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Mozambico, violenza senza fine a Cabo Delgado

In 3 Sorsi – L’insorgenza jihadista a Cabo Delgado strema ormai da sette anni la popolazione locale, vittima di violenze e costretta a fuggire da una regione priva di sicurezza e servizi. RiuscirĂ  il Mozambico a cambiare le sorti della situazione?

1. COSA SUCCEDE A CABO DELGADO

La vita in Mozambico, a Cabo Delgado, continua a essere critica. Sono passati sette anni da quando lo Stato Islamico del Mozambico, meglio noto come Ansar al-Sunna o al-Shabaab (che non è collegato all’omonimo gruppo somalo, nĂ© ad al-Qaida), attaccò le stazioni di polizia per due interi giorni a Mocimboa da Praia, uccidendo le prime 17 persone. Da allora, la crisi nel nord del Paese non si è mai arrestata e l’anno appena trascorso ne è l’ennesima prova.
Nonostante le origini del jihadismo mozambicano suscitino diverse domande, l’insorgenza è caratterizzata da alcuni elementi nazionalistici, come la reazione swahili al predominio lusofono o la volontà di contrastare lo sfruttamento delle ricchezze naturali che si trovano nel sottosuolo e nel mare del Paese.
Conflitto, sofferenza e disperazione continuano ad alternarsi in un terribile gioco che trasforma i cittadini in vittime sacrificali, siano essi sopravvissuti, richiedenti asilo, o morti. La strategia di Ansar al-Sunna, infatti, ha da sempre incluso attacchi indistinti al personale militare, ai civili e alle infrastrutture come scuole e ospedali. Perfino lavoratori e investitori stranieri, compresi quelli dell’industria del petrolio e del gas, vengono presi di mira.
A esacerbare la situazione c’è la fragilità dello Stato, unita a una governance inefficace e alla corruzione, che non solo hanno portato a una mancanza di fiducia nella capacità delle Istituzioni di fornire servizi essenziali ormai pressoché inesistenti (sanità, istruzione, acqua potabile), ma hanno anche aumentato il senso di paura e di abbandono nella comunità di Cabo Delgado. Come conseguenza, il mancato senso di sicurezza tra la popolazione ha creato un terreno fertile per al-Shabaab.
La popolazione, stremata da questo sistema giĂ  corrotto che continua a deteriorarsi, si trova costretta a condizioni di povertĂ  estrema. Privati di un sistema educativo e di fronte a un tasso elevato di disoccupazione, molti giovani finiscono per arruolarsi tra le fila jihadiste.

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Fig. 1 – Sfollati dalla regione di Cabo Delgado in attesa dell’assistenza del World Food Program (WFP), Namapa, Mozambico, 27 febbraio 2024

2. LE CONDIZIONI DELLA POPOLAZIONE A CABO DELGADO

La situazione umanitaria a Cabo Delgado è sempre piĂą al collasso. Secondo il report di The Swedish International Development Cooperation Agency (SIDA), pubblicato lo scorso anno, si stimano circa 5mila civili uccisi tra l’ottobre 2017 e il marzo 2024.
Il pericolo jihadista è affiancato anche dall’emergenza climatica: a Cabo Delgado si lotta con gli effetti della siccitĂ  che ha ridotto notevolmente i raccolti. Oltre 879mila persone stanno affrontando livelli di insicurezza alimentare nella regione.
Conflitti e crisi hanno spinto centinaia di migliaia di profughi a spostarsi dall’area. Se, infatti, durante il 2022, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), gli sfollati interni avevano superato il milione, ancora oggi le stime sfiorano quota 720mila, per un terzo donne (spesso vittime di violenze e abusi) e per il 50% bambini. Le loro condizioni sono aggravate dall’assenza di servizi sanitari a causa della distruzione e del danneggiamento delle strutture, che, d’altro canto, non riescono a fornire assistenza neppure alle donne in stato di gravidanza. I minori, invece, sono vulnerabili a ogni forma di violazione dei propri diritti, alla violenza di genere e al reclutamento armato forzato. Il conflitto li ha privati anche dell’accesso all’istruzione e li ha esposti a casi di matrimoni precoci.

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Fig. 2 – Truppe antiterrorismo del Ruanda pattugliano le strade della cittadina di Palma, nella regione di Cabo Delgado, a sostegno delle forze del Mozambico, 18 dicembre 2023

3. GLI INTERVENTI UMANITARI

Di fronte a tale situazione, molteplici sono le Istituzioni internazionali e le ONG che si sono adoperate per sostenere la popolazione. Il Piano di ricostruzione di Cabo Delgado 2021-2024, incentrato sulla sistemazione di strade, infrastrutture di telecomunicazione, strutture sanitarie e scuole nella regione è la principale iniziativa nazionale, ma sembra volgere al termine senza troppi risultati.
Nonostante i $413 milioni previsti sul territorio, le opere sono sospese e ritardate in molte zone a causa dell’attuale aumento dell’insicurezza. Il 2025 si apre così con un ulteriore bilancio disastroso.

Francesca Bianculli

Photo by jorono is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Dal 2017 la regione di Cabo Delgado, in Mozambico, è colpita da una violenta ribellione jihadista condotta dal gruppo Ansar al-Sunna che ha causato migliaia di vittime e quasi un milioni di sfollati.
  • La situazione nell’area resta drammatica, anche per gli effetti dei disastri naturali e per l’inefficacia della reazione statale, in termini sia di contrasto al terrorismo, sia di ricostruzione delle infrastrutture e di fornitura di servizi.

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Francesca Bianculli
Francesca Bianculli

Classe 1998. Laureata il Lingue e Culture Straniere presso l’Università degli Studi di Perugia e studentessa del corso Crossing the Mediterranean: towards investment and integration presso l’Università Ca’ Foscari e l’Université de Paul-Valéry, sono sempre stata appassionata di politica, religioni, sicurezza e terrorismo, migrazione e diritti umanitari. Parlo correntemente l’italiano, l’inglese, il francese e lo spagnolo, mentre in work in progress vi sono l’arabo e il giapponese, l’uno legato all’amore per la regione MENA e per il Medio Oriente, l’altro per una curiosità del tutto artistica e linguistica. Con il naso all’insù, gli occhi ricolmi di curiosità e una valigia sempre piena di critiche e di speranze per il mondo di oggi e per quello che verrà, ho vissuto in Tunisia, Francia e Sud Africa, ove attualmente ricopro il ruolo di tirocinante presso l’Istituto Italiano di Cultura sotto la reggenza dell’Ambasciata d’Italia a Pretoria. Se c’è qualcosa di cui non riesco a fare a meno è la musica, elemento fondamentale anche per bere un buon caffè geopolitico con voi!

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