In 3 sorsi – L’assenza della Commissione Europea alle negoziazioni ha fatto discutere i delegati presenti a Baku. Questo si inserisce in quella che sembra una spirale negativa per l’UE, tanto da preoccupare esperti e opinione pubblica circa l’impegno di Bruxelles nella lotta al cambiamento climatico.
1. UNA PRESENZA POCO SIGNIFICATIVA
Tra l’11 e il 22 novembre 2024 si è svolta a Baku la ventinovesima Conference of Parties (COP) sul clima. Questa edizione verrà ricordata per le defezioni dei Paesi che emettono maggior quantità di anidride carbonica. Tra queste assenze spicca quella della Commissione Europea, la quale ha sempre partecipato alle COP assieme agli Stati membri. La presenza di Bruxelles si è limitata solamente a una delegazione del Comitato per le Regioni (CdR) composta dal suo Presidente, Vasco Alves Cordeiro, e da rappresentanti di Sindaci e Presidenti di Regioni e Province europee. Questa delegazione è stata sostenuta dagli uscenti Commissari per l’Azione climatica, l’olandese Wopke Hoekstra, e per l’Energia, l’estone Kadri Simson, e dall’ormai ex Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. I temi trattati riguardano i sistemi agroalimentari, la transizione all’idrogeno, l’individuazione di piani urbanistici sostenibili e la definizione di piani finanziari a livello subnazionale. Pur trattando temi pratici, questa delegazione è stata silente nell’accordo parziale sul fondo di compensazione raggiunto all’ultimo giorno di COP29. Quantificato in 300 miliardi di dollari, questo serve per la compensazione dei danni e delle perdite subite dai Paesi in via di sviluppo a causa del cambiamento climatico, per finanziare le misure di mitigazione e adattamento e per sostenere la transizione ecologica nel Global South.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Commissario europeo per l’azione climatica, Wopke Hoekstra, dialoga con due delegati alla COP 29
2. ASSENZA PER GIUSTA CAUSA
La defezione della Commissione Europea si inserisce in quelle di India, Brasile, Cina, USA e Russia. Tra i Paesi europei, attori importanti come Francia e Germania hanno disertato Baku, mentre altri come l’Italia hanno partecipato attivamente. Tuttavia, le azioni dei singoli Stati membri si limitano generalmente alla difesa dei propri interessi nazionali, più che a voler portare avanti un’agenda europea. L’assenza di Ursula von der Leyen è motivata dal periodo delicato di transizione tra le due Commissioni che lei stessa presiede. Difatti, i veti incrociati tra le forze politiche europee hanno reso difficile la trattativa per la formazione della nuova Commissione. La situazione si è risolta solamente il 27 novembre scorso, ossia dopo la fine della COP 29, con la squadra della Presidente uscente confermata con una maggioranza di soli 370 voti.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, dialoga con Wopke Hoekstra al quale è stato rinnovato il mandato come Commissario per l’azione climatica
3. RETROMARCIA?
L’assenza di Von der Leyen ha preoccupato gli osservatori internazionali, i quali temono un disimpegno di Bruxelles sul tema. Tali timori sono confermati dalla composizione della nuova Commissione, spostata politicamente a destra, verso aree da sempre scettiche sulle politiche verdi di Bruxelles. Inoltre, l’entrata in vigore del Regolamento sulla Deforestazione, uno dei pilastri del Green Deal, è stata posticipata di un anno dal Parlamento Europeo il 14 novembre scorso. Questi segnali suggeriscono una postura più prudente rispetto al passato: le politiche del Green Deal hanno trovato infatti resistenze e numerose proteste nei mesi precedenti hanno creato problemi di consenso alle Istituzioni europee. Tuttavia quanto detto non deve rappresentare un alibi per l’inazione. Al contrario, con la rielezione di Trump alla Casa Bianca, Von der Leyen è tenuta a concretizzare la promessa di fare dell’UE “leader dei negoziati climatici globali“.
Lorenzo Avesani
“COP29 Behind the Scenes Day 1 (cop29a6176)” by IAEA Imagebank is licensed under CC BY