In 3 sorsi – I casi giornalieri di coronavirus in Corea del Sud hanno raggiunto un nuovo record, malgrado le regole di distanziamento sociale più severe per contenere l’ondata invernale del virus.
1. LA NUOVA ONDATA DI COVID-19 IN COREA DEL SUD
Nonostante il successo nel controllare la pandemia, la Corea del Sud deve affrontare una nuova ondata di coronavirus. In ottobre il Governo aveva allentato le restrizioni, data la costante diminuzione dei casi. Infatti, ad inizio novembre, gli infetti si aggiravano intorno alle 100 unità giornaliere e la situazione era sotto controllo. Tuttavia, a partire dalla metà del mese, il numero è tornato a crescere, infrangendo la soglia dei mille casi al giorno per la prima volta dall’inizio della pandemia e facendo emergere nuovi cluster in ogni angolo del Paese. I casi complessivi confermati hanno superato i 50mila, registrando anche il record giornaliero di decessi. Gli esperti attribuiscono l’aumento all’atteggiamento rilassato del pubblico e alla crescita delle attività sociali dovuta all’allentamento delle misure di distanziamento sociale. Clima gelido e scarsa ventilazione interna degli spazi chiusi avrebbero inoltre contribuito alla diffusione del virus. Seul ha risposto al crescente allarmismo innalzando nuovamente il livello delle restrizioni, sebbene con risultati meno efficaci delle ondate precedenti, e sta valutando ulteriori inasprimenti, soppesando oculatamente il danno sociale ed economico che ne potrebbe derivare.
Fig. 1 – Un cartellone pubblicitario a Seul che promuove la campagna di distanziamento sociale dopo l’annuncio dell’inasprimento delle misure dello scorso novembre
2. CONTROINDICAZIONI DELLA PRIVATIZZAZIONE
Il nuovo picco di infezioni sta mettendo a dura prova il sistema sanitario sudcoreano, rivelando un’inaspettata fragilità dell’intero comparto dovuta alla surreale carenza di posti letto negli ospedali. Immediato domandarsi come sia possibile che il secondo Paese al mondo per capacità ospedaliera (12,4 posti letto ogni 1.000 persone) e posti letto in terapia intensiva (oltre 10mila), sia sotto stress in una situazione pandemica comunque ben lontana da quella europea o americana. In realtà, solo una minima parte dei posti è dedicata ai pazienti Covid (il 2-3%), cifra irrisoria se paragonata alla reale capacità effettiva. Perché così pochi letti a disposizione? Per fornire una risposta è necessario comprendere l’organizzazione del sistema sanitario sudcoreano. In Corea del Sud oltre il 90% delle strutture mediche è privato, e quindi non gestito direttamente dal Governo. Senza un’apertura del settore privato, i soli ospedali pubblici faticano a gestire l’attuale situazione, che, come molti esperti prospettano, potrà solo peggiorare con l’aumento dei casi. Semplice immaginare i motivi della riluttanza delle strutture private ad accogliere pazienti infetti. Malgrado il Governo si faccia carico di tutti i costi, gli ospedali privati sono restii ad aprire le porte ai pazienti Covid, in quanto preoccupati per la loro reputazione, che potrebbe essere danneggiata dallo scoppio di focolai interni e dalla reazione degli altri pazienti.
Fig. 2 – I “reparti temporanei” al di fuori del Seoul Medical Center per accogliere pazienti affetti da Covid-19
3. GOVERNO VS MEDICI
Il Governo ha annunciato la creazione di nuovi posti letto, soluzione che richiederebbe però alcune settimane, mentre gli attivisti civici richiedono più posti dai grandi ospedali privati, dato che quelli pubblici sono saturi. Le organizzazioni civiche hanno chiesto al Governo di emettere un ordine di mobilitazione di emergenza verso le strutture private ai sensi della legge sul controllo e la prevenzione delle malattie infettive, esortandoli ad assumersi le proprie responsabilità. Tuttavia la questione si pone nella più complessa disputa tra il Governo Moon e la Korean Medical Association (la principale associazione dei medici coreani). Lo scorso agosto, in piena ondata Covid, gli operatori sanitari scioperarono per protestare contro i piani di riforma, che prevedevano l’aumento del numero di medici (+4mila unità) e l’istituzione di facoltà di medicina pubbliche. Choi Dae-zip, Presidente della KMA, non aveva esitato a sostenere che i medici sudcoreani stanno combattendo non contro la pandemia, ma contro il loro Governo. Per ora il piano di riforma è stato congelato sino al termine della crisi sanitaria. Per gestire al meglio l’emergenza, in attesa dell’inizio delle vaccinazioni previste a febbraio, è auspicabile che pubblico e privato uniscano le forze, appianando le divergenze nel breve periodo. Intanto, il Presidente Moon è intervenuto personalmente, accordandosi con la società biotecnologica Moderna per la fornitura di 40 milioni di dosi (il doppio di quanto inizialmente annunciato), in arrivo nel secondo trimestre 2021.
Jacopo Genovese
“Hand holding stethoscope with flag of South Korea. Concept of medicine, virus, epidemic, vaccination.” by focusonmore.com is licensed under CC BY