Caffè Ristretto – 18 gennaio 1871: Guglielmo I, re di Prussia, viene proclamato imperatore della nuova Germania unita nella Sala degli specchi di Versailles. È l’atto finale del lungo e complesso processo di unificazione tedesca, che ha dominato i decenni centrali del XIX secolo.
Guglielmo è già stato riconosciuto imperatore dalla Costituzione del nuovo Stato, approvata a inizio gennaio, ma ha esitato a lungo prima di accettare il titolo. A convincerlo sono infine le insistenze del suo fidato Primo Ministro, Otto von Bismarck, vero artefice politico dell’unificazione. La proclamazione avviene nella reggia di Versailles, dato che la Prussia e gli altri Stati tedeschi suoi alleati sono ancora in guerra con la Francia, ora repubblica dopo la disfatta disastrosa di Napoleone III a Sedan. Il conflitto non durerà però a lungo: il 10 maggio i due Paesi firmano infatti il trattato di Francoforte, che costringe il Governo francese a pagare una pesante indennità e a cedere sia l’Alsazia che la Lorena a Berlino. L’umiliazione non verrà dimenticata e i francesi useranno la stessa Sala degli specchi per la firma del trattato di pace del 1919, ripagando i tedeschi con condizioni altrettanto umilianti. Nonostante la sconfitta nella prima guerra mondiale, però, la Germania unita non verrà divisa dai vincitori. Lo sarà solo trent’anni più tardi, dopo un’altra sanguinosa guerra mondiale, ma tale separazione non sarà definitiva, terminando con la fine della guerra fredda nel 1990.
Evento cruciale della storia europea contemporanea, l’unificazione tedesca del 1871 resta però problematica. La forza del nuovo Stato creato da Bismarck, unita inizialmente a una chiara impronta autoritaria, spaventa gli altri Paesi del continente e li rende diffidenti o ostili verso Berlino. Questi sentimenti negativi sono visibili ancora oggi nei dibattiti interni all’Unione Europea, nonostante il carattere democratico della nuova Germania federale sorta dopo il 1945, e sono probabilmente destinati a perdurare anche in futuro. A centocinquant’anni dalla proclamazione di Versailles, il gigante tedesco continua quindi a pagare un certo prezzo per la propria nascita.
Simone Pelizza
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