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Le difficili prospettive di ripresa del Venezuela

In 3 sorsi – Le sanzioni internazionali hanno messo in ginocchio l’economia del Venezuela e aggravato una situazione politica già instabile. Le strategie per arginare la crisi sembrano deboli, e il futuro dell’intero settore petrolifero appare incerto.

1. IL CROLLO DI UN GIGANTE PETROLIFERO

Dalla scoperta dei primi giacimenti all’inizio del ventesimo secolo il petrolio è stato il pilastro centrale su cui il Venezuela ha basato la propria economia. L’industria del greggio costituisce più della metà del prodotto interno lordo venezuelano e nel 2019 rappresentava il 95% dei guadagni sulle esportazioni. Ma un sistema economico incentrato esclusivamente sul petrolio ha lasciato il Venezuela esposto alle dinamiche dei mercati esteri e ciò, combinato a pessimi rapporti sul piano internazionali, ha portato il Paese sull’orlo del baratro. Le sanzioni imposte nel 2019 dagli Stati Uniti per fare pressione sul Presidente Nicolás Maduro hanno accelerato la caduta libera di produzione ed esportazione di greggio e hanno spinto le compagnie impegnate nel Paese a bloccare le estrazioni. Rispetto a un decennio fa, quando i guadagni risultanti dalle esportazioni di petrolio si aggiravano intorno ai 90 miliardi di dollari, nel 2020 le aspettative di ricavo si fermano a $2,3 miliardi, con una produzione che non supera i 700mila barili al giorno. Risultati tanto negativi non sono mai stati raggiunti negli ultimi 70 anni e la situazione è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia da coronavirus e dal suo impatto sul commercio mondiale.

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Fig. 1 – Stabilimento petrolifero di Cabimas, vicino al lago Maracaibo, in Venezuela

2. LA SCIALUPPA DI SALVATAGGIO DI CINA E IRAN

Nonostante le sanzioni internazionali coinvolgano qualsiasi entità commerciale in affari con il Venezuela, il governo di Caracas è riuscito a mantenere vive alcune tratte commerciali con Paesi come Cina e Iran. Nei primi sei mesi del 2019, a sanzioni già effettive, la Cina è stata il principale compratore di petrolio venezuelano, rimpiazzando gli Stati Uniti, con una media di 283mila barili al giorno. Per ovviare alle sanzioni il greggio veniva trasportato dai porti caraibici fino a quelli cinesi tramite trasferimenti e passaggi di consegna in Malesia. Le strategie elusive per far partire il petrolio dai porti venezuelani sono state supportate da Iran e Russia, nazioni partner del Venezuela e critiche riguardo alle sanzioni imposte al Paese, generando ulteriori frizioni con Washington. I trasporti diretti tra Venezuela e Cina sono poi ripresi ad agosto 2020 e il Governo di Maduro ha tenuto un incontro con delegazioni cinesi per discutere una proposta di legge che garantirebbe a Caracas di siglare nuovi accordi in maniera confidenziale.

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Fig. 2 – Il Porto di La Guaira, Venezuela

3. IL FUTURO DIPLOMATICO DEL VENEZUELA

Gli sforzi attuali per mantenere vive le esportazioni non hanno riportato il Paese ai livelli pre-sanzioni, che ammontavano al milione e mezzo di barili al giorno, e le prospettive sono cupe. La crisi economica degli ultimi anni ha portato 9 persone su 10 a vivere in povertà e ha spinto 5 milioni di persone a lasciare il Venezuela, causando una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta. Alla grave instabilità economica si aggiunge poi una complicata situazione politica. L’unico ramo parlamentare ancora sotto il controllo dell’opposizione guidata da Juan Guaidò, l’Assemblea Nazionale, è tornato in mano alle forze di Governo, in una tornata elettorale, quella del 6 dicembre scorso, già giudicata illegittima da gran parte della comunità internazionale, con un bassissimo tasso di affluenza e al quale il fronte di Guaidò, considerato legittimo Presidente ad interim da più di 50 Paesi, è arrivato fortemente diviso. Nei prossimi mesi un atteggiamento diverso da parte della nuova Amministrazione statunitense potrebbe sollevare parte della pressione esercitata dalle attuali sanzioni, ma le prospettive di ripresa del Venezuela dipenderanno in larga parte dalle relazioni diplomatiche di Caracas con partner chiave, e difficilmente il regime di Maduro sarà riconosciuto come legittimo dal blocco di Paesi che finora aveva sostenuto Guaidò.

Sara Pasqualetto

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  • Giacimenti petroliferi tra i piĂą estesi al mondo hanno garantito al Venezuela sicurezza e crescita economica per anni.
  • Sanzioni internazionali e fallimenti manageriali hanno fatto colare a picco la produzione e l’economia venezuelana.
  • Il futuro del settore è a rischio e i piani economici non sembrano sufficienti a salvarlo.

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Sara Pasqualetto
Sara Pasqualetto

Ho studiato Diritti Umani all’Università di Padova, per poi trasferirmi a Brema, in Germania, per conseguire una laurea magistrale in Relazioni Internazionali. Lavoro come project e communication manager all’Istituto Alfred Wegener per ricerca polare e marina e mi interesso di politiche climatiche europee. Sono un’appassionata di podcasts e in generale di modalità di divulgazione giornalistica multimediali, tramite il Caffè Geopolitico spero di contribuire anche io nel mio piccolo a creare informazione affidabile e di alto livello.

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