In 3 sorsi – Tra le priorità del premier portoghese Costa per il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea c’è la ratifica dell’accordo commerciale tra UE e Mercosur, ma le voci critiche non mancano. Dubbi da entrambe le parti, questioni ambientali e tensioni politiche ostacoleranno il processo.
1. LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO UE E LE PRIORITÀ PORTOGHESI
A partire dal 1° gennaio il Portogallo ha assunto la presidenza del Consiglio dell’UE, succedendo alla Germania. Tra le priorità indicate dal premier Costa ci sono tematiche ambientali, sociali e digitali, mentre in ambito più strettamente commerciale l’obiettivo è quello di ratificare l’accordo tra UE e Mercosur, le cui negoziazioni vanno avanti da 20 anni.
Nel giugno 2019 le due parti raggiunsero un accordo per la creazione di un’area di libero scambio che comprenderebbe più di 700 milioni di persone e rappresenterebbe la più grande area di libero commercio che abbia mai coinvolto l’UE. L’accordo comporterebbe la liberalizzazione del 99% del commercio agricolo europeo, mentre i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) aprirebbero i loro mercati all’88% dei beni agricoli europei. Il processo di ratifica si è tuttavia arenato, soprattutto a causa di questioni ambientali. Una su tutte, le politiche del Presidente brasiliano Bolsonaro riguardo alla deforestazione dell’Amazzonia. La Francia, in particolare, teme che l’accordo possa favorire un incremento della produzione di carne e della deforestazione, due fenomeni strettamente legati fra loro, con impatti climatici considerevoli. Oltre a queste motivazioni ambientali, sono da considerare le pressioni che Macron subisce dagli allevatori francesi, che parlano di concorrenza sleale da parte degli omologhi brasiliani qualora l’accordo andasse in porto.
Fig. 1 – La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e il Primo Ministro portoghese António Costa in una conferenza stampa congiunta
2. I DUBBI: QUESTIONE AMBIENTALE E CONCORRENZA
Augusto Santos Silva, Ministro degli Esteri portoghese, ha fatto chiaramente riferimento all’atteggiamento della Francia e dell’Irlanda, rei di utilizzare la questione ambientale per nascondere i timori espressi dai rispettivi allevatori, preoccupati per l’apertura del mercato europeo alla carne d’oltreoceano. Santos Silva ne fa una questione di credibilità, avendo dichiarato che è responsabilità del Portogallo cercare di concludere il processo e che è pronto ad assumersi quest’onere. Le incertezze non mancano nemmeno dall’altra parte dell’oceano. Se è vero che la scarsa affidabilità di Bolsonaro in materia climatica è considerata da Santos Silva un pretesto, è innegabile la ritrosia del Presidente brasiliano a limitare gli interessi economici in nome dell’ambiente. Non solo: Alberto Fernández, Presidente dell’altro gigante del Mercosur, l’Argentina, aveva sollevato nell’agosto del 2019 qualche perplessità circa l’accordo, e le sue ultime dichiarazioni in merito testimoniano una volontà di rivederne alcune parti. Le difficoltà nella ratifica sono figlie della complessità di un accordo solo apparentemente commerciale e che abbraccia molti altri temi, dall’ambiente all’agenda europea in politica estera.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Agricoltori francesi protestano contro l’accordo a Le Mans
3. IL TORTUOSO PERCORSO VERSO LA RATIFICA
Santos Silva ha però affermato che le negoziazioni non saranno riaperte e che si tratta soltanto di ratificare un accordo già preso. L’incognita principale è rappresentata da Bolsonaro, giudicato sostanzialmente inaffidabile da molte cancellerie europee. Ignacio Ybañez Rubio, ambasciatore UE in Brasile, cerca di mediare, invitando il Paese latinoamericano a impegnarsi politicamente, così da mostrare la buona volontà nei confronti dell’accordo. Già la Germania, che aveva preceduto il Portogallo alla presidenza del Consiglio dell’UE, aveva intenzione di dare una svolta decisiva al processo di ratifica entro la fine del 2020, spinta anche dalle prospettive di accesso al mercato latinoamericano che allettano le sue industrie. La posizione tedesca, tuttavia, ha subito un cambiamento radicale nel corso del tempo e la stessa Angela Merkel ha espresso i propri dubbi circa l’accordo lo scorso settembre. Le tensioni politiche tra Macron e Bolsonaro, la scarsa o nulla disponibilità di quest’ultimo a salvaguardare la foresta amazzonica, da lui considerata “umida” e, in quanto tale, “ignifuga” (sic), insieme alle critiche che ONG e ambientalisti rivolgono alle (mancate) disposizioni in tema di sostenibilità ambientale, renderanno la ratifica dell’accordo impresa tutt’altro che semplice.
Michele Pentorieri