche se quest’ultimo mantiene rapporti preferenziali con la Russia e non ha forti relazioni con l’Occidente soprattutto a causa di problemi legati a rispetto dei diritti umani.
L’Occidente corteggia l’Asia Centrale da tempo, cercando una collaborazione energetica sempre più stretta. Molti sono i progetti già attuati come il gasdotto Nabucco, approvvigionato da gas kazako e turkmeno del Mar Caspio. Inoltre, la vicinanza all’Afghanistan e al Medio Oriente rende i cinque -stan un luogo prezioso per il posizionamento delle truppe alleate (NATO). Proprio questa necessità ha rotto l’isolamento in cui l’Occidente aveva lasciato l’Uzbekistan e portato al primo incontro tra i leader Barroso, Rasmussen e Kadirov in sei anni proprio nel gennaio 2011.
Da parte sua, Mosca ha recentemente stretto accordi per includere il Turkmenistan nel progetto South Stream e il suo interesse in quest’area risente di due elementi: valutazioni di carattere economico ed energetico e della dottrina dell’estero vicino, secondo la quale la Russia conserva un forte interesse nel mantenere i paesi dello spazio post sovietico all’interno della propria sfera di influenza.
Infine, il ruolo di Pechino non va assolutamente sottovalutato: la Cina ha avviato diversi progetti di approvvigionamento energetico basati sulle risorse dell’Asia Centrale e i suoi rapporti con i cinque –stan sono stati consolidati nel corso della storia. Nel 2001 la Cina, insieme a Kazakhstan, Kyrgyzstan, Russia, Tajikistan, and Uzbekistan ha dato vita alla a SCO (Shangai Cooperation Organisation), un’organizzazione per la cooperazione militare ed economica tra i vari stati, che si incontrano una volta l’anno. Gli interessi di Pechino sull’Asia Centrale riguardano principalmente la lotta al terrorismo islamico e la cooperazione economica ed energetica, che darebbe stimolo all’area dello Xinjiang.
PROSPETTIVE PER IL FUTURO: Il forte senso di nazionalità di ciascun paese/nazione e i problemi legati alle risorse sono un forte ostacolo alla formazione del consenso necessario ad una maggiore integrazione regionale, che tuttavia gioverebbe a tutti i paesi della regione. Al momento non sussistono i presupposti per una collaborazione e al contrario, sussistono alcuni rischi per la stabilità dell’area. Un potenziale per ulteriori tensioni etniche e religiose continua ad esistere rispettivamente in Kirghizistan e in Tagikistan e, data la prossimità dei territori, non è da escludere un potenziale per un’influenza reciproca.
Gli esiti della competizione internazionale nella regione, tuttavia, rimangono tutt’altro che scontati ed è difficile fare una previsione per il futuro: probabilmente, un riavvicinamento tra EU/NATO e Uzbekistan in dovuto alla necessità di nuove vie verso l’Afghanistan per l’alleanze atlantica e un rafforzamento dell’asse Turkmenistan-Russia sono gli scenari più probabili per questo 2011.
La politica multi vettoriale portata avanti dall’Asia Centrale è comunque quella che assicura maggiori vantaggi e molto probabilmente avrà una certa continuità nel futuro. Chi tra Russia, Cina, Usa ed Europa riuscirà a trarre i maggiori benefici è però una sfida ancora aperta.
Tania Marocchi