I progetti di sostenibilitĂ ambientale di lungo periodo dell’Unione Europea si collegano anche alle tematiche, sempre piĂą pressanti, di sicurezza energetica. Se ne discuterĂ anche nelle prossime elezioni del ParlamentoEuropeo.
ROADMAP 2050 – La Roadmap 2050 è un documento programmatico che cerca di definire le linee guida per l’Unione Europea per raggiungere entro la metĂ del secolo un’economia energetica a basse emissioni di carbonio, tenendo presente gli obiettivi di sicurezza energetica, ambientali ed economici dell’Unione.
Tale progetto è un’iniziativa della European Climate Foundation (ECF), una fondazione che promuove e sostiene, anche attraverso il lobbying presso le istituzioni comunitarie, tutte le attivitĂ necessarie al passaggio da un Europa che sfrutta combustibili fossili con alte emissioni di gas serra ad una che si basi sulle energie rinnovabili ed a basso impatto ambientale. Come la stessa fondazione afferma sul proprio sito, il loro intento è quello di “costruire un consenso intorno ad una sostenibile crescita per l’ambiente, salutare e necessaria, dimostrando i suoi benefici economici e coordinando l’advocacy politica a livello nazionale ed europeo”.
VERSO LE ELEZIONI PARLAMENTARI EUROPEE – La Roadmap 2050, datata dicembre 2011,  potrĂ tornare a far parlare di sĂ©, riempiendo le pagine dell’agenda politica dei candidati alle prossime elezioni per il Parlamento Europeo. Le tematiche ambientali, difatti, stanno uscendo dalla loro nicchia politica per entrare orizzontalmente nei programmi dei maggiori partiti europei; inoltre nel contesto attuale, si collegano strettamente alle tematiche di sicurezza e di indipendenza energetica, diventando quindi un tema sensibile anche alle compagini “euro-scettiche”. Il quadro programmatico della Roadmap espone gli strumenti per ridurre l’impatto ambientale dell’approvvigionamento energetico dell’Unione, ma allo stesso tempo per diminuire la dipendenza dall’estero ed abbattere i costi ricorrendo allo sfruttamento di energie rinnovabili direttamente sul territorio Europeo, indipendenti dai flussi di mercato e dai sussulti geopolitici.
ENERGIA E SICUREZZA – La dipendenza dai combustibili fossili come carbone, gas e petrolio in Europa significa anche dipendenza dalle importazioni estere. Secondo la Direzione Generale per l’Energia della Commissione Europea  il paniere energetico dell’Unione dipende per quasi il 50% dalle importazioni estere per quanto riguarda il carbone, cifra che supera il 60% per il gas e l’80% per il petrolio. Ridurre la subordinazione rispetto a queste fonti energetiche in favore delle rinnovabili significherebbe ridurre anche i rischi dovuti all’instabilitĂ del mercato, specie in situazioni di dissesto geopolitico come quella attuale. Con una minore dipendenza dalle fonti non rinnovabili l’Unione Europea potrebbe permettersi una politica estera meno timida, o quantomeno piĂą libera dalle implicazioni energetiche e dai vincoli con i propri partner commerciali. La ferrea applicazione della Roadmap potrebbe quindi allentare gli stretti legami, fatti di pipelines, con la Russia e mettere in discussione anche i progetti futuri di importazione dello shale gas statunitense. La volontĂ di abbattere l’impatto ambientale metterebbe però in discussione anche i piani di sfruttamento dello shale europeo, giĂ auspicati da Polonia e Regno Unito.
IMPATTO ECONOMICO – La politica energetica europea si basa sui tre pilastri della sicurezza dell’approvvigionamento, della sostenibilitĂ ambientale e della competitivitĂ economica. Il progetto della Roadmap 2050 ritiene di rispettare allo stesso tempo tutti questi aspetti e che la crescita “verde” sia anche economicamente sostenibile. Nel report delle analisi tecniche ed economiche si evince che il costo della trasformazione del sistema energetico europeo, dallo sfruttamento dei combustibili fossili a quello delle fonti rinnovabili, non supererĂ quello della continuazione dello scenario attuale. Una visione realista però deve tener conto degli elevati costi che potrebbe avere un cambiamento di questo tipo. Come ha affermato l’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini, l’attuale situazione economica non è favorevole ad una tale trasformazione che richiederebbe invece elevati investimenti in infrastrutture. Probabilmente la battaglia politica vedrĂ da una parte chi è favorevole alla Roadmap, sostenendo le sue potenzialitĂ in termini di crescita economica, sostenibilitĂ ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti e minor costo delle risorse. Dall’altro lato si posizioneranno le forze politiche che vedono il piano con scetticismo, facendo leva su di un maggior realismo economico e politico, ritenendo la strategia energetica europea difficilmente prescindibile dai combustibili fossili e specialmente dal gas.Â
IMPATTO AMBIENTALE – L’obiettivo finale dell’Energy Roadmap 2050 è quello di una diminuzione delle emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990, investendo in energia pulita ed in tecnologie che abbattano la diffusione di CO2. La necessitĂ di tutelare l’ambiente agendo sulle emissioni di gas serra è evidente, anche secondo Connie Hedegaard , Commissario europeo per l’Azione per il Clima, poichĂ© gli ultimi anni sono stati i piĂą caldi e con un maggior tasso di umiditĂ mai registrati. In questo campo l’azione dell’Unione Europea è giĂ un esempio per gli altri Stati: l’International Energy Agency difatti prevede  che nell’attuale decennio il vecchio continente diminuirĂ le proprie emissioni di CO2 di 342 milioni di tonnellate (Mt). La situazione a livello mondiale non è però così rassicurante: la stessa IEA infatti calcola che nel resto del mondo le emissioni aumenteranno di piĂą di 3.700 Mt. La disparità è ancor piĂą eclatante se si fa riferimento alle prospettive future: la IEA prevede che a fronte delle giĂ previste diminuzioni dell’UE, le emissioni di gas serra al 2030 saranno rispetto al 1990 per gli Stati Uniti a -3%, per la Cina a +349% e per l’India a +469%.
Marco Spada