In 3 sorsi – La Covid-19 ha influito anche sui rapporti tra Cina e Giappone. Ad oggi i due Paesi collaborano infatti in moltissimi ambiti, come quello tecnologico, ma sono rivali per l’egemonia in Asia orientale e si contendono le strategiche isole Senkaku. La pandemia sembra avere amplificato tale ambiguità relazione.
1. IL RESHORING DELLE AZIENDE GIAPPONESI
L’arrivo della Covid-19 ha compromesso i piani di Cina e Giappone. All’inizio del 2020 Xi Jinping aveva nei suoi piani di recarsi in Giappone con l’obiettivo di riallacciare i rapporti con Tokyo, poi, con l’avvento del virus, Pechino ha dovuto rivedere i suoi piani.
Ad oggi Pechino è un partner chiave per il Giappone: Tokyo importa infatti il 20% della componentistica utilizzata dalle sue aziende proprio dalla Cina. Inoltre moltissime aziende giapponesi hanno la loro filiera produttiva in territorio cinese, vista la mano d’opera a basso costo. La pandemia ha drasticamente complicato la situazione per il Giappone: attraverso il fenomeno del reshoring, Tokyo ha infatti messo a disposizione ben 2 miliardi di dollari per convincere le aziende a rilocalizzare la loro filiera produttiva all’interno dei suoi confini e renderla più indipendente dalla Cina. D’altra parte questa situazione ha creato enormi disagi anche a Pechino: oltre a subire il “rientro in patria” delle aziende giapponesi, a febbraio l’export cinese verso il Giappone è diminuito del 47%, venendo praticamente dimezzato.
Fig. 1 – Il Ministro degli Esteri giapponese Toshimitsu Motegi annuncia l’annullamento della visita di Xi Jinping a Tokyo, marzo 2020
2. IL GIAPPONE IN MEZZO AL CONFLITTO TRA STATI UNITI E CINA
Attualmente i primi due partner commerciali del Giappone sono gli Stati Uniti e la Cina, che sono a loro volta in conflitto. Il Giappone si trova dunque in una situazione piuttosto complicata: dopo che Shinzo Abe ha deciso di lasciare la guida del Governo a favore di Yoshihide Suga, il Giappone si è trovato a dover mediare tra i due maggiori player globali, cercando di non attirare su di sĂ© le ire di entrambi. Da parte sua Washington si aspetta che Tokyo adotti la sua stessa linea dura contro Pechino, limitando specialmente le esportazioni tecnologiche verso la Cina. D’altra parte, è difficile pensare che il Giappone decida di imporre ferree sanzioni contro il Governo cinese, dal momento che ci sono ancora questioni irrisolte che potrebbero aumentare la tensione fra i due Paesi e di conseguenza complicare le loro relazioni, come quelle dell’arcipelago delle isole Senkaku, e che in Cina sono localizzate 14mila aziende giapponesi con importanti investimenti per 38 miliardi di dollari. Inoltre recentemente il Giappone ha firmato con la Cina e numerosi altri Paesi asiatici un importante accordo chiamato Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), che coinvolge il 30% del PIL mondiale, a dimostrazione che i rapporti economici con Pechino potrebbero rafforzarsi. SarĂ necessario vedere come il nuovo Primo Ministro Suga deciderĂ di gestire questa spigolosa situazione con l’intento di mantenere solidi gli equilibri pregressi senza inimicarsi nessuna delle due parti.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione di protesta a Nanchino contro le rivendicazioni giapponesi sulle isole Senkaku/Diaoyu, dicembre 2017
3. LA QUESTIONE DELLE ISOLE SENKAKU
Recentemente, in occasione della visita in Giappone del Ministro degli Affari Esteri Wang Yi, Pechino è tornata a far sentire a gran voce il suo dissenso in relazione alla questione delle isole Senkaku, o Diaoyu in cinese, localizzate nel Mar Cinese orientale. Il controllo dell’arcipelago, vicino alle rotte di commercio internazionale e ricco di giacimenti preziosi, rappresenta un punto fermo per Pechino che non ha apprezzato il recente intervento del neopresidente statunitense Joe Biden, il quale si è impegnato a difendere le isole Senkaku sulla base dell’accordo di sicurezza nippo-americano del 1960. L’obiettivo della visita di Wang Yi era quello di dare nuovamente il via agli scambi commerciali tra i due Paesi, ma nonostante il clima apparentemente disteso Pechino non ha indugiato a mostrare il suo punto di vista, facendo intendere che la questione è tutt’altro che chiusa.
Niccolò Ellena
“Anti-China protest in Roppongi” by ehnmark is licensed under CC BY