Miscela Strategica – La lotta al terrorismo in Yemen è gestita dagli Stati Uniti in maniera poco chiara negli obiettivi e, soprattutto, nei metodi. Pentagono, CIA e autoritĂ yemenite vorrebbero accentrare nelle proprie mani le decisioni evitandone però accuratamente le responsabilitĂ .
AQAP E TERRORISMO IN YEMEN – Al-Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP) è considerata dagli Stati Uniti come una delle maggiori minacce alla propria sicurezza, alla stabilitĂ giĂ fragile dello Yemen e alla sicurezza internazionale. Per citare solo gli ultimi episodi, nell’ottobre 2013 le forze di polizia statunitensi hanno arrestato Marcos Alonso Zea, in procinto di lasciare gli USA per unirsi ad Al-Qaeda in Yemen, mentre nel dicembre dello scorso anno alcuni membri di AQAP sono stati arrestati dalla polizia yemenita per aver progettato un attentato contro il Presidente Hadi e, sempre a dicembre, AQAP è stata coinvolta nell’attentato ad un ospedale che ha causato 52 vittime. Inoltre alcune intercettazioni all’interno della rete qaedista hanno rivelato il progetto di una serie di attentati alle ambasciate americane che hanno messo in massima allerta il governo americano. La lotta contro AQAP è basata sulle operazioni di controterrorismo, consistenti per una buona parte in attacchi aerei (perlopiĂą droni) condotti contro campi di addestramento oppure obiettivi segnalati da missioni di ricognizione e sorveglianza.
CONTROTERRORISMO E DRONI – In un recente articolo su Foreign Policy, Dana Stuster sottolinea come i rapporti e le dichiarazioni ufficiali su operazioni antiterrorismo in Yemen siano ambigui nei termini e nelle descrizioni, in particolare nell’attribuzione degli attacchi dei droni alle forze americane (che hanno una base in Djibouti per operazioni di questo tipo) o alle forze yemenite, le quali non avrebbero le capacitĂ pratiche di portare a termine missioni di questo genere al momento.
Secondo le stime più attendibili le operazioni di droni riconducibili alla CIA o al Joint Special Operations Command del Pentagono sarebbero più di cento, con l’uccisione di 750-1000 persone, tra cui una dozzina di affiliati ad AQAP di alto profilo. Anche il valore del termine “sospetti militanti di Al-Qaeda” è messo in dubbio da Dana Stuster, poiché per il governo americano comprende in tale accezione tutti i soggetti maschi che abbiano l’età per combattere situati nella zona soggetta allo strike, mentre solleva le più acute proteste da parte della popolazione yemenita, tanto che dopo un attacco aereo (errato) durante il corteo di un matrimonio, il Pentagono (ma non la CIA) ha dovuto sospendere temporaneamente gli attacchi.
SEZIONE 1206 – Il Pentagono potrebbe muoversi in futuro in maniera parzialmente differente. La sezione 1206 del National Defense Authorization Act permette al Dipartimento della Difesa e, in alcuni casi, al Dipartimento di Stato di impiegare fondi federali per addestrare ed equipaggiare forze di sicurezza straniere. Lo scopo deve essere riconducibile alle operazioni di counterterrorism e, per l’addestramento ed equipaggiamento delle sole forze militari, di mantenimento della stabilitĂ interna. Per lo Yemen si è registrato sia un aumento sia una riallocazione dei fondi, passando dai 37 milioni di dollari del 2012 ai 47 milioni del 2013, agli oltre 64 milioni previsti per il 2014. Per quanto riguarda i diversi programmi, i fondi sono stati interamente dirottati verso un sistema aereo a comando remoto (17,5 milioni di dollari) e la fornitura di un nuovo aereo dotato di un sistema ISR (intelligence, sorveglianza, ricognizione) e di puntamento di precisione (46,5 milioni di dollari). Il Pentagono avrebbe in questo modo un miglior partner con cui cooperare e condividere le responsabilitĂ in modo credibile.
UN PONTE TRA GUANTANAMO E SANA’A? – Altro aspetto non molto chiaro delle relazioni tra Stati Uniti e Yemen, in materia di terrorismo, è la gestione dei detenuti yemeniti a Guantanamo. Dei quasi 170 detenuti una novantina è di nazionalitĂ yemenita e la metĂ di essi dovrebbe essere rimpatriato. Obama dal dicembre 2009 ha sospeso i rimpatri dopo un fallito attentato di AQAP, con una teorica inversione di marcia dal maggio 2013. Nella realtĂ non si è ancora trovato un accordo per il trasferimento dei prigionieri, anche se si sta negoziando riguardo alla possibilitĂ di costruire una struttura di detenzione equivalente in territorio yemenita, sebbene le parti sembrano ancora lontane da un accordo.
Davide Colombo