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Cuba apre agli investimenti esteri: svolta storica?

Il 29 marzo l’Asamblea Nacional del Poder Popular ha approvato la Legge n. 118 che disciplina gli investimenti esteri sul territorio cubano. Un provvedimento volto ad agevolare l’ingresso di capitali stranieri e a rivitalizzare il mercato locale, che prosegue il percorso delle riforme economiche avviato da Raúl Castro

IL NUOVO CORSO – Con l’approvazione della Legge n. 118, il governo cubano continua la sua politica di liberalizzazione aprendo il paese agli investimenti esteri. Il percorso iniziato nel 2011 con l’elaborazione delle “Linee guida della politica sociale ed economica”, documento strategico che prevede graduali riforme con orizzonte 2015 senza pregiudicare lo spirito della RevoluciĂłn, continua con l’abrogazione della Legge 77 del 1995 che disciplinava la materia in precedenza. Le riforme di RaĂşl Castro mirano a trasformare Cuba in un regime economico a metĂ  tra pianificazione e capitalismo senza intaccare però gli interessi della classe dirigente. Per questo il programma attuato ha portato riforme solo sul piano economico, rendendo possibile ai cubani aprire piccole attivitĂ , vendere o comprare case e automobili e chiedere prestiti bancari. I risultati ottenuti sono incoraggianti: l’attivitĂ  del settore privato ha registrato un aumento del 40% tra il 2010 e il 2013, passando da 160.000 a 400.000 unitĂ . La riforma del settore agricolo, inoltre, ha permesso alla popolazione cubana di avviare aziende agricole private, rendendo possibile coltivare terreni incolti in proprio o in affitto. Un’altra decisione di portata storica, che avrĂ  forti ripercussioni sull’economia, è il ritorno a un’unica moneta circolante, il peso cubano (CUP), eliminando gradualmente il peso cubano convertibile (CUC) cambiato alla pari con il dollaro americano (USD). Il doppio regime monetario, in vigore dal 1994, prevede l’utilizzo del CUC per le transazioni internazionali, le rimesse dei cubani dall’estero e nell’economia turistica, mentre il CUP, utilizzato per il pagamento dei dipendenti statali e le pensioni, non è convertibile in nessun’altra moneta. Le nuove riforme liberali acuirebbero però le diseguaglianze sociali, portando il Partito Comunista Cubano (PCC) alla guida di un paese dove è sempre piĂą difficoltoso, per la maggior parte della popolazione, l’accesso a servizi non statali. Quest’ampio progetto di riforme e liberalizzazioni non ha solo un significato economico ma prelude a una riforma strutturale. Al momento, i risultati dei graduali cambiamenti non hanno generato la crescita economica attesa: il PIL di Cuba nel 2013 ha avuto una variazione positiva del 2.7% e le stime ONU per il prossimo anno prevedono una crescita che si attesta sullo stesso livello, ben lontano dall’obiettivo minimo posto da Castro di garantire una crescita annua del 5%.

LA LEGGE N. 118 – L’approvazione della Legge n.118, attraverso una sessione straordinaria dell’Asamblea Nacional del Poder Popular, autorizza l’esistenza di progetti interamente finanziati da capitali stranieri, prevedendo l’esistenza di contratti di associazione economica internazionale o d’imprese controllate da capitali completamente esteri. La legge del 1995, che prevedeva solo partecipazioni straniere, non aveva, infatti, portato l’afflusso d’investimenti che la leadership cubana sperava, causando così la necessitĂ  di disciplinare nuovamente la materia. Il ministro cubano del Commercio Estero e degli Investimenti Esteri, Rodrigo Malmierca DĂ­az, presentando al Parlamento i punti chiave della nuova legge, ha sostenuto la necessitĂ  di migliorare lo stato finanziario del paese, diversificare le sue relazioni economiche internazionali e ottenere la fiducia degli investitori attraverso la trasparenza, regole chiare e incentivi. Ponendosi l’obiettivo di ampliare il mercato delle esportazioni, aumentare gli investimenti nel settore della tecnologia e ridurre le importazioni, soprattutto nel settore alimentare, il nuovo testo di legge stabilisce un regime di facilitazioni, garanzie e sicurezza giuridica per gli investitori stranieri. SarĂ  così possibile attuare dei progetti interamente finanziati da capitali esteri in tutti i settori eccetto quello sanitario, quello dell’istruzione e delle forze armate, considerati strategici dal governo cubano. Vi saranno anche dei vantaggi fiscali per le imprese che decideranno di investire sull’isola; vi sono, infatti, esenzioni dal pagamento delle tasse per i primi otto anni di attivitĂ  e dei dazi doganali nella fase d’investimento, oltre a un taglio della tassazione sui profitti delle societĂ  straniere dal 50% al 15%, escludendo però le compagnie che si occupano di sfruttamento di risorse naturali, come nichel e carburanti fossili, la cui aliquota rimarrĂ  al 50%. Il governo Cubano, con questa legge, s’impegna a non compiere espropriazioni, se non per ragioni di pubblica utilitĂ  e interesse sociale, garantendo un indennizzo adeguato secondo le previsioni Costituzionali; autorizza inoltre l’esportazione e l’importazione di prodotti finiti così come di quelli necessari per la produzione. Altri provvedimenti riguardano le modifiche relative alla fase di valutazione e approvazione del progetto, rendendo il procedimento piĂą agile, e precisazioni sulla risoluzione delle controversie attraverso i tribunali nazionali. Lo Stato però vuole mantenere un ruolo centrale e oltre a limitare i settori d’investimento prevede un ruolo di controllo sull’utilizzo della forza lavoro che dovrĂ  essere reclutata attraverso degli enti speciali. La legge sugli investimenti stranieri è un pilastro fondamentale del pacchetto di riforme avviato da RaĂşl Castro; il testo di legge emana segnali incoraggianti per l’apertura economica del Paese e la sua attuazione sarĂ  un banco di prova per il governo cubano nella realizzazione degli obiettivi di crescita posti per il 2015.

RaĂşl Castro e Dilma Rousseff.
RaĂşl Castro e Dilma Rousseff.

NUOVE RELAZIONI – I provvedimenti adottati attraverso il programma di riforme avviato da Raúl Castro, se da un lato ambiscono alla crescita dell’economia interna, dall’altro cercano di restituire slancio alle relazioni internazionali intrattenute da Cuba. E’ indubbio che l’embargo imposto dagli Stati Uniti dal 1952 abbia pesantemente danneggiato l’economia dell’isola, con danni stimati di circa un miliardo di dollari, per questo il governo cubano tenta di aumentare il flusso di capitali stranieri limitato anche dalla scarsa attrattività in termini di sicurezza giuridica per gli investitori. Le nuove norme puntano a promuovere investimenti sulla base di un ampio e diversificato portafoglio di progetti dando priorità alle Zone Speciali di Sviluppo. Dal 1° novembre scorso, infatti, è stata aperta la Zona di libero scambio nel Porto di Mariel, un investimento pari a 900 milioni di dollari finanziato dal Brasile di Dilma Rousseff. La zona è stata istituita con l’obiettivo di attrarre nuovi investimenti esteri e facilitare il commercio marittimo con il Messico, il Brasile e la Cina. Proprio quest’ultima intrattiene delle relazioni economiche stabili con Cuba, secondo partner commerciale, e molto vicina dal punto di vista ideologico al leader Castro. Le affinità con il governo cinese vanno oltre l’ideologia comunista e si stanno avviando progetti cooperativi per l’energia alternativa ed emissione di crediti a interessi zero. Il settore energetico è ritenuto strategico per la crescita economica cubana e la nuova legge favorisce gli investimenti per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Cuba cerca così di limitare la dipendenza dal petrolio venezuelano e dai programmi di sviluppo delle infrastrutture finanziati da Petrocaribe, un accordo concesso in cambio del sostegno alla rivoluzione bolivariana. Le nuove aperture liberali di Cuba sono viste con favore dalla comunità internazionale portando l’isola a un nuovo riposizionamento sullo scenario internazionale: sia per la ripresa dei rapporti con l’Unione Europea, che ha recentemente avviato un mandato negoziale per la conclusione di un accordo bilaterale, sia per l’importanza acquisita nel recente vertice dalla Comunità Economica dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC). Le due potenze emergenti del subcontinente, Brasile e Messico, hanno manifestato esplicitamente la volontà di intrattenere relazioni con Cuba, verso cui anche gli Stati Uniti, seppur celatamente, inviano segnali di apertura. Il nuovo quadro istituzionale dovrebbe quindi rafforzare la cooperazione internazionale di Cuba, ma tutto dipenderà da come Castro sarà in grado di conciliare i suoi ideali con la visione del capitalismo.

Annalisa Belforte

 

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Annalisa Belforte
Annalisa Belforte

Sono nata a Roma nel 1982, ho conseguito la laurea triennale in Economia della Cooperazione Internazionale e quella magistrale in Scienze della Politica presso la Sapienza. Mi affascina molto la Teoria Politica e la crisi del sistema democratico, oggetto della mia tesi di laurea. Appassionata e curiosa di conoscere le dinamiche che regolano i rapporti tra Stati, per questo attualmente frequento un Master in Geopolitica.

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