In 3 Sorsi – Il 30 dicembre 2020 il Senato ha approvato con 38 voti a 29 il progetto di legge per la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Dopo Cuba, Guyana e Uruguay, l’Argentina è il quarto Paese dell’America Latina a legalizzare l’aborto.
1. GLI ABORTI CLANDESTINI: UN PROBLEMA DI SALUTE PUBBLICA
Fino a poche settimane fa l’aborto in Argentina era permesso solo in caso di stupro o qualora la madre si trovasse in pericolo di vita, con conseguenze sul ricorso ad aborti effettuati in clandestinità. Secondo l’OMS non ci sono prove che dimostrino una riduzione del tasso di incidenza dell’aborto attraverso l’applicazione di leggi restrittive. Il vero impatto si riflette in termini di sicurezza: nei Paesi in cui l’aborto è completamente vietato o permesso restrittivamente, solo 1 aborto su 4 è considerato sicuro, mentre nei Paesi in cui l’aborto è legale per motivi più ampi quasi 9 aborti su 10 risultano sicuri. Un traguardo storico, dunque, quello della legalizzazione dell’aborto in Argentina, reso possibile grazie anche alla campagna di mobilitazione e sensibilizzazione portata avanti da più di 300 organizzazioni riunitesi nella Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal Seguro y Gratuito, una rete di donne nata il 28 maggio 2005 con lo scopo di scandire e recuperare “parte della storia delle lotte sviluppate nel Paese per perseguire il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – “L’aborto è un diritto. A partire da oggi, è legge!”, un manifesto delle attiviste in Plaza de Mayo alla notizia dell’approvazione del Senato, il 30 dicembre 2020
2. UN PROVVEDIMENTO (DELLE DONNE) PER LE DONNE
“È un grande giorno per la lotta delle donne in Argentina. Da oggi vivremo in un Paese più egualitario che riconosce l’autonomia e la dignità delle donne”, afferma Vilma Ibarra, autrice e promotrice dell’iniziativa per l’interruzione di gravidanza. Il suo ruolo centrale nella stesura della legge e nel portare avanti i negoziati con deputati e senatori (di maggioranza e opposizione) ha contribuito ad approvare, il 30 dicembre 2020, il progetto a favore dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVE). Un provvedimento che dispone che le donne possano accedere all’IVE fino alla 14ma settimana di gestazione, senza alcun limite nei casi già previsti dalla legge (violenza e rischio per la vita), imponendo ai servizi sanitari di eseguire la pratica entro dieci giorni dalla richiesta. Inoltre permette l’obiezione di coscienza individuale del professionista sanitario, a condizione che alla paziente sia garantito il trattamento da un altro medico “in modo tempestivo e opportuno”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – I fedeli assistono a una messa indetta dalla Chiesa cattolica argentina per respingere un disegno di legge proposto dal Presidente Alberto Fernandez per depenalizzare l’aborto alla Basilica di Lujan il 08 marzo 2020 a Lujan, Buenos Aires, Argentina
3. LE DONNE ARGENTINE HANNO (RI)FATTO LA STORIA?
Alla notizia del risultato la marea verde sventola i pañuelos verdes, diventati simbolo dei diritti delle donne, della resistenza e dell’equità, in omaggio alle madres de Plaza de Mayo. “L’adozione di una legge che legalizza l’aborto in un Paese cattolico grande come l’Argentina darà senza dubbio impulso alla lotta per garantire i diritti delle donne in America Latina”, ha detto Juan Pappier, un ricercatore della ONG per i diritti umani Human Rights Watch. In un articolo Pia Riggirozzi (University of Southampton) e Jean Grugel (University of York) esortano a considerare questo risultato come l’inizio di una nuova fase nella lotta per i diritti riproduttivi in Argentina, e in generale in America Latina. Sussiste ancora da colmare quel “divario di prestazioni” tra i diritti legali e l’attuazione dei diritti in relazione alla salute riproduttiva tale da poter garantire il diritto alla salute riproduttiva, al benessere e alla dignità per tutte le donne e le ragazze.
Ester Del Nonno
“Pañuelazo en Ciudad de México por el aborto legal en Argentina” by Protoplasma K is licensed under CC BY-SA