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Gli USA avranno un nuovo bombardiere strategico

Miscela Strategica – L’Aeronautica americana (US Air Force) ha reso nota l’apertura di un bando per la costruzione di nuovi aerei bombardieri strategici. Ciò ha avviato un dibattito sulla scelta di intraprendere una strada in direzione opposta agli ingenti tagli che riguardano la Difesa statunitense e sul valore del bombardamento strategico (e della deterrenza nucleare).

I PROGETTI – Al momento ci sono due concorrenti che si contenderanno la vittoria del bando (presumibilmente si conoscerà il vincitore nel 2015): da un lato la partnership di Lockheed Martin e Boeing e dall’altro la Northrop Grumman. Secondo le previsioni del Pentagono il numero di velivoli da acquisire si attesterà tra le 80 e le 100 unità, disponibili effettivamente intorno al 2025. Il nuovo velivolo sarà, secondo le ipotesi più accreditate, dotato di tecnologie già esistenti (per contenerne il costo), per esempio utilizzando dispositivi presenti sul F-35 Lightning II della Lockheed e sul drone in uso alla Marina, lo X-47B. Inoltre sarà progettato in modo da poter essere dotato di vari tipi di armamento, sia convenzionale sia nucleare. Anzi, in un documento del Centro di ricerca del Congresso, indirizzato ai membri delle commissioni, si ipotizza che i nuovi bombardieri non sarebbero dotati inizialmente di capacità nucleari, ma saranno armati in seguito – probabilmente con una nuova generazione di B-61, visti i fondi richiesti dall’Amministrazione per il loro sviluppo, già dall’anno fiscale in corso – una volta che i bombardieri B-2 e B-52 saranno ritirati dalla flotta.

B-52 dell'USAF
B-52 dell’USAF

SOLO QUESTIONE DI DOLLARI? – I tagli operati dall’Amministrazione e quelli automatici della cosiddetta sequestration sembrerebbero andare in direzione completamente opposta ai piani dell’USAF. In effetti, se si guarda alle richieste contenute nel rapporto sull’anno fiscale 2013, si può notare come quelle riguardanti l’aeronautica subiscano un incremento importante. Per l’anno fiscale 2015 si richiede la disponibilità di un budget di 1 miliardo di dollari circa, di 1,8 miliardi per il 2016, di 2,7 miliardi per il 2017 e di 2,8 miliardi di dollari per il 2018. È chiaro che non ci sarà quindi solo una diversa allocazione dei fondi, rinunciando allo sviluppo di alcuni programmi, bensì una richiesta al Congresso di puntare in maniera decisiva sul valore dell’Aeronautica all’interno della strategia americana. Per quanto concerne il nuovo LRS-B, i numeri circa i suoi costi non sono ancora ben chiari. Un comunicato stampa dell’USAF ha indicato la cifra di 550 milioni di dollari per ogni unità prodotta (tenendo conto della produzione di 80-100 unità), sebbene il gen. Charles Davis, uno dei responsabili acquisti dell’Aeronautica, abbia spiegato che da un lato è difficile stabilire un tetto di spesa rigido, se non compromettendo la qualità del prodotto, e dall’altro che la soglia di 550 milioni dovrà essere rivista al rialzo. Alcune riviste specializzate segnalano come il costo possa oscillare tra i 550 e gli 810 milioni di dollari. Se si vuole fare un confronto con gli altri bombardieri, il B-2 Spirit è costato 737 milioni di dollari per unità (circa il triplo delle previsioni iniziali), mentre il B-1B Lancer 283 milioni di dollari ciascuno (dal 1997 dotato di sole armi convenzionali).

B-2 dell'USAF durante rifornimento
B-2 dell’USAF durante rifornimento

IL ‘BOMBER’ E LA TRIADE – Come già accennato, il Centro di ricerca del Congresso ha inviato alcuni documenti ai membri delle commissioni parlamentari in cui si formula l’ipotesi che i nuovi bombardieri non saranno necessariamente dotati di armamenti nucleari. Si sottolinea, peraltro, il valore di un nuovo bombardiere come essenziale per le future missioni convenzionali di lungo raggio, ossia per riuscire a penetrare in profondità in territori con ambienti anti-access/area denial – A2/AD (vedi Russia e Cina).
Oltre a ciò, il LRS-B e, in generale, i bombardieri strategici, devono essere contestualizzati all’interno della cosiddetta triade, insieme ai missili intercontinentali (Intercontinental Ballistic Missiles – ICBM) e ai sottomarini capaci di trasportare missili con testate nucleari (Submarine Launched Ballistic Missiles – SLBM). Infatti i bombardieri strategici sono una delle tre gambe su cui poggia la deterrenza nucleare, ed è in questo ambito che esprimono realmente la loro potenzialità. Il valore del bombardiere all’interno della triade è ben riassunto nell’articolo del ten. col. Kirkham apparso su “The Diplomat”. Kirkham sostiene che i bombardieri strategici svolgano la parte più importante della deterrenza in termini di flessibilità, capacità di risposta e di avvertimento.
La flessibilità è resa necessaria dallo scoppio improvviso o dal precipitare di crisi in aree geografiche diverse e lontane. I bombardieri strategici sono in grado di coprire lunghe distanze. Inoltre la possibilità di utilizzare armi sia nucleari sia convenzionali permette una flessibilità anche nei metodi di risposta a una crisi o a una minaccia per gli Stati Uniti, garantendo al Presidente uno spettro di escalation\de-escalation più ampio rispetto ai sottomarini e, soprattutto, agli ICBM.
La capacità di risposta, rispetto ai sottomarini e ai missili lanciati dalle piattaforme terrestri, è legata alla flessibilità del bombardiere strategico e al fatto che le lunghe distanze sono coperte dai bombardieri in breve tempo e con minori ostacoli (anche se lo sviluppo di sistemi anti-aerei in grado di intercettare aerei dotati di tecnologia stealth è a disposizione di molti).
Ultima caratteristica, che distingue nettamente i bombardieri dagli altri mezzi, è la capacità di comunicare segnali forti delle intenzioni di chi li usa. A confermarlo sono due episodi accaduti lo scorso anno. Uno è il volo effettuato da un B-2 in prossimità della Corea del Nord, che ha contribuito a mandare un messaggio chiaro sia a Pyongyang, sia agli alleati asiatici degli USA. Il secondo episodio riguarda la recente dichiarazione di Pechino sulla creazione di una zona di identificazione aerea (Air Defense Identification Zone) subito violata da un B-52 americano come risposta alla provocazione cinese.

Tecnici americani al lavoro su un ordigno nucleare B-61 - Image credit: NNSA
Tecnici americani al lavoro su un ordigno nucleare B-61 – Image credit: NNSA

DOVE VA LA DETERRENZA – Posto che l’Amministrazione americana attribuisce un’importanza cruciale allo sviluppo dell’Aeronautica (tale da andare in controtendenza rispetto all’esigenza di contenere la spesa) è presumibile che la stessa importanza venga data alla deterrenza nucleare, nella quale la costruzione del nuovo bombardiere è inserita. In effetti, ci sono due tendenze solo apparentemente contrastanti. Da un lato le dichiarazioni del segretario alla Difesa, Chuck Hagel, pongono la deterrenza nucleare al centro della strategia americana per il presente e il futuro, individuando la Russia e la Cina come i due principali attori con cui si misureranno gli Stati Uniti. Inoltre le valutazioni del Congressional Budget Office stimano un costo relativo ai prossimi dieci anni di circa 355 miliardi di dollari, ossia l’8-10% dell’intero budget per la Difesa (il Centro per gli Studi sulla Non-proliferazione parla di 1.000 miliardi di dollari nei prossimi trent’anni). Dall’altro lato le dichiarazioni del presidente Obama, che ha annunciato la riduzione delle testate nucleari, e di conseguenza dei dispositivi adibiti al lancio, di circa un terzo (per avere a disposizione tra le 1.000 e le 1.500 testate). Queste dichiarazioni sono supportate dalla firma del trattato New START, secondo cui Stati Uniti e Russia dovranno, entro il 2018, avere un massimo di 1.550 testate nucleari strategiche operative e poste su un massimo di 792 lanciatori (di cui 700 dispiegati). Dalle 12mila testate nel 1990, si è arrivati alle 5.900 nel 2009 per ridurne ancora il numero (grazie al Trattato di Mosca) a non più di 2.200 alla fine del 2012. Al termine del 2013, gli Stati Uniti disponevano ufficialmente di 1.688 testate su 809 veicoli, tra ICBM, sottomarini e bombardieri strategici. L’incontro, tutt’altro che episodico, tra la tendenza alla diminuzione del numero di testate e di veicoli in grado di trasportare armi strategiche, e la centralità della deterrenza nucleare nei piani americani avviene, nel novembre 2010, nella quasi simultanea sottoposizione al voto del Senato sia del New START sia del Rapporto 1251. Nel Rapporto 1251 l’Amministrazione rende nota la volontà di affiancare la riduzione della quantità a una modernizzazione del proprio arsenale nucleare, in particolare del mantenimento dei bombardieri come gamba fondamentale della triade e dell’impegno del Pentagono nello sviluppo di nuovi e più moderni bombardieri strategici.

Davide Colombo

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Davide Colombo
Davide Colombo

Sono laureato in Relazioni Internazionali con una tesi sulla politica energetica. Ho frequentato un master in Diplomacy. Mi interesso e scrivo soprattutto di Stati Uniti. Le opinioni espresse negli articoli sono personali.

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