Caffè lungo – L’elite russa utilizza l’assalto del Campidoglio per screditare il sistema democratico USA e le critiche statunitensi a Mosca. L’elezione di Trump aveva fatto sperare in una distensione dei rapporti tra Russia e USA, ma l’accusa di interferenze russe nelle elezioni del 2016 ha accresciuto le tensioni tra i due Paesi. Biden, visti i suoi trascorsi in campo internazionale, potrebbe avere un atteggiamento duro verso Mosca, ma aperto alla collaborazione su temi di fondamentale importanza.
LE REAZIONI RUSSE ALL’ASSALTO DI CAPITOL HILL
Sugli avvenimenti dello scorso 6 gennaio Vladimir Putin non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma alte cariche diplomatiche russe hanno commentato la presa d’assalto del Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump con sgomento e indignazione. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha definito il sistema elettorale statunitense arcaico e ha additato i media come strumento di lotta politica. Il pensiero vigente dei principali politici russi di alto rango è che il sistema elettorale statunitense non rispetti i moderni standard democratici. Inoltre molti a Mosca hanno sottolineato come gli straordinari eventi del 6 gennaio abbiano rivelato i fallimenti democratici della repubblica statunitense. Lo stesso Putin il 22 novembre ha dichiarato che c’erano “problemi nel sistema elettorale degli Stati Uniti” a seguito del voto presidenziale, che Trump ha ripetutamente e senza fondamento attestato di essere stato truccato. Le tensioni tra i rivali dell’era della Guerra Fredda hanno raggiunto nuovi picchi negli ultimi anni, con sanzioni statunitensi imposte ai funzionari russi, controversie sui trattati sul controllo degli armamenti e accuse americane di importanti attacchi di hacker russi.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Sostenitori di Trump si scontrano con le forze di sicurezza di fronte al Campidoglio, 6 gennaio 2021
TRUMP-PUTIN: UN’OCCASIONE PERSA
L’elezione di Trump come Presidente degli USA fu accolta con grande entusiasmo dall’establishment russo. La campagna elettorale di Trump fu molto utile al Cremlino perché con la sua retorica smascherava i difetti del sistema democratico statunitense e l’ipocrisia dell’élite americana. Le aspettative di Putin erano riposte in una politica da parte di Trump senza ideologie e basata su una visione strettamente realistica dei rapporti internazionali. La speranza del Cremlino era che la sfortunata pagina nelle relazioni USA-Russia create dalla crisi ucraina sarebbe stata voltata. Tuttavia il sospetto coinvolgimento della Russia nella campagna per le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 ha complicato di molto le relazioni diplomatiche russo-statunitensi. Per molti democratici, punire la Russia è stato un modo per impedire al Presidente repubblicano di svendere gli interessi dell’America a un Paese straniero. Per i repubblicani, essere duri con la Russia ha assolto la Casa Bianca da ogni accusa di collusione con il Cremlino. La situazione permane ancora oggi. Allo stato attuale, l’agenda USA-Russia si è ridotta a un solo punto: evitare una collisione militare diretta tra le Forze Armate dei due Paesi, per esempio, a seguito di un incidente in Siria, o di un’escalation del conflitto nell’Ucraina orientale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Vladimir Putin e Donald Trump si stringono la mano prima del meeting di Helsinki, 18 luglio 2018
COME CAMBIANO I RAPPORTI USA-RUSSIA CON BIDEN?
Innanzitutto il Presidente eletto ha intenzione di recuperare i rapporti con gli alleati della NATO e rilanciare l’Organizzazione. Ciò offre la prospettiva di un’alleanza NATO rinvigorita e più coesa, politicamente e militarmente. Biden è favorevole al rafforzamento delle capacità della NATO per far fronte alle minacce alla sicurezza sia militari tradizionali sia cibernetiche. Tuttavia questo non comporta la fine di un sentimento nazionalistico, il concetto di “America First” non muore con Joe Biden. Una politica dura contro la Russia può mettere in difficoltà gli alleati europei, Germania in primis, soprattutto dal lato economico. In secondo luogo, Biden si impegna a rinnovare la leadership multilaterale degli Stati Uniti e a cooperare con i partner per sostenere i valori democratici e i diritti umani condivisi. Ha assicurato un sostegno inequivocabile all’Ucraina e l’inasprimento delle sanzioni alla Russia qualora non rispettasse il diritto internazionale. La nuova Amministrazione prenderà una linea forte sulla Bielorussia, sfidando la violenta repressione interna del regime di Lukashenko, appoggiata da Mosca, sulla scia di elezioni presidenziali screditate. Eppure questa maggiore prevedibilità nella politica internazionale può essere un punto a favore per il Cremlino. Il primo test importante sarà il rinnovo dell’accordo New START, che scadrà all’inizio di febbraio. Si potrebbe trovare un accordo realistico e potrebbe essere l’occasione per discutere la cooperazione su temi importanti come la ripresa dalla pandemia, l’antiterrorismo e il cambiamento climatico. Sicuramente con la presidenza Biden non ci sarà un disgelo delle relazioni russo-statunitensi, tuttavia, ci sarà più spazio per un pragmatismo e realismo nella gestione di temi cari a entrambe le compagini.
Michele Montefusco
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