In 3 Sorsi – Dal 2017 il nord del Mozambico vive nella perenne insicurezza: causa principale sono gli attacchi terroristi e la violenza efferata che semina Ahlu Sunnah Wal-Jamâa, il gruppo paramilitare di ispirazione salafita-jihadista più attivo nella provincia.
1. IDENTIKIT DEI ‘MALFEITORES AINDA SEM ROSTO’
Il Presidente del Mozambico Nyusi li ha definiti “malfattori senza volto”, loro si fanno chiamare Ahlu Sunnah Wal Jamaah (ASWJ), ma localmente sono conosciuti anche come al-Shabaab, sebbene si tratti di un’organizzazione separata dal movimento di provenienza somala. L’origine è religiosa, Mocímboa da Praia il loro centro nevralgico: qui coloro che si consideravano perfetti “aderenti alla tradizione del Profeta” hanno iniziato a separarsi dalla comunità locale che, secondo loro, praticava un Islam “deteriorato”. Dopo l’espulsione da diverse moschee per la manifesta tendenza integralista, hanno preso a riunirsi in un edificio incompleto, poi diventato moschea, noto come Masjid Mussa. I leader del movimento – mozambicani e non – si sono formati all’estero, presso le Monarchie del Golfo Persico, dove sono entrati in contatto con i circoli fondamentalisti del salafismo e wahhabismo, e nel continente africano hanno instaurato collegamenti con cellule islamiche in Tanzania, Kenya, Somalia e nella regione dei Grandi Laghi.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – I resti del villaggio di Aldeia da Paz, in Mozambico, dopo l’attacco da parte di ASWJ nell’agosto 2019
2. DA MOVIMENTO RELIGIOSO A GRUPPO TERRORISTICO
Solo dopo un aperto scontro (2015) con gli esponenti religiosi locali, ASWJ si è militarizzato. Si è dotato di una struttura organizzativa composta di cellule relativamente autonome, ha aperto campi di addestramento nelle foreste di Mocímboa da Praia, Macomia, Nangade e Palma, dando il via al reclutamento e alla persecuzione delle comunità islamiche locali. Gran parte delle reclute sono giovani, inoccupati, attratti dalla prospettiva di soldi, lavoro e borse di studio all’estero. Vengono ingaggiati attraverso diversi network: matrimoni, amici, madāris (le scuole superiori coraniche) e social media. Si finanziano per lo più tramite donazioni e traffici illegali di legno, carbone, rubini e avorio, però circolano anche pietre preziose, armi illegali e droghe, di passaggio attraverso la “southern route”. Le prime incursioni, dal 5 ottobre 2017, erano di intensità minore e dirette a rubare armi presso le stazioni di sicurezza, ma dal 2019 si è registrata un’escalation di violenza efferata a danno della popolazione civile: rapine nelle case abbandonate, villaggi incendiati, donne violentate e a novembre 2020 la notizia shock di decapitazioni e smembramenti. Da quattro anni a questa parte si contano in totale più di 2.500 morti e oltre 500mila sfollati.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’immagine dal campo “25 de Junio” di Metuge, in Mozambico, che ospita oltre 16mila persone in fuga da Cabo Delgado
3. IL ‘CAPO DIMENTICATO’
Nella zona di Cabo Delgado in particolare ASWJ ha iniziato a prendere controllo dei territori sventolando la bandiera dello Stato Islamico – che reclama il movimento come parte del ramo dell’Africa centrale, ma il coinvolgimento è tuttora dibattuto. Da parte sua il Governo ha reagito con la mano pesante, dispiegando esercito e contractor stranieri (russi e sudafricani) mentre a livello internazionale sempre più Paesi (UE, USA e Francia) offrono il proprio supporto per frenare l’espansione di ASWJ.
La zona sotto attacco è senza dubbio strategica, perché ricca di risorse di gas naturale che negli anni hanno attratto diversi investitori stranieri, tra cui ENI e Total. Tuttavia soffre di un’estrema marginalizzazione – i locali la chiamano infatti Cabo esquecido, “Capo dimenticato” – nonostante Cabo Delgado sia la culla del FRELIMO, il partito al potere sin dal post-indipendenza che continua a godere di un esteso supporto locale. Col tempo però il Governo ha trascurato l’amministrazione della Provincia e ignorato il suo sviluppo. Tra indulgenza e corruzione generali, ASWJ ha quindi trovato terreno fertile per aizzare i giovani alla ribellione contro l’Autorità nazionale, la quale invece attribuisce gli attacchi ai sostenitori dell’opposizione (RENAMO) e continua a stendere un velo di silenzio sulla degenerazione politica e sociale del Paese.
Ylenia De Riccardis
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