Miscela Strategica – Da mesi Stati Uniti e Russia si accusano vicendevolmente di operare attraverso forze non regolari, clandestine o ausiliariee, per destabilizzare l’Ucraina dell’est. Entrambi mirano a sfruttare la vulnerabilità politica, militare ed economica del Paese a vantaggio dei propri obiettivi strategici.
SCAMBIO D’ACCUSE – Lo scambio di accuse comincia agli inizi di marzo, col trapelare di voci di corridoio in merito all’intervento di una compagnia militare privata statunitense per evacuare funzionari del nuovo governo ucraino da un edificio amministrativo a Donetsk, nell’est dell’Ucraina. La tesi sembra avvalorata dalle dichiarazioni di un diplomatico russo rilasciate all’agenzia di stampa moscovita Interfax, secondo il quale 300 operatori di società militari private statunitensi erano atterrati all’aeroporto Boryspil di Kiev. Fanno seguito le critiche del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che accusa Kiev di assoldare personale proveniente da compagnie militari private straniere per soffocare le proteste nei territori a maggioranza russofona.
Le accuse da parte avversa non tardano ad arrivare. Agli inizi di aprile, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney riferisce dell’esistenza di forti prove che alcuni dei manifestanti che hanno occupato gli edifici governativi di Donetsk non fossero effettivamente locali, lasciando trasparire il coinvolgimento russo. Mosca ribatte denunciando la presenza a Donetsk di 150 contractor privati della Greystone Limited schierati in affiancamento ai reparti speciali anti sommossa del ministero degli interni di Kiev per sedare i disordini a Slovyansk.
A maggio sarà poi il quotidiano scandalistico tedesco Bild a rivelare la presenza di 400 soldati della compagnia militare Academi al fianco delle forze armate filo-governative ucraine, citando fonti dell’agenzia di intelligence tedesca Bundesnachrichtendienst (BND).
ERIK PRINCE E LO SCANDALO “BLACKWATERGATE” – Fino a questo momento le indiscrezioni sul personale militare e di sicurezza privato avvistato in Ucraina si sono sempre riferite a tre specifiche società: Blackwater, Academi e Greystone Limited.
La Blackwater è forse la compagnia militare privata più famosa del mondo. Fondata nel 1997 con quartier generale a Moyock, in North Carolina, da Erik Prince, un ex membro del corpo d’élite della marina americana Navy Seal, ha fornito negli anni numerosi servizi e decine di migliaia di contractor al governo americano, in particolare durante le guerre in Afghanistan e Iraq.
Nel 2007 Erik Prince, travolto dallo scandalo “Blackwatergate”, viene chiamato a comparire davanti alla commissione della camera dei rappresentanti del Congresso statunitense per il coinvolgimento di alcuni uomini della Blackwater in una sparatoria a Baghdad, durante la quale persero la vita 17 civili iracheni.
L’immagine della Blackwater screditata e il rifiuto del governo iracheno di rinnovare la licenza in scadenza convincono Prince a modificare il nome della compagnia in Xe Services LLC. Nel 2010 Erik Prince vende la società, mantenendo i diritti sul nome “Blackwater”, tramite private equity, a investitori ignoti dei quali, non essendo questi tenuti a rendere pubbliche le proprie transazioni, non si conosce l’esatta identità.
ACADEMI E GREYSTONE LIMITED – Nel 2011 la nuova proprietà ha istituito un consiglio di amministrazione, sostituito lo staff dirigenziale e cambiato nuovamente il nome, in “Academi”, cercando di prendere il più possibile le distanze dalla screditata Blackwater di Erik Prince. In risposta alle voci di avvistamenti del personale Academi a Donetsk, la compagnia ha ribadito tramite il proprio sito internet che non esiste più alcun legame con la Blackwater e ha negato il proprio coinvolgimento in Ucraina.
A prendere le distanze dall’Academi è a sua volta l’attuale management della Greystone Limited. L’azienda, con sede legale alle Barbados, che ha fornito dal 2004 servizi militari e di sicurezza privati come affiliata internazionale della Blackwater, è stata venduta agli attuali proprietari nel 2010. Attraverso il portavoce Tiffany Anderson, la Greystone dichiara di non essere in alcun modo presente sul territorio ucraino, né tanto meno avere qualsiasi tipo di rapporto con l’Academi.
Appare chiaro da questa descrizione che i continui cambiamenti negli assetti proprietari, nella governance e persino del nome, le acquisizioni tramite private equity e la scarsa tracciabilità delle operazioni contribuiscono a rendere nel complesso questo genere di società poco trasparenti e difficilmente perseguibili.
IMPIEGO DI FORZE NON REGOLARI – Sebbene al momento non sia possibile comprovare o smentire con la massima sicurezza l’impiego di forze non regolari nella crisi Ucraina, il coinvolgimento delle grandi potenze attraverso compagnie militari e di sicurezza private è da ritenere un’ipotesi plausibile.
Dall’inizio degli anni Novanta le grandi potenze e in particolare gli Stati Uniti, sono più propense a impiegare le compagnie militari e di sicurezza private non solo in affiancamento, ma anche in alternativa alle forze armate statali regolari per portare avanti obiettivi strategici di politica estera in aree ritenute di interesse non vitale. La fine della Guerra Fredda ha infatti contribuito a ridurre il valore strategico che le grandi potenze attribuivano a determinate regioni, venendo così meno gli incentivi a intervenire manu militari.
La guerra non convenzionale è un’opzione che permette ad uno Stato di proiettare la propria forza militare con maggior flessibilità rispetto all’impiego delle Forze Armate. Nei Balcani, in America Latina, Asia Meridionale e Medio Oriente l’esternalizzazione delle funzioni di sicurezza a società militari private ha permesso agli Stati Uniti di portare avanti numerose operazioni strategiche senza coinvolgere grandi contingenti di truppe. L’impiego di entità private e commerciali garantisce una flessibilità tale da consentire di portare avanti in autonomia quelle politiche che mancherebbero di un forte supporto del Congresso, nonché dipendenti dalla disponibilità o meno dell’opinione pubblica a rischiare la perdita di soldati in guerra.
INSTABILITA’ IN UCRAINA – Seguendo questa logica, l’Ucraina appare il teatro di crisi più idoneo per proiettare la propria forza militare attraverso entità private, mentre al contrario l’impiego di forze militari regolari in affiancamento alle parti in gioco su entrambi i fronti porterebbe ad una escalation delle tensioni e alla mobilitazione militare su più ampia scala.
L’instabilità generatasi è quindi funzionale a tutte le parti in gioco. Da una parte si trova la Russia, che vede nell’allargamento politico della NATO a est una minaccia sempre più prossima. Mosca non ha più terreno da cedere ed è pronta a difendere i propri interessi nazionali con la massima determinazione. Nel cuore dei propri interessi nazionali trova posto anche l’economia energetica, per il momento legata a doppio filo con le sorti di quella europea. Nel futuro prossimo, la Russia sarà ancora l’unica in grado di fornire all’Europa una fetta importante del gas di cui ha bisogno, ma nel frattempo sta cercando di diversificare il proprio portafoglio clienti, avvicinandosi sempre più alle nuove economie emergenti.
D’altra parte, gli Stati Uniti hanno assistito, durante la crisi ucraina, con o senza il loro intervento, al passaggio di potere dalle mani dell’ex Presidente Yanukovich, colpevole di aver fatto sfumare l’Accordo di Associazione tra Ucraina e Unione Europea, a quelle di un governo più “atlantista” che gode perciò dei migliori favori americani. Qualora la presenza su suolo ucraino dei contractor di una o più compagnie militari private americane dovesse essere confermata, gli Stati Uniti potranno negare di aver assunto direttamente entità militari private da impiegare come forze non regolari, ma non di essere completamente estranei ai fatti né tanto meno di aver agito per ostacolarli. Poiché tutti i contratti devono essere autorizzati dall’Office of Defense Trade Controls (ODTC) del Dipartimento di Stato e nessuna compagnia americana può operare all’estero senza licenza, il governo statunitense ha di fatto l’opportunità di intervenire, bloccando la fornitura di servizi militari qualora fosse destinata, ad esempio, ad un governo sgradito.
Martina Dominici