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Una poltrona per due

I rapporti tra i due massimi esponenti della politica russa sembrerebbero esser giunti quasi al capolinea tanto da paventare un potenziale scontro elettorale tra i due leader per chi dovrà governare il paese dal 2012. Chi avrà la meglio tra lo “zar” Vladimir Putin e il suo (ex) alter-ego Dimitri Medvedev?

GENESI  – Correva l’anno 2000 quando Vladimir Putin, ex agente segreto sovietico, subentrò a Boris Eltsin come Presidente della Federazione Russa. Riconfermato dopo quattro anni per il secondo mandato, Putin dovette far fronte all’impossibilità di ripresentarsi per la terza tornata elettorale presidenziale consecutiva, individuando un potenziale alter ego, un delfino che potesse subentrare degnamente a scadenza del mandato nel 2008.

La scelta cadde su Dimitri Medvedev: già noto per aver presieduto il consiglio di amministrazione Gazprom, il maggiore estrattore al mondo di gas naturale. Fu così nominato prima capo dello staff presidenziale e poi vice Primo ministro nel 2005.

La consacrazione politica avvenne però nel 2008 quando, forte della sponsorizzazione di Putin, Medvedev divenne Presidente della Russia.

La sua nomina però fu vincolata a quella di Putin come Primo ministro, rafforzando in tal modo un duopolio che all’epoca sembrava realmente inattaccabile.

PRIME CREPE – Invertiti i ruoli, probabilmente più per una necessità legata ai vincoli costituzionali russi che per scelta vera e propria, pareva dunque che il destino di Medvedev fosse legato ad un ruolo da comprimario impostogli dallo “zar” Putin. Tale aspettativa però è stata disattesa già dopo il primo anno di presidenza: tra i due infatti è iniziata una lenta ma letale guerra di logoramento verbale che ha evidenziato, il più delle volte, un notevole grado di incompatibilità tra le parti.

In diverse occasioni, infatti, soprattutto nelle dichiarazioni rilasciate ai media, i due hanno mostrato differenti linee di pensiero, contraddicendosi spesso, più o meno volutamente.

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SCONTRO SULLE OPERAZIONI IN LIBIA – L’apice del contrasto si è raggiunto poco più di un mese fa: approvata la risoluzione Onu 1973 per l’avvio delle operazioni miliari contro le truppe di Gheddafi in Libia, si è dovuto, infatti, prendere atto della netta spaccatura in materia di politica estera da parte del governo di Mosca.

Putin, in netta contrapposizione con l’operato dell’Onu, durante la visita ad una fabbrica missilistica russa non l’ha mandata a dire affermando che “la risoluzione è un errore. Assomiglia tanto ad una chiamata medievale alla crociata” aggiungendo inoltre che tale decisione “ permette a tutti di adottare qualsiasi tipo di azione contro uno Stato sovrano”. Parole di fuoco bollate da Medvedev come “inaccettabili”, in quanto “in nessuna circostanza è tollerabile l’uso di parole come “crociata” che rimandano inevitabilmente ad uno scontro di civiltà”.

CONSEGUENZE – Quest’ultimo alterco tra i due pesi massimi della politica russa, agli occhi di molti, potrebbe rappresentare l’inizio di una lunga campagna elettorale in vista delle elezioni del 2012. Una volata elettorale che, nonostante tutto, ancora con certezza non conosce né candidati né contenuti programmatici e che di conseguenza stenta a decollare.

In un paese che fatica per diversi motivi a rispettare i canoni classici delle democrazie occidentali questo duello frontale potrebbe, senza dubbio, rappresentare un’ulteriore motivo di preoccupazione da parte della comunità internazionale per il ruolo strategico ricoperto dalla Russia in diversi ambiti.

Andrea Ambrosino

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