In 3 sorsi – Le elezioni parlamentari di sabato 31 ottobre sono state le decime dall’indipendenza della Georgia e le prime con una nuova legge elettorale proporzionale mista. Queste elezioni avrebbero dovuto minare il potere di Sogno Georgiano (Georgian Dream) e dare allo Stato caucasico maggiore pluralismo politico. Un’aspettativa, questa, soddisfatta a metĂ .
1. LA LUNGA STRADA VERSO LE ELEZIONI
Le elezioni di sabato 31 ottobre hanno rappresentato l’atto finale della stagione di proteste iniziate a giugno 2019. Le proteste, capeggiate dall’UNM e da altri partiti di opposizione, sono state considerate la dimostrazione della perdita di egemonia di Sogno Georgiano – partito di governo dal 2012 – e hanno lasciato sperare in un cambio di potere nella tornata elettorale del 2020. Un ostacolo, però, rimaneva la legge elettorale in vigore, la quale aiutava, grazie al sistema maggioritario, il partito dominante a mantenere il proprio potere. Nelle elezioni parlamentari del 2016, infatti, seppure Sogno Georgiano vinse col 48% dei voti, guadagnò, grazie al sistema maggioritario, il 76% dei seggi: uno scenario che andava evitato. Il Governo, inizialmente, ha tentato di aggirare la promessa fatta da Ivanishvili ai manifestanti riguardo alla rappresentanza proporzionale e il 14 novembre 2019 ha votato per mantenere la legge elettorale esistente. A seguito di pressioni internazionali Sogno Georgiano ha infine acconsentito alla stesura di una nuova legge elettorale, discussa con le opposizioni. La legge ora in vigore, approvata nel giugno scorso, prevede la soglia di sbarramento all’1%, e una composizione del Parlamento poggiata sul principio misto-proporzionale con 120 seggi distribuiti su base proporzionale e 30 su base maggioritaria, diviso in due turni.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Manifestazione di protesta delle opposizioni dopo la vittoria elettorale di Sogno Georgiano, 1° novembre 2020
2. ELECTION DAY E RISULTATI: SOGNO GEORGIANO ANCORA PRIMO PARTITO
Sebbene gli ultimi sondaggi e i primi exit poll presentassero uno scenario favorevole per le opposizioni, dalla chiusura dei seggi è risultata schiacciante la vittoria di Sogno Georgiano, che si è aggiudicato il 48,15% dei voti, mentre l’UNM ne ha riscossi solo il 27,4%. I partiti in competizione erano 66 e, grazie alla bassa soglia di sbarramento, ben 9 si sono aggiudicati uno o più seggi, facendo di questa una legislatura nel nome del multipartitismo. Questa è anche la prima volta che il partito dominante riesce a vincere la terza mandata elettorale, infrangendo la tradizionale alternanza parlamentare georgiana degli otto anni. La vittoria schiacciante del partito di Ivanishvili arriva, però, inaspettata: dopo più di due anni di proteste contro il Governo in pochi si aspettavano una riconferma di tale portata dalle urne. Sicuramente la pandemia di Covid-19, spostando il focus del dibattito elettorale dai temi sollevati delle piazze, ha aiutato Sogno Georgiano a indirizzare la campagna sulle capacità di gestione della prima ondata. Anche la mossa dell’UNM di promettere il ritorno dell’ex Presidente in caso di vittoria ha favorito la polarizzazione dell’elettorato, essendo Saakashvili una figura estremamente divisiva. Il 21 novembre ci sarà il secondo turno elettorale per decidere il destino degli ultimi 16 seggi, ma non si arriverà a uno stravolgimento degli equilibri tra le varie forze politiche.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’ex premier Bidzina Ivanishvili, leader di Sogno Georgiano, festeggia il successo del suo partito, 1° novembre 2020
3. L’AVENTINO DELLE OPPOSIZIONI
Il nuovo Parlamento dovrebbe insediarsi il 20 dicembre, ma le opposizioni hanno già contestato la legittimità dei risultati elettorali e minacciato di rifiutare questo mandato legislativo. Sono state anche lanciate diverse manifestazioni di protesta davanti al Parlamento. Gli osservatori internazionali, tra cui OSCE e UE, nonostante abbiano registrato alcune irregolarità , hanno affermato che le elezioni si sono svolte in modo competitivo e libero. L’ISFED, uno dei più importanti osservatori locali, ha però denunciato la presenza di irregolarità tra il numero dei votanti e le schede nell’8% dei protocolli elettorali: questa discrepanza avrebbe potuto cambiare i risultati per un massimo del 4%. Anche altri watchdog locali, seppure abbiano riportato alcune violazioni e denunciato un deterioramento del processo elettorale rispetto agli anni precedenti, non hanno individuato brogli tali da annullare il risultato delle elezioni. Da questa prospettiva la richiesta degli 8 partiti di opposizione di indire nuove elezioni manca di solide fondamenta, ma va letta alla luce della giovane età della democrazia georgiana.
Irene Sciurpa
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