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Un ‘affaire’ di ‘justicia’

La vicenda di Florence Cassez, cittadina francese condannata a sessant’anni di reclusione in Messico, si sta trasformando in un incidente di politica estera tra il Paese centramericano e Parigi, due paesi amici diplomaticamente da lungo tempo, anche se attraversati da una certa sfiducia recondita che risale al XIX secolo quando la Francia invase per brevi periodi il territorio messicano. L’episodio è l’occasione per riflettere sul cattivo stato della giustizia messicana.

L’ARRESTO – Il 9 dicembre del 2005 con una spettacolare operazione la polizia federale messicana entrò in una casa del Estado de Mèxico, regione a poca distanza da Città del Messico, dove trovò varie persone sequestrate e catturò la banda di criminali, Los Zodiacos, che aveva terrorizzato la zona nord della capitale. Tra i detenuti vi era Florence Cassez, cittadina francese arrivata in Messico da poco più di due anni, quando si era innamorata probabilmente di uno dei capi della banda, decidendo di rimanere in terra azteca. Settimane dopo la detenzione le autorità riconobbero che l’arresto della Cassez era avvenuto il giorno precedente e che si era inscenato l’ingresso nella casa affinché le televisioni avessero immagini “di effetto” da mandare in onda. I sequestrati dissero che anche se la detenzione ripresa dalle telecamere era stata ricostruita, effettivamente si era svolta come era stato rivelato dai media; secondo la versione della francese invece l’arresto era stato effettuato in autostrada quando, fermata per un controllo di routine, i poliziotti avevano riconosciuto il fidanzato pluriricercato. E questa messinscena, sempre secondo Cassez, sarebbe stata l’inizio della serie di irregolarità e prove false create probabilmente ad arte per condannarla a 60 anni di prigione per vari sequestri. 

LA GIUSTIZIA IN MESSICO – Non sappiamo se fosse una criminale o povera vittima delle autorità giudiziarie messicana: quello che preme sottolineare in questo articolo è il precario stato di salute della giustizia in Messico, soprattutto in campo penale, come segnalato da varie organizzazioni internazionali in ripetute occasioni. Fabbricazioni di delitti, prove false, testimoni che firmano in bianco le loro dichiarazioni, imputati che non vedono mai il giudice, torture e altre pratiche discutibili sono particolarmente diffuse. E la Francia lo sa. Per questo ha chiesto ripetutamente che Cassez possa scontare la sua pena in patria, pena che verrebbe ridotta a 20 anni per la legislazione francese. Negli anni vi sono anche state anche numerose manifestazioni di piazza a Parigi per chiedere la sua liberazione o per lo meno un giudizio giusto.

SARKOZY – Tuttavia il Messico ha sempre chiesto rispetto per i propri processi interni, in nome dell’autonomia e della non ingerenza, rifiutandosi di concedere l’estradizione ma ricordando che Florence Cassez può rivolgersi alla giustizia messicana come qualunque persona e chiedere la revisione del processo, come effettivamente sta facendo, dato che il mese scorso ha appellato l’ultima sentenza possibile che l’ordinamento messicano permette. D’altro canto, questa presa di posizione del Presidente francese Nicolas Sarkozy di dedicare a Cassez le celebrazioni dell’anno messicano in Francia pare leggermente fuori luogo: per quanto il tema stia a cuore al Presidente francese, che in tutti i suoi viaggi messicani ha fatto riferimento al caso, non pare logico che una estradizione mancata possa rovinare la relazione diplomatica tra due paesi così importanti. In seguito a questa decisione, il Messico ha deciso di sospendere gli eventi legati all’evento in questione. Le celebrazioni annullate erano un investimento per entrambi i paesi, visto che erano state progettate da svariato tempo e prevedevano una serie di scambi pubblicitari per promuovere entrambi i paesi.

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LA LIBERA STAMPA – Nonostante ciò sui giornali francesi sono state dedicate poche notizie alla vicenda. Invece in Messico pare la principale notizia accaduta negli ultimi anni nell’ambito delle relazioni internazionali: commenti, opinionisti infuriati, note marche di prodotti francesi che cambiano la loro pubblicità. Forse per distrarre l’opinione pubblica dalla violenza quotidiana che infuria tra la polizia e le bande del narcotraffico. Il bilancio è di 35000 morti solo negli ultimi 6 anni.

Andrea Cerami (da Città del Messico)

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