In 3 sorsi – La Corea del Sud affronta una profonda crisi politica e istituzionale: il Presidente Yoon è accusato di aver abusato dei propri poteri per imporre la legge marziale, mentre emergono sospetti su provocazioni orchestrate contro la Corea del Nord per giustificare una mossa giudicata autoritaria e pericolosa.
1. RAGIONI DI UNA SVOLTA ILLIBERALE
Il tentativo del Presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol di imporre la legge marziale ha provocato un’ampia crisi politica e costituzionale in tutto il Paese. Nonostante un primo tentativo d’impeachment fallito, una seconda proposta d’incriminazione, sempre avanzata dall’opposizione, ha avuto successo, innescando così la messa in accusa della presidenza. Tuttavia, Yoon continua a giustificare il proprio operato, sottolineando come l’opposizione abbia dato vita a una “dittatura del potere legislativo” che ha impedito all’esecutivo di poter continuare il programma politico e di riforme. Yoon ha anche indicato l’intromissione di forze filo-nordcoreane nello Stato, giustificando l’intervento dei poteri straordinari concessi dalla legge marziale per ristabilire e proteggere l’ordine democratico e costituzionale. Ad oggi, come concordano molti analisti, la misura non sembrava tanto collegata a un reale rischio d’intromissione di forze del Nord nel Sud, quanto a un tentativo di utilizzare Pyongyang come scusante per l’eccezionale misura attuata dalla Casa Blu. Ed è proprio su quest’ultimo punto che alcuni membri dell’opposizione sembrano aver concentrato le loro accuse, coinvolgendo anche il Ministro della Difesa, Kim Yong-hyun. Nello specifico, è accusato di aver strumentalmente aumentato la tensione lungo il 38° parallelo per supportare la presidenza nella promulgazione della legge marziale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Una delle tante manifestazioni di protesta a Seoul contro il tentativo di Yoon di imporre la legge marziale, 4 dicembre 2024
2. PROVOCAZIONI ORCHESTRATE?
Almeno due parlamentari dell’opposizione hanno affermato che l’ormai ex Ministro avrebbe ordinato, oltre alla possibilitĂ di colpire i centri di lancio dei palloni aerostatici nordcoreani che giungono fino a Seoul (fatto di per sĂ© giĂ estremamente pericoloso, oltre che azzardato), l’incursione di droni sulla capitale nordcoreana avvenuta in ottobre, cosa che ha ulteriormente aumentato le ostilitĂ reciproche tra le due Coree. L’evento in sĂ© appariva giĂ però sospetto. Alle richieste dell’opposizione sull’accaduto, l’esercito non ha potuto (o voluto) nĂ© smentire nĂ© confermare se tale operazione fosse stata condotta dalle Forze Armate, limitandosi a sottolineare l’impossibilitĂ di verificare quanto avvenuto. Inoltre, i droni utilizzati non sembravano avere capacitĂ di spionaggio, ma solo di trasporto e lancio di volantini, tra l’altro avvenuto nella capitale, una delle zone che piĂą sostiene il regime e la famiglia Kim. Pyongyang, inoltre, è giĂ di per sĂ© sotto analisi costante tramite fotografie satellitari, cosa che non giustificherebbe l’operazione, considerando anche che non c’erano in programma nella capitale parate militari o altri eventi significativi, giĂ comunque piĂą volte segnalati via satellite senza l’invio di sistemi UAV. Un fatto significativo però è che il lancio di droni è avvenuto in contemporanea al periodo di preparazione e apertura dell’undicesima sessione dell’Assemblea Suprema del Popolo della Corea del Nord, nella quale si credeva sarebbero state attuate misure per inasprire ulteriormente i rapporti intercoreani. I droni non avrebbero quindi avuto l’obiettivo forse di registrare quanto stesse avvenendo, in quanto tali sessioni avvengono a porte chiuse all’interno di Palazzo Mansudae, estremamente controllato dai servizi del Nord, quanto piuttosto di provocare le Istituzioni e gli organi del regime con un forte effetto scenico in un periodo giĂ di per sĂ© molto teso tra le due cancellerie della penisola. Innegabile, oltre all’effetto teatrale, anche la sua significativitĂ , dato che i velivoli non identificati sono riusciti a raggiungere Pyongyang, il cuore amministrativo dello Stato, senza alcun tipo di problema, riuscendo per di piĂą a lanciare volantini mostranti la corruzione e cleptocrazia del sistema di potere e della famiglia Kim.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Una donna osserva il territorio della Corea del Nord da un posto di osservazione sul confine del 38° parallelo, 11 dicembre 2024
3. LO SPETTRO NORDCOREANO
L’arrivo di Yoon alla Casa Blu ha certamente portato a un maggiore scontro con la Corea del Nord. Critico della precedente Amministrazione, molto piĂą aperta al dialogo con Kim Jong-Un e, secondo i conservatori, eccessivamente accondiscendente verso il regime, Yoon ha sin dall’inizio della propria carriera come Presidente aumentato l’assertivitĂ del Paese verso la controparte settentrionale. L’incremento delle tensioni potrebbe quindi, oltre a essere parte della storica incostanza diplomatica tra Seoul e Pyongyang, essere stato, almeno negli ultimi mesi, esasperato per rafforzare il potere e l’immagine politica della presidenza, nel tentativo forse di forzare il blocco parlamentare con la scusante della sicurezza nazionale e del pericolo nordcoreano. Se quanto organizzato dal Ministero della Difesa dovesse poi, al netto delle indagini in corso, essere sempre meno una supposizione e sempre piĂą veritĂ conclamata, si assumerebbe il grave utilizzo della provocazione come strumento politico interno al fine di giustificare quanto avvenuto nella notte del 3 dicembre. Un precedente unico ed estremamente grave per la Corea del Sud, nella quale lo spettro nordcoreano è stato, storicamente, arma fondamentale nell’eliminazione del dissenso e nella soppressione del processo democratico.
Tommaso Tartaglione
“President_Yoon_Seoul_Airport_02” by KOREA.NET – Official page of the Republic of Korea is licensed under CC BY-SA